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Di fronte al giudice i due orvietani sospettati della morte di Roberto Achilli

L'udienza a Perugia il prossimo 19 ottobre. I giovani ribadiscono la loro estraneità

foto di copertina

ORVIETO - Compariranno di fronte al gup del tribunale dei minori di Perugia il prossimo 19 ottobre, nell'udienza che deciderà sul loro rinvio a giudizio, i due ventiduenni orvietani indagati per omicidio volontario per la morte di Roberto Achilli, il ventunenne orvietano trovato senza vita ai piedi della Rupe, nel pomeriggio del 14 novembre del 2000.  Dopo la chiusura delle indagini, riaperte in coda ad un fascicolo orvietano per molestie telefoniche, si scrive un altro capitolo sul caso tragico e misterioso del "volo" del giovane Roberto.

Quello decisivo, che potrebbe portare ad individuare dei responsabili o a mettere, almeno per la legge, la parola fine ai tanti dubbi e misteri che circondano la vicenda. Protagonisti sono quegli stessi ragazzi - sedicenni all'epoca dei fatti - che in quell'umido pomeriggio di novembre di sei anni fa, mentre sparavano petardi dal ciglio della  Confaloniera, secondo la loro versione, avvistarono in basso un corpo che si rivelò poi essere quello del ventunenne. Conoscente di almeno uno di loro e sparito di casa quattro giorni prima.  I ragazzi avvisarono in carabinieri e, dopo una serie di indagini, il caso venne archiviato come suicidio. Un'ipotesi alla quale però i familgliari del giovane trovato morto non vollero mai credere.  Troppe le domande senza risposta. Dalla posizione in cui venne ritrovato il corpo del ragazzo, posizione anomala che, in un primo tempo, fece addirittura pensare che potesse essere stato spostato: anche se poi i dubbi vennero smontati dalla perizia fatta all'epoca dal professor Bacci che definì la posizione del corpo compatibile con la caduta. Ma c'è dell'altro.

C'è soprattutto il vuoto assoluto sugli ultimi quattro giorni di vita del giovane, un ragazzo dolce e mite, scomparso da casa ben prima che venisse trovato senza vita. Quattro giorni che non è mai stato possibile ricostruire e nei quali, anche per le condizioni in cui venne ritrovato il corpo, pare impossibile che il ragazzo fosse stato all'addiaccio. E qui si insinuano i dubbi e le domande, a tratti anche inquietanti: in una fase dell'indagine si è parlato anche di possibili ombre sataniche per alcuni segni ritrovati in una villa poco distante dal luogo in cui venne ritrovato Roberto.

E poi quelle dichiarazioni che convinsero il capo della procura di Orvieto a riaprire il caso e trasferirlo per competenza al tribunale dei minori di Perugia. "Vi ricordate Roberto? Lo abbiamo ucciso noi" dicevano i ragazzi attualmente indagati (sono difesi dagli avvocati Giovannini e Bruno del foro di Perugia) durante una festa di Capodanno in cui confessavano anche di aver chiamato i carabinieri per sviare i sospetti. Le frasi, poi ritrattate, erano emerse nell'ambito di un'indagine per molestie telefoniche, su denuncia proprio di uno dei ragazzi ora iscritti al registro della procura che da un trentenne riceveva telefonate che lo accusavano della morte di Roberto. I giovani in loro difesa, dopo la chiusura delle indagini, hanno depositato una memoria in cui ribadiscono la loro completa estraneità ai fatti.

Pubblicato il: 29/09/2006

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