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Una mattinata di profondi stimoli e riflessioni

di Elio Taffi

 

Una mattinata di profondi stimoli e riflessioni, quella offerta dal seminario sull'attualissimo (purtroppo anche per la realtà orvietana) tema riguardante la "droga", organizzato dall'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sezione dell'Umbria, e realizzato con il decisivo contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. L'inizio dell'evento, intorno alle ore dieci, è coinciso con il saluto del Cav. Raffaele Palmieri, Preside della sezione umbra dei Cavalieri del Santo Sepolcro, e del vicesindaco di Orvieto Carlo Carpinelli. Il moderatore Guido Barlozzetti è stato indovinato coordinatore dei vari interventi, che ha saputo presentare con la consueta e misurata capacità oratoria che gli si riconosce, non mancando di sottolineare con arguto acume i momenti salienti. Molte e varie le personalità impegnate a relazionare su "Droga, la Famiglia oltre la Legge", condividendo con il pubblico convenuto prospettive di analisi consone alle proprie pertinenze. Sua Eccellenza Padre Giovanni Scanavino, Vescovo della Diocesi Orvieto-Todi, ha aperto i lavori parlando della assoluta necessità di supportare la "struttura-famiglia" con i mezzi e gli ausili di cui la società civile e religiosa dispone oggi, ed ha affermato con forza il bisogno che ciascuno sia impegnato, nel proprio settore, ad amare il prossimo con gesti concreti. Di seguito, il Presidente del Tribunale di Orvieto, dott. Silverio Tafuro, ha dato vita ad un agile e scorrevole excursus analizzando l'attuale legislazione in materia di droga e sostanze stupefacenti, anche alla luce dei cambiamenti recenti a diversi articoli normativi della prassi giudiziaria. Interessante scoprire, poi, l'ausilio che le strutture pubbliche offrono alle famiglie interessate dal problema, su cui ha relazionato il dott. Massimo Marchino, responsabile del S.E.R.T. di Orvieto; il capitano Andrea Lachi, Comandante della Compagnia Carabinieri di Orvieto, ha invece ragguagliato i presenti sulle tipologie di intervento delle forze dell'ordine ed anche sui continui successi nell'intercettazione delle partite di droga che giungono ad Orvieto o che da Orvieto transitano per altre direzioni, essendo il nostro territorio un crocevia strategico nel traffico degli stupefacenti; ma ha anche parlato della meritoria azione formativa che vede impegnati i suoi uomini negli incontri con i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, momenti di comunicazione di insostituibile impatto, soprattutto sui giovanissimi. Il momento di maggiore efficacia è stato l'intervento, a conclusione del seminario, di Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, da anni in prima linea nella battaglia contro la "morte in polvere"; i suoi continui richiami, proclami, incitamenti e abbracci affettuosi verso i tanti giovani seduti nella Sala dei Quattrocento hanno scatenato, da parte dei tanti studenti (del liceo classico e artistico "Gualterio", del liceo scientifico "Majorana" e dell'istituto tecnico-professionale di Orvieto), applausi fragorosi ed un clima festoso da stadio; Don Pierino ha dimostrato di essere un oratore di altissimo livello e di saper colpire diritto al cuore degli uomini, dote rarissima che il buon Dio riserva a pochi eletti e che Don Pierino ha usato, per tutto l'arco della sua vita, per aiutare e sostenere i più bisognosi tra i fratelli del mondo; rispondendo ad alcune sollecitazioni da parte dei presenti, ha più volte ricordato quanto le parole, le chiacchiere ed i pensieri siano spesso inutili e quanto siano più necessari azioni ed interventi: "il fare e non il dire", per sintetizzare all'osso il suo motto. Ed al termine, il giudice Tafuro, con l'approvazione bonaria di Don Gelmini, ha invitato tutti i giovani e giovanissimi di Orvieto a conoscere di persona la Comunità Incontro di Amelia, un'esperienza formativa più concreta di mille tomi da studiare. Intorno alle ore 13, nella piazza antistante il Palazzo dei Congressi è seguita una dimostrazione piacevolissima della squadra agonistica del Nucleo Cinofili dell'Arma dei Carabinieri, nella quale si sono esibiti istruttori e splendidi cani perfettamente addestrati alle attività di prevenzione e controllo.

