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L'intervento di don Luigi Ciotti

Approfondimento

Nel ricevere il Premio internazionale per i diritti umani, don Luigi Ciotti ha voluto ringraziare con stima e riconoscenza, anche a nome del "Gruppo ABELE", la Città di Orvieto, sottolineando «L'imbarazzo per un riconoscimento che premia - ha affermato - chi si impegna per un qualcosa che dovrebbe far parte della normalità. Cioè, agire per l'affermazione dei diritti umani è un impegno di tutti ed è per questo che non ci si deve limitare alla parole, ma ad esse debbono legarsi azioni concrete perché la libertà vera è misurabile sul terreno dei diritti e della giustizia sociale».

Prima della consegna formale del premio, il giornalista Claudio Sabelli Fioretti, Direttore del settimanale "Sette" del "Corriere della Sera", ha intervistato Don Ciotti su due dei principi fondamentali del suo impegno civile: quello contro le mafie e la cultura della tolleranza.
Richiamando i giudici Falcone e Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa ed altre vittime della mafia, Don Luigi Ciotti ha fatto un distinguo tra il concetto di mafia organizzata e le mafie che si presentano sotto forme altrettanto minacciose ma mascherate dalle "facce pulite" che stanno ovunque. «Non si può certo generalizzare - ha detto - ma bisogna saper cogliere il positivo che c'è nella famiglia, nella scuola, nel gruppo nelle persone, nel Paese. In questo senso, per affermare la libertà e i diritti occorre assumere posizioni ingombrati, talvolta scomode. Per questo esorto i giovani a non farsi amici dell'illegalità e della corruzione, né di quella cultura che appare su taluna pubblicità e largamente nei mezzi di informazione, che ruba il loro futuro attraverso messaggi come il potere, il possesso, la forza, il denaro. Non vi fate rubare il futuro: l'usura, il pizzo, la droga, l'alcolismo vi rubano il futuro, basti pensare che dal '73 ad oggi oltre 19.000 sono stati i morti per droga e cos'è questa se non una strage di mafia?».
Sempre rivolto agli studenti delle scuole superiori ha detto: «Con le vostre ricerche avete dimostrato di avere in testa idee e valori, di capire l'importanza della pace e della giustizia ma c'è una fetta di mondo giovanile che è a rischio, che ha la periferia in testa. Chi se ne occupa? Le mafie devono fare i conti con la società libera che si organizza e dove cresce il grado di consapevolezza della gente, diventando azione concreta, mutamento di condizioni sociali per tutti, diritto di cittadinanza per tutti. Non servono leggi frettolose, leggi deboli con i forti e forti con i deboli per affrontare tematiche sociali complesse come l'immigrazione. La legge Bossi-Fini sull'immigrazione (non è ancora operativa in assenza dei regolamenti attuativi rispetto alla precedente legge Turco-Napolitano), dà solo la certezza di un diritto che non c'è, e quindi è inquietante l'ispirazione che sta dietro di essa. Il tema dell'intolleranza sta dietro anche ad altre importanti questioni come la droga, la giustizia minorile, l'informazione. Viceversa la società civile, le istituzioni, l'università, il mondo della formazione, i gemellaggi di solidarietà e cooperazione internazionale che aiutano a crescere, sono i luoghi della costruzione dell'accoglienza e della cultura della tolleranza ed è a questi ambiti che voi giovani dovete guardare per non farvi rubare il futuro».





Pubblicato il: 01/05/2003

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