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Caso Achilli. E' stato omicidio, rinviati a giudizio i due ragazzi orvietani 22enni

I ragazzi dovranno rispondere dell'accusa di omicidio volontario del giovane Roberto Achilli nel procedimento per rito ordinario che si aprirà il prossimo 14 marzo

foto di copertina

di Stefaia Tomba

ORVIETO - I giudici hanno deciso: è stato omicidio, rinviati a giudizio i due ragazzi orvietani 22enni - 16enni all'epoca dei fatti - indagati per la tragica scomparsa di Roberto Achilli, trovato senza vita ai piedi della Rupe il 14 novembre del 2000.  Lo ha stabilito ieri mattina il collegio penale del tribunale dei minori di Perugia, presieduto dalla dottoressa Giovanna Totero, accogliendo le richieste del nuovo pm, titolare dell'inchiesta, Manuela Comodi.  

I ragazzi (gli stessi che trovarono il corpo all'epoca dei fatti) dovranno rispondere dell'accusa di omicidio volontario nel procedimento per rito ordinario che si aprirà il prossimo 14 marzo. "Innocenti e completamente estranei ai fatti".  Così i giovani alla sbarra continuano a dichiararsi attraverso l'avvocato Pietro Giovannini che li difende in maniera congiunta con l'avvocato Orietta Bruno, entrambi del foro di Perugia. "I nostri assistiti - afferma il legale Giovannini che ieri in aula ha sollevato eccezione (rigettata dal collegio) per la "vaghezza dell'addebiti mossi" - per la pochezza degli elementi a carico, non sono i soggetti idonei a sostenere le accuse in giudizio e a far luce sulla vicenda".  Le contraddizioni che emergono nell'inchiesta sulla morte del giovane Achilli, scomparso all'età di 21 anni per un tragico volo dalla Rupe dopo 4 giorni che era scomparso da casa, non avrebbero insomma, secondo la difesa, un filo diretto con i due ragazzi oggi sott'accusa. 

Dell'esito dell'udienza di ieri, invece, si dice soddisfatto il legale della famiglia Achilli, l'avvocato romano, Enrico Valentini. "L'udienza di stamani (ieri per chi legge, ndr) - ha detto il legale - ha stabilito una cosa molto importante per la famiglia, ovvero che si tratta di omicidio. Le responsabilità, poi, sarà compito della magistratura appurarle". "Capisco - ha voluto aggiungere Valentini - il disagio che vivono i due ragazzi e le loro rispettive famiglie. Avranno comunque adesso tutta la possibilità di dimostrare ampiamente la tesi a loro discolpa. Per noi, d'altro canto, da un altro punto di vista, si tratta di una vittoria importante: da oggi non si parla più di suicidio come era stato frettolosamente archiviato ma di omicidio. Per il resto la giustizia farà il suo corso. E' giusto che la verità venga a galla completamente senza escludere nessuna ipotesi neanche quella che ci possano essere altre persone coinvolte".  

La soluzione del mistero che avvolge la tragica scomparsa di Roberto infatti andrebbe ricercata, secondo quello che invoca da tempo la famiglia, in quei quattro giorni di assenza del giovane da casa, quattro giorni dei quali nessuno ha mai saputo dire nulla. Né i ragazzi attualmente coinvolti né altri testimoni. Eppure il cadavere che venne ritrovato allora non era il corpo di un ragazzino che era stato all'addiaccio per quattro giorni. Su questi e molti altri punti si cercherà ora la verità, in aula. Quanto ai ragazzi, secondo quanto affermano, per loro quello del 14 novembre del 2000 era solo un pomeriggio come tanti, in cui però sparaando petardi dal muro della Confaloniera fecero una terribile scoperta.

 

Pubblicato il: 20/10/2006

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