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Università ad Orvieto. Persa una battaglia di dignità

Forse riavremo l'università ma ogni tentativo della città e del territorio di affermare le proprie peculiarità, di individuare e perseguire una originale via di sviluppo è sempre scientificamente arginato e represso

foto di copertina

di Dante Freddi

Si è consumata una battaglia di potere ed abbiamo perduto di nuovo.
Ogni tentativo della città e del territorio di affermare le proprie peculiarità, di individuare e perseguire una originale via di sviluppo è sempre scientificamente arginato e represso.
Il problema dell'Orvietano non è entrare in "un'ottica regionale" e restarci, come chiedono alcuni, ma come esistere all'interno di quest'ottica e come contribuire alla sua progettazione.
E la risposta non c'è, o è tiepida, generica, conciliante.

Il caso dell'università è emblematico ed esemplificativo. Il primo passo, quello della sottomissione, è stato compiuto la scorsa settimana ed il secondo sarà entrare nella Fondazione universitaria Terni-Narni. Così il cerchio è si chiuso.
Infatti, dopo la legnata agli orvietani piazzata dal magnifico rettore Bistoni di fronte a velleità autonomiste del Centro studi, tanto per far capire chi comanda e comanderà, le acque si sono quietate. L'assemblea dei sindaci ringrazia, il Consiglio di amministrazione del CSCO  ringrazia, tutti ringraziano tutti. Baci e abbracci, tarallucci e vino
Tutto è di nuovo all'interno della classe politico-amministrativa-culturale che sceglie, quella di Perugia e Terni. Avremo la nostra università, ma come decideranno "loro".

E' comprensibile e apprezzabile  il comportamento responsabile dei nostri amministratori, che hanno oneri ed onori che pesano sul loro ruolