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Manifestazione nazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente

"Non ci sarà pace nel mondo finché non regnerà in quelle terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta intero." Carlo Maria Martini

di Arci Nuova Associazione Orvieto


"Non ci sarà pace nel mondo finché non regnerà in quelle terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta intero."
Carlo Maria Martini


Per alcune popolazioni non è mai finita. Per altre è solo questione di tempo e poi la guerra tornerà a straziare la vita e le città del Medio Oriente. Tutti sanno che non sarà solo l'ennesima strage di innocenti. Sarà un ulteriore passo sulla strada senza ritorno di una guerra che, nella sua ipotesi più estrema, può diventare atomica. E' terribile ma di questo passo non impossibile.


Il pericolo è grande. Se non si interviene subito una nuova e ancora più grande catastrofe rischia di travolgerci tutti. La risoluzione dell'Onu 1701 ha messo fine ai combattimenti in Libano e in Galilea. E' stato fatto un primo passo che ora però va fortemente sostenuto con gli strumenti della politica, con la forza della cultura e con l'impegno di tutti. Il tempo della tregua deve diventare il tempo della pace.


Per questo noi, consapevoli dei rischi e delle responsabilità che ci dobbiamo assumere, invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi, le organizzazioni della società civile, i movimenti e gli Enti Locali a partecipare alla manifestazione nazionale per la pace in Medio Oriente che si terrà sabato 18 novembre a Milano.


Chiediamo ai responsabili della politica italiana, europea e internazionale di lavorare con coraggio e tenacia per scongiurare una ripresa della guerra e imboccare davvero la via della pace in Medio Oriente.


Non siamo ingenui da ignorare il peso dei signori della guerra e del terrorismo. Facciamo appello a tutti coloro che, nei governi e nella società, di fronte al fallimento dell'unilateralismo e della guerra permanente causa di tante tragedie, hanno imparato la lezione.

Questo è il tempo in cui i "realisti" debbono lavorare perché la fine della guerra in Libano segni davvero l'inizio di una nuova fase politica caratterizzata dall'abbandono di tutti i piani e proclami di guerra, dalla rinuncia alla guerra e al terrorismo come strumento della politica, dallo sforzo comune di affrontare pazientemente tutti i problemi irrisolti con mezzi pacifici, dal rilancio e dalla democratizzazione dell'Onu, del diritto e della legalità internazionale.

Ci rivolgiamo innanzitutto al Governo e al Parlamento italiano perché sviluppino una fortissima iniziativa politica a partire dall'Unione Europea e dall'Onu. In particolare chiediamo di:


1. affrontare subito la questione israelo-palestinese, cuore di tutti i conflitti del Medio Oriente, promuovendo - anche tramite l'invio di una forza di interposizione dell'Onu nella Striscia di Gaza - l'immediato cessate il fuoco, la fine delle incursioni militari, dei bombardamenti, delle uccisioni, del lancio dei missili Qassam e di ogni azione terroristica, la fine del blocco di Gaza e dell'isolamento delle città palestinesi, l'abbattimento del muro, una grande azione umanitaria per portare soccorso alle popolazioni, il rilascio dei prigionieri politici, a cominciare da quelli che sono stati presi come ostaggi e dagli esponenti del governo e del parlamento palestinese, la ripresa del dialogo, della cooperazione, anche ripristinando l'erogazione dei fondi, e del processo di pace con l'ANP per attuare, in tempi certi, le risoluzioni dell'Onu che prevedono la fine dell'occupazione militare e la nascita di uno Stato Palestinese indipendente e democratico che viva in pace accanto a quello di Israele;


2. promuovere il dialogo e il negoziato politico con tutti i paesi della regione (anche tramite una conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente) per affrontare in modo coerente e globale i problemi irrisolti nella regione sulla base del diritto internazionale, favorire il riconoscimento reciproco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura. La pace è l'unica sicurezza per Israele, la Palestina e per tutti. L'Onu, inoltre, con il deciso sostegno dell'Unione Europea, si deve assumere la responsabilità di garantire la sicurezza di Israele e della Palestina anche trasferendo la sua sede principale a Gerusalemme, città aperta, capitale di due stati e del mondo intero;


3. lottare con determinazione contro tutti i terrorismi con gli strumenti della legalità e della giustizia penale internazionale, con intelligenza ed efficienza nel rispetto dei diritti umani e dei valori democratici;


4. promuovere, come stabilito dalla legge italiana, il blocco del commercio delle armi e degli accordi di cooperazione militare verso tutti i paesi in conflitto (Israele, Libano,); promuovere il disarmo generalizzato e in particolare sollecitare la convocazione di una Conferenza internazione per eliminare tutte le armi nucleari, chimiche e batteriologiche dal Medio Oriente.


Chiediamo inoltre che, data la natura complessa e l'alto rilievo del nuovo intervento dell'Onu in Libano, l'Italia promuova la costruzione di quella "componente civile" che è necessaria per curare la "dimensione diritti umani" e promuovere la "sicurezza umana" in stretto rapporto con le autorità locali e la società civile libanese.


L'Italia, che si appresta ad entrare a far parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, deve dichiarare in modo chiaro e forte il proprio impegno per salvare, riformare, rafforzare e democratizzare l'Onu dando voce all'intera Unione Europea, riaffermare il ruolo centrale delle Nazioni Unite nella promozione della pace, della sicurezza e della cooperazione internazionale, rilanciare i suoi valori e ideali, farla funzionare, dargli le risorse e gli strumenti necessari per adempiere al proprio mandato, tutelare la sua autonomia, la sua indipendenza e la coerenza con i suoi fini.


Al parlamento e al governo italiani chiediamo inoltre di aumentare i fondi per la cooperazione internazionale contro la miseria e la guerra (rispettando gli impegni assunti per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio) e di ridurre le spese per gli armamenti, di fare un forte investimento sulla "cooperazione comunitaria" e di promuovere la cura della qualità e della coerenza degli interventi.


La costruzione della pace in Medio Oriente è tanto difficile quanto indispensabile. Per questo, nei limiti delle possibilità di ciascuno, ci dobbiamo sentire tutti impegnati a collaborare al successo di questa grande sfida politica, umana e culturale.

C'è da contribuire ad affrontare la grave emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania; c'è da portare solidarietà laddove c'è la sofferenza e la disperazione; c'è da sostenere tutte le forze sociali democratiche che operano per la pace, i diritti umani e la democrazia in Israele, nei territori palestinesi, in Libano e in tutti gli altri paesi della regione; c'è da sostenere senza interferenze la ricostruzione sociale, politica ed economica del Libano e favorire il dialogo nazionale tra tutte le sue componenti; c'è da promuovere la diplomazia dal basso, l'incontro, il dialogo e la comprensione tra i popoli laddove c'è divisione e scontro; c'è da promuovere il dialogo interculturale, interreligioso e politico laddove si cerca di alimentare lo scontro dell'inciviltà; c'è da affermare i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, contro ogni forma di intolleranza e di razzismo; c'è da promuovere una politica e una cultura della pace e dei diritti umani che parta dalle nostre città, dalle nostre istituzioni e dal nostro paese; c'è da diffondere la nonviolenza laddove sembra regnare solo la violenza.


A ognuno di fare qualcosa. Il tempo di fare pace è adesso.


"Questo è il tempo in cui bisogna pensare nuovo, bisogna pensare in grande, senza pregiudizi, senza vecchi modi di reagire, senza tutta quella zavorra di sciocchezze che oggi assordano i giovani e li rendono sempre più delusi e senza speranza."
Tiziano Terzani

 




Pubblicato il: 18/11/2006

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