Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Stop alla precarietà. Tutti a Roma il 4 novembre

Le opere premiate del concorso "Obiettivi sul lavoro" saranno proiettate anche ad Orvieto, martedì 31 ottobre, alle ore 17,30, presso il Centro sociale di Orvieto Scalo

Pubblichiamo l'invito lanciato da Arci Nuova associazione Orvieto e da Nidil CGIL Orvieto-Terni per essere a Roma il 4 novembre, in piazza a Roma, Piazza della Repubblica, alle 14,30, per di "Stop Precarietà Ora".

Dal 24 al 31 ottobre sarà inoltre la "settimana del lavoro precario" e in oltre 200 città italiane saranno proiettati i cortometraggi vincitori del concorso nazionale "Obiettivi sul lavoro".
Si parlerà di questo con esperti di politiche del lavoro e rappresentanti sindacali e saranno proiettate le opere premiate del concorso anche ad Orvieto, martedì 31 ottobre, alle ore 17,30, presso il Centro Sociale di Orvieto Scalo.

"La precarietà del lavoro- si legge nel comunicato- sta diventando per milioni di cittadini precarietà di vita, condizione permanente di anonimato sociale, una vera emergenza civile e al tempo stesso una grande questione culturale, che investe i diritti fondamentali e la dignità delle persone, e perciò la stessa qualità della convivenza democratica.

Se la precarietà diventa il paradigma delle relazioni lavorative e sociali, si mette irrimediabilmente in discussione il principio costituzionale della centralità del lavoro come perno del patto di cittadinanza e si svuota il lavoro della sua dimensione sociale e collettiva.

Questo sta avvenendo nelle forme tradizionali del lavoro subordinato, con la messa in discussione della contrattazione collettiva nazionale, e ancor più nella versione destrutturata dalla legge 30 che ha partorito oltre quaranta tipologie di contratto a progetto o parasubordinato.

C'è bisogno di una lettura attenta di questo fenomeno, che sappia cogliere dinamiche progressive dentro un ripensamento complessivo dei rapporti, ma anche dei contenuti del lavoro.

Proprio perché la precarietà attacca al cuore gli istituti dello stato sociale, la risposta deve essere all'altezza della sfida. Si tratta di mettere in campo un'idea in grado di ricomporre le disuguaglianze, di rivedere il concetto stesso di sviluppo, ripensando i contenuti di un benessere diffuso basato non solo sui beni materiali ma anche sulla qualità delle relazioni sociali.

La lotta alla precarietà deve insomma assumere i caratteri di una vera campagna di lungo periodo e di grande respiro culturale, che sappia tenere insieme la concretezza delle vertenze locali e delle lotte sindacali con un radicale ripensamento degli istituti del welfare, oggi solo parzialmente in grado di soddisfare priorità e bisogni dei nuovi attori delle comunità locali.

L'obiettivo è quello di dar vita a un nuovo spazio pubblico di riflessione e iniziativa attorno al tema del lavoro, aperto al confronto tra soggetti diversi, ognuno col proprio bagaglio di esperienze e le proprie chiavi di lettura di una realtà complessa. Insieme per rovesciare il paradigma liberista della precarietà, per ridare centralità alle persone, alle differenze di genere, generazionali e culturali oggi sacrificate in nome della competitività e del mercato.

Chi come noi opera nel terzo settore è consapevole della necessità di un surplus di riflessione per quel che riguarda quest'ambito di impegno. È urgente una elaborazione specifica, che tenga conto delle peculiarità di un mondo dove convivono - e spesso si sovrappongono - volontariato, lavoro a progetto, militanza politica, lavoro a tempo indeterminato.

È proprio la nostra esperienza a convincerci che la giusta esigenza di superare la precarietà e di contribuire all'innovazione del welfare non può ricondurre il rapporto di lavoro dentro un unico modello standardizzato e cristallizzato nelle forme del secolo scorso.

