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Mocio. Chi rema contro si dimetta

Il sindaco risponde alla lettera aperta di Cimicchi. Fa il punto sullo stato dell'arte in città e non accetta altri "centri direzionali"

foto di copertina

di Stefano Mocio, sindaco di Orvieto

Siamo tutti impegnati a rendere più accogliente la nostra città agli eventi che ospita. Per essere "all'altezza del  nome" ormai consolidato, si deve, infatti, poter rispondere continuamente con servizi più efficienti ed efficaci. Ed allora, tra una telefonata e l'altra si torna a riflettere sulle nostre carenze strutturali  (una su tutte: l'insufficienza di camere qualificate nel centro storico) che se non superate con slancio metteranno a rischio la nostra credibilità . Cronaca di ordinario lavoro di molte persone.

Sì, proprio di ordinario lavoro, perché Orvieto, sempre più, è il crocevia di decisioni fondamentali per la politica (con la p maiuscola) dei prossimi anni.

Soltanto nell'ultimo mese abbiamo ospitato, tra l'altro, le giornate di studio nazionali delle Acli che anche quest'anno alla ripresa dell'attività politica, per lo spessore dei relatori e per i temi estremamente qualificati, sono riuscite a suscitarci spunti fondamentali per la nostra riflessione, individuale e collettiva.

Siamo poi passati al Convegno nazionale di Emergency; centinaia e centinaia di persone che hanno "invaso" pacificamente la nostra città, proponendoci temi che non possono non destare le coscienze di tutti noi.

Qualche giorno fa la riunione del gruppo interparlamentare per la costituzione dell'agenzia nazionale sulla sicurezza stradale, accreditando Orvieto come possibile sede permanente.

Per arrivare a ieri, che accanto alla normale amministrazione (che va sempre garantita), nell'ambito di "Orvieto con Gusto" abbiamo gestito una tavola rotonda con il segretario nazionale di Slow Food, abbiamo discusso con la delegazione capofila della rete danese delle Città slow, abbiamo concorso a confezionare uno speciale di una grande televisione canadese che sta girando un documentario di diversi minuti sulla nostra città ed un servizio della Rai nazionale all'interno di un'importante trasmissione televisiva sull'agricoltura. Tutto questo avveniva mentre erano in corso gli ultimi frenetici preparativi per accogliere oggi e domani il seminario del partito democratico, che vede la presenza di gran parte del governo e dei parlamentari dell'Ulivo. Non credo sia necessario sottolineare la copertura mediatica che da giorni garantisce ad Orvieto la presenza sulle pagine nazionali dei più importanti quotidiani.

Questa è cronaca di ordinaria quotidianità per una città perfettamente collocata nel palcoscenico nazionale ed internazionale!

Tutto questo, però, non sarebbe sufficiente se Orvieto si attardasse; se non fosse in grado di interpretare correttamente le dinamiche, gli stimoli per una riflessione attenta che veicolano da questi momenti di vita vissuta.

Serve un nuovo "scatto di reni", una nuova spinta al rinnovamento che renda Orvieto pienamente partecipe dei processi decisionali in Umbria ed in Italia.

In questo senso la nostra città non può, anzi non deve "chiamarsi fuori" dal sistema istituzionale e politico dell'Umbria. Deve chiedere di starci con tutte le garanzie e con tutta la dignità che compete ad una città importante come la nostra, ma deve essere protagonista dei processi politici che proprio in questo momento stanno ridisegnando la nostra regione.

Tutto questo è stato deciso dal Consiglio comunale nel momento in cui, in uno degli ultimi consigli, sono state approvate le "linee di indirizzo dell'amministrazione comunale in merito all'aggiornamento del programma amministrativo del sindaco alla luce dei cambiamenti, anche normativi, in campo locale e sovra comunale".

Questo documento non può lasciare spazio a logiche trasversali, ad applicazioni condizionate e parziali di quanto deciso dal massimo consesso cittadino.

Né si può pensare che la città possa essere eterodiretta: non ci possono essere "centri direzionali" diversi da quelli istituzionali. Chi non condivide questa linea, peraltro perfettamente riportata sui documenti approvati tra giugno e luglio, deve mettere in pratica comportamenti conseguenti.

Sarebbe un momento di chiarezza per la città, che avendoci tributato un ampio consenso non ci farà sconti nel momento in cui il nostro lavoro verrà giudicato.

Del resto mi chiedo, ma quale sarebbe la convenienza (l'interesse) di continuare a tenere la città avulsa dalle altre istituzioni umbre?

Abbiamo forse la pretesa di essere autosufficienti, anche da un punto di vista economico e finanziario?

Vogliamo tener conto delle riforme anche legislative in atto, praticamente in tutti i campi amministrativi?

Pur nelle difficoltà dovute a tanti interessi territoriali diversi, in questi due anni ho trovato nei vertici regionali e provinciali persone che hanno mostrato grande senso di responsabilità ed attenzione alle nostre potenzialità ed a quanto noi potevamo mettere a fattor comune per far crescere il territorio visto complessivamente. E questo vale per tutte le materie.