 

 

Qualche breve annotazione con l'aiuto di gentili intervenuti al convegno

Seduto in mezzo ad un gruppo di studenti di liceo classico, alla mia domanda "Ma una mattinata come questa, può essere utile per voi?", un ragazzo mi risponde "Certo che sì, è sempre utilissimo ricevere informazioni e nozioni da parte di chi è più esperto, non bisogna mai dare per scontato che tutti sappiano già tutto"; mentre una sua amica dice "Ma, tutto dipende da ciascuno di noi; fondamentalmente, questo argomento dovrebbe interessarci tutti ma credo che la formula di un lungo convegno di quattro ore possa essere un po' pesante; forse, altri mezzi di comunicazione e, soprattutto, maggiore concisione possono essere più facilmente recepiti". All'interno di un altro gruppo di liceali, forse provenienti dallo scientifico (ma non ne sono così sicuro!), alla domanda se abbiano avuto sentore che nel loro gruppo di amici giri qualche cosa di non particolarmente lecito, mi rispondono (dopo qualche iniziale titubanza, peraltro comprensibilissima) di sì, che qualcosa sanno o hanno visto pure, ma che nessuno è condizionato a provare nulla, a meno che non lo voglia precisamente; e ad una ulteriore curiosità, e cioè se qualcuno che non "vuole" provare viene poi emarginato da un certo gruppo, o da una certa comitiva, talaltri rispondono di no, le scelte fra ragazzi sono rispettate. Un insegnante, presente in sala, mi confida un pensiero provocatorio, e cioè quello di proporre un convegno del genere di pomeriggio, per vedere se ci sarebbe eguale partecipazione di giovani; in realtà, in maniera un po' disincantata, ci parla di come la prospettiva di andare ad un seminario e saltare così le cinque ore di lezioni scolastiche sia troppo allettante per gli studenti, molto più del tema trattato e discusso dagli esperti. Un ragazzino, incuriosito, vuole dirci, con grande energia, che la famiglia è la barriera fondamentale contro i pericoli della droga; e che una educazione attenta ed equilibrata, ed anche giustamente severa, può essere determinante nella propria integrità personale. Catia Bartolini, psicologa, attiva presso la cooperativa "Quadrifoglio" e presso l'istituto penitenziario di Orvieto, afferma: "Come dottoressa, la mia esperienza con i detenuti tossicodipendenti del carcere mi porta a confrontare con realtà spesso drammatiche; in molte occasioni, noto, fra quegli adulti, la provenienza da un ambiente socio-culturale povero, disagiato o addirittura emarginato. Per i giovanissimi e per i ragazzi di oggi, invece, l'origine sociale non ha alcun influsso determinante; la droga è un potenziale pericolo per tutti, figli di persone agiate o di operai, in grado di allettare, falsamente, gli elementi più profondi della psiche umana, quasi una sorta di auto-terapia Obbligo degli adulti e della società è mettere in atto la prevenzione più efficace, creando intorno ai nostri figli ambienti di vita sani e positivi nei quali possano relazionarsi in maniera libera ed autentica con il prossimo, così da prevenire i malesseri, i vuoti e le tensioni che spesso sono la causa del disagio adolescenziale". Incontriamo anche Don Italo Mattia, pastore della Parrocchia Santa Maria della Stella. "Da sempre sostengo che Don Pierino Gelmini rappresenta la frontiera della Chiesa nella battaglia contro la droga; se c'è bisogno di uomini coraggiosi come lui, vuol dire che l'uomo è caduto in grave pericolo; la parrocchia, le strutture religiose e la famiglia devono prevenire quello stato di pericolo, devono invece rappresentare la sana normalità per i ragazzi e per la comunità intera, e devono essere in grado di crescere giovani sani e forti nei principi di fronte alle difficoltà della vita, in modo che nessuno di loro possa, un domani, avere bisogno dei nostri Don Pierini". Domandiamo a Don Italo, dall'alto della sua esperienza concreta a fianco di generazioni di donne e di uomini, di tutte le età, cosa si può fare, ancora di più, per combattere il disagio giovanile: "le famiglie sono sempre al loro posto, da noi ancora regge un tessuto sociale sostanzialmente sano e robusto, in grado di affidare ai figli i valori cristiani della vita; le famiglie vanno tutelate e protette, perché è al loro interno che cresceranno gli uomini del futuro; la nostra Chiesa di Orvieto, in particolare, sta per attivare, a breve, una grande opportunità: l'oratorio, che finalmente sarà inaugurato a giorni; speriamo, in esso, di offrire uno spazio di normalità, di comunione, di accoglienza e di vita a quanti vorranno avvicinarcisi".

Pubblicato il: 21/10/2006

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