È cominciato un dibattito - per ora ristretto agli addetti ai lavori - su una nuova idea di lavoro che, tenendo conto delle modificazioni intervenute negli ultimi due decenni nel mercato del lavoro, si ponga l'obiettivo di una sua riunificazione. È un percorso di ricerca che va allargato e approfondito, ma sul quale vale la pena cimentarsi.
Per questi motivi, la preparazione della manifestazione nazionale del 4 novembre contro la precarietà, che avrà luogo a Roma con partenza in piazza della Repubblica alle 14,30, vede moltiplicarsi nel Paese numerosi appuntamenti di discussione pubblica  e momenti di confronto su concrete ipotesi di modifica della legislazione sul lavoro.

Un'occasione è data anche dalle centinaia di iniziative in tutta Italia su queste tematiche che prendono lo spunto dalla proiezione dei cortometraggi e documentari premiati nell'ambito del concorso cinematografico nazionale "Obiettivi sul lavoro - racconti sulla precarietà", indetto da Arci Ucca e Nidil CGIL che si è appena concluso il 6 ottobre scorso con la premiazione delle opere vincitrici".
Per approfondimenti www.arciorvieto.it.


Obiettivi sul lavoro, i premi e le iniziative locali
 
Tre premi, due riconoscimento a giovani registi e una menzione speciale. Si è conclusa così l'edizione 2006 di Obiettivi sul lavoro - racconti della precarietà, il concorso cinematografico organizzato da NIdiL Cgil, Arci e Ucca.
A Roma, venerdì 6 ottobre presso la Casa del cinema, la giuria presiduta dal regista Riccardo Milani ha assegnato i premi dopo aver selezionato 12 opere delle 110 che hanno partecipato al concorso.
Il premio per il miglior cortometraggio di finzione è stato assegnato a Elisabetta Pandemiglio e Cesar Meneghetti autori del film "Contromano", la storia di un "motoboy" di San Paolo che ogni giorno rischia la vita nel traffico della città brasiliana per fare il suo lavoro tra l'indifferenza e il cinismo di chi non ha nulla da perdere. Per la giuria il corto della coppia Pandemiglio-Meneghetti mostra quanto sia labile il confine tra precarità del lavoro e precarietà di vita.
Nella sezione videoinchieste ha vinto "Cristalli flessibili" di Emanuela Pellarin. In 45 minuti di interviste, la reporter riesce a cogliere le ansie e le aspirazioni di tanti giovani costretti a vivere una drammatica condizione di precarietà, spacciata per flessibilità.
"La fabbrica dei polli" di Cristian Manno si è aggiudicato invece il premio come miglior documentario per la sua originalità. La camera di Manno si intrufola in un call center dove lavoratrici e lavoratori si sentono sempre meno umani, quasi dei polli.
La giuria ha poi deciso di assegnare a due giovani un premio intitolato a Mario Moderni. Ad "I am calabrese" di Antonio Malfitano la giuria ha riconosciuto la capacità di sdrammatizzare la condizione di tanti lavoratori calabresi tra lavoro nero, precarietà e sogni di un avvenire migliore. Lo stesso riconoscimento è andato anche a Sara Ristori che con "Investimento garantito" racconta un'esperienza vissuta in prima persona.
Infine la giuria ha voluto assegnare una menzione speciale al documentario "Era tutto Michelin" sulla storica fabbrica di Trento. I due autori, Vincenzo Mancuso e Francesco Tabarelli, hanno saputo cogliere il filo che unisce la storia passata delle lotte di tante operaie e operai ed il presente in cui la frantumazione del lavoro diventa sempre più strumento di esclusione sociale.
Con la premiazione si è chiusa l'edizione 2006 del concorso. Ma non per questo si interrompono le iniziative legate ad Obiettivi sul lavoro. Infatti a partire dal 24 ottobre, durante la settimana di mobilitazione contro la precarietà, NIdiL organizzerà la proiezione delle opere vincitrici in più di 200 città italiane. Un'occasione per vedere i film e i documentari di Obiettivi sul lavoro e per discutere di come arginare la precarietà in Italia.

Pubblicato il: 31/10/2006

Torna alle notizie...