Di seguito tenterò di fare alcuni esempi:

Sul turismo, settore fiorente in città: se vogliamo ulteriormente crescere è pensabile attuare soltanto una politica di promozione  che si limiti alla città?

Sull'università: noi dobbiamo ribadire il ruolo strategico della formazione universitaria e post-universitaria nel modello di sviluppo della nostra città. E' prioritario riaffermare che l'economia della conoscenza risulta centrale nella creazione delle condizioni di crescita di tutto il nostro tessuto socio-economico.

Deve, però, risultare chiaro che l'Amministrazione comunale di Orvieto intende giocare un ruolo forte nel Consorzio provinciale universitario, organo deputato alla definizione politica della programmazione universitaria.

Credo che sia necessario, a questo punto pubblicamente, ribadire quanto avevo già espresso in un incontro riservato con i ragazzi del canale di architettura di Roma, ovvero la solidarietà per quanto è avvenuto e l'amarezza per non essere riuscito, malgrado tutto l'impegno possibile e per la responsabilità che sento, a far compiutamente dialogare le due università.

Restano i disagi di cui tutti, ciascuno per le nostre competenze e possibilità, dobbiamo farci carico. In questo momento, però, per quanto è a mia conoscenza per aver avuto (e per avere) contatti con i due atenei, dobbiamo evitare di dare false speranze ai ragazzi sulla possibilità di partire con il  canale didattico.

Anche qui, quale sarebbe stata l'alternativa?

Chiudere i rapporti con l'ateneo regionale - perdendo ingegneria, con tutto quello che significa per noi in termini di polo produttivo di eccellenza nel campo delle comunicazioni presente nel nostro territorio - e rinunciare alle altre possibilità di ospitare ulteriori corsi di laurea definibili dal consorzio, a partire da quello più volte richiesto di scienze infermieristiche, assolutamente strategico per rafforzare la sanità pubblica locale?

Chiedere asilo politico in altre regioni?

Con quali risorse avremmo finanziato i vari corsi, con quelle "potenziali"?

Senza tener conto, poi,  della normativa vigente e di quella che entrerà in vigore con la legge finanziaria, che tra l'altro prevede il divieto di istituire ed attivare non solo facoltà ma anche corsi di studio in sedi diverse da quelle ove l'ateneo ha la propria sede legale e amministrativa.

Non solo, ma anche che per facoltà e corsi di studio già funzionanti in sedi diverse, la legge finanziaria prevede che i competenti organi statutari procedano alla modifica ed integrazioni, subordinate al parere del ministero,  delle convenzioni stipulate con gli enti locali  e con altri enti pubblici e privati sottoscrittori, in modo da assicurare, per un numero di anni non inferiore a venti (venti!), il funzionamento ordinario delle facoltà e dei corsi stessi in termini di risorse finanziarie, strumentali e di strutture didattiche.

Ammesso che fosse possibile questa "secessione dall'Umbria" limitata all'università, vogliamo "fare due conti" su che cosa significherebbe?

 

Sulla gestione dei rifiuti e degli altri servizi a rete, poi, vogliamo far finta di ignorare che esistono strumenti sovraccomunali che in base alla normativa europea e nazionale li regolano?

Il vero discorso serio oggi, da fare sui rifiuti, è una politica attenta alla raccolta differenziata ed una battaglia per il corretto riconoscimento dell'agio ambientale a favore della città.

 

E' necessario confrontarsi sui  problemi con il giusto spirito di servizio, per cercare di risolverli, senza cedere a tentazioni di cavalcare la tigre o di dare spallate all'azione amministrativa.

E' questa la fase di "rimboccarsi le maniche", per affrontare, per esempio i problemi di bilancio che abbiamo dichiarato, al fine di evitare il dissesto e la poca chiarezza con i nostri concittadini, facendoci carico di tutta la storia di questa città.

Problemi che sono (da tempo!) chiaramente strutturali, e che si sono aggravati con le scelte pesanti dell'ultima legge finanziaria e con il venir meno di un'entrata nelle partite correnti di quasi 2 milioni di euro all'anno dalla discarica. E' ora necessario procedere con una ulteriore razionalizzazione della spesa e lotta all'evasione e all'elusione. Certo, per noi sarà fondamentale anche quanto verrà previsto dalla nuova legge finanziaria, anche alla luce delle questioni  evidenziate dall'Anci. 

E', poi, dobbiamo, di intesa con la Regione, attuare quanto previsto sulla rifunzionalizzazione del centro storico e sulla conversione e valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale, USL e regionale.

E' necessario, quindi, tradurre in un nuovo progetto politico per la città le linee di indirizzo che la nostra Amministrazione ha approvato a cavallo del periodo estivo.

 

Un progetto che, facendo propri gli aspetti positivi dell'elaborazione politica degli ultimi decenni, guardi, però, in avanti con grande determinazione.

Su questi temi, e su altri che per brevità non possono essere citati, è fondamentale promuovere un'ampia partecipazione, a partire dalle istituzioni cittadine e dai partiti politici che compongono la maggioranza al Comune di Orvieto.

Pubblicato il: 06/10/2006

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