Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Rifinanziamento della legge sulla Rupe. Partenza maldestra

Manca a sostegno della richiesta un "progetto" coerente con la logica "manutentiva", che comunichi la essenzialità dell'intervento dello Stato

foto di copertina

di Dante Freddi

La tensione con cui il sindaco Stefano Mocio persegue l'idea del rifinanziamento della legge sulla Rupe di Orvieto ed il Colle di Todi è apprezzabile e segue una logica stringente, che ancora non è stata còlta appieno in tutti gli ambienti politico-amministrativi e dall'opinione pubblica.
I trecento miliardi di vecchie lire che sono stati riversati sulla città in quasi trent'anni hanno prodotto straordinarie opere pubbliche e stimolato quelle private. Orvieto si presenta oggi in una condizione splendida, al di là dei danni prodotti dalla visione urbanistica degli anni Sessanta. Ma queste condizioni vanno mantenute e non potranno certo essere le consuete risorse trasferite dalla Stato con finanziarie sempre più striminzite a garantire la stabilità della Rupe e di quanto sta sopra. Di conseguenza è necessaria una legge "speciale" per tenere sotto controllo l'insieme Rupe e non dovere intervenire soltanto in caso di dissesto.

Non mi sembra però che l'opera di sollecitazione nei confronti Governo sia partita con il piede giusto. L'onorevole Bocci ha lanciato la palla in modo maldestro, senza una preparazione adeguata, e la risposta è stata subito negativa da parte dei suoi colleghi parlamentari di destra. Le altre forze politiche della città non sono state coinvolte e neppure quelle di maggioranza sembrano convinte che sia un'operazione da condurre fino in fondo, vitale ed imprescindibile. A questa certa goffaggine istituzionale si aggiunge un momento politico nazionale di forte rissosità, che certo non facilita.
I tempi della prima legge sulla Rupe erano quelli del compromesso storico e c'era voglia di allentare la corda della lotta politica e di trovare forme di collaborazione dopo anni di scontro duro. Ma non ci sarebbe Orvieto che conosciamo senza un passaggio chiave: il progetto "Orvieto i luoghi della cultura" e poi il "Progetto Orvieto".

Il processo di spinta nei confronti dello Stato  si nutrì di contenuti, quelli che giustificarono l'intervento sui monumenti, oltre ed al di là del consolidamento della Rupe ed il rifacimento della rete fognaria.

Quello che manca oggi è proprio un "progetto" coerente con la logica "manutentiva" della richiesta di rifinanziamento, accompagnato da numeri e idee precise, che comunichi il messaggio che tra trenta quarant'anni la città potrebbe ritrovarsi daccapo, con la rupe che crolla e i monumenti fatiscenti.
Se invece ci si presentasse a chiedere risorse per la caserma Piave o la "ridensificazione del centro storico" o il parcheggio di via Roma si introdurrebbero nel ragionamento richieste con motivazioni deboli, quelle che ogni città potrebbe esprimere per battere cassa al governo. In più si chiederebbe alla minoranza di sostenere la politica amministrativa della maggioranza.

Quindi sembra utile un passo indietro e una proposta articolata e credibile. Chi non dovesse starci si troverebbe davvero "fuori".

 

Pubblicato il: 25/10/2006

Torna alle notizie...