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Orvieto candidata a sede dell'Agenzia per la sicurezza stradale

Successo importante dell'incontro bipartisan di parlamentari che hanno  sottoscritto la "Carta Orvieto" per la sicurezza stradale. Daniele di Loreto racconta "perché Orvieto" e "perché la Carta"

foto di copertina

L'assessore regionale  Mascio ha candidato Orvieto a sede dell'agenzia nazionale per la sicurezza stradale. Sarebbe per la città uno straordinario risultato. Il convegno di presentazione della "Carta Orvieto", tenuto venerdì scorso nella sala consiliare del Comune con il fine di costruire un gruppo interparlamentare che si occupi di sicurezza stradale, ha ottenuto un importante successo.
Bene quindi come cittadini e automobilisti, perché c'è una iniziativa seria che tenta finalmente di opporsi alla strage che si consuma sulle strade, bene come orvietani perché la città può trarne grandi benefici in termini di immagine e occupazione.
Per  offrire un contributo alla conoscenza del fenomeno e presentare i contenuti della "Carta Orvieto", pubblichiamo questo prezioso intervento di Daniele di Loreto (nella foto), consigliere di Amministrazione della Fondazione FISICO che ha organizzato l'evento.

Di Loreto spiega perché ad Orvieto questa iniziativa.

"Perché Orvieto? Perché l'idea è nata ad Orvieto e qui ha trovato sostegno per la sensibilità e la capacità di alcune persone.
Perché Orvieto è al centro dell'Italia e rappresenta idealmente anche il baricentro dell'Autostrada del Sole, la grande opera infrastrutturale del Paese che nel dopoguerra pose le basi per l'industrializzazione e insieme alla Vespa e alla Seicento diventarono i simboli della motorizzazione di massa.
Ma Orvieto, se l'iniziativa avrà il successo sperato, potrebbe fare anche di più: candidarsi quale sede per l'Agenzia sulla sicurezza stradale, il Centro Nazionale di Ricerca e la relativa Facoltà universitaria. La Città ha tutti i necessari contenitori.
Sarebbe un modo differente di agire, non più semplicemente reattivo rispetto alle necessità, agli eventi e talvolta alle disponibilità finanziarie. È la stessa differenza che passa tra gestire eventi ed inventarne di nuovi".

La Carta di Orvieto sulla sicurezza stradale di Daniele di Loreto
La strada fa più vittime di una guerra. Ogni anno per incidente stradale muoiono, solo in Italia, 9.000 persone, 300.000 sono i feriti e 25.000 gli invalidi gravi che vivranno su una sedia a rotelle. Una strage, per lo più silenziosa, che va avanti ormai da un decennio senza una significativa inversione di tendenza.
Vite stroncate, famiglie distrutte dal dolore che non si riprenderanno mai più, condizioni di vita irreparabilmente compromesse: è un prezzo molto alto che la motorizzazione produce ogni anno, senza che per contro vi sia un'efficace azione per combattere questo fenomeno.
I costi umani sono incalcolabili e quelli sociali, tra risarcimenti, pensioni di invalidità, cure e riabilitazioni, mancata produttività e riduzione di capacità lavorativa, raggiungono cifre enormi: il Censis dimensiona il costo per il 2005 nell'ordine di 32 miliardi di euro, più di quanto previsto nella prossima finanziaria, senza calcolare naturalmente i costi intangibili del pretium doloris.
Al di là della consapevolezza e della pur lodevole volontà di fare qualcosa, le attività messe in atto dal Governo negli ultimi anni sono ancora molto lontane da una concreta soluzione. Il Piano Nazionale della sicurezza stradale, per esempio, non è stato più finanziato negli ultimi tre anni e le premesse per la prossima finanziaria sono parimenti deludenti. Eppure il rapporto tra costi e benefici in questa materia è autorevolmente calcolato nell'ordine di 1:10, vale a dire che se si investisse 1 miliardo per la sicurezza sulle strade se ne potrebbero risparmiare 10 di costi sociali.
La sicurezza stradale è una materia da riformare: le competenze sono ripartite tra troppi enti, non esiste un organo tecnico di governance, non c'è un unico referente istituzionale, non c'è la cultura della sicurezza sulla strada, non ci sono istituti nazionali di ricerca specializzati. Tranne pochissimi corsi non ci sono facoltà universitarie opportunamente dedicate, nonostante la sicurezza stradale comprenda numerose materie: ingegneria dei trasporti, medicina legale e delle assicurazioni, psicologia, diritto, economia, oltre alla vasta applicazione dell'information tecnology.
Il maggiore impegno viene da parte di associazioni e fondazioni private, che aggregano categorie di utenti, imprese la cui attività è connessa alla circolazione stradale, famiglie e privati cittadini, questi ultimi in prevalenza colpiti da disgrazie per incidenti stradali.
Proprio dal volontariato sono nate fino ad ora le più efficaci iniziative, cui la politica peraltro ha espresso la più ampia condivisione. Ma questa situazione non è più sostenibile. Ci vuole una vera, ragionata, efficace azione politica diretta a rendere sicura la strada, affinché tra l'altro si possa raggiungere l'obiettivo che l'Unione Europea si è data di ridurre del 50% le vittime entro il 2010.
Proprio in questa prospettiva è nata un'iniziativa da parte della Fondazione FISICO (Fondazione Italiana Sicurezza Stradale Onlus) che ha trovato già favorevole riscontro in molti ambienti politici nonché numerose adesioni da parte di deputati e senatori: la costituzione di un gruppo interparlamentare che sia operativo su questa materia e possa condurre con successo un'azione politica efficace. Interparlamentare ma anche massimamente trasversale tra tutte le forze politiche, il Gruppo dovrebbe poi elaborare un disegno di legge per la costituzione di una Authority, l'Agenzia per la sicurezza stradale, che, al pari di quanto avviene in altri Paesi, rappresenti l'organo di governance, nonché un Centro Nazionale di Ricerca e una Facoltà universitaria interdisciplinare su questa materia".

Pubblicato il: 02/10/2006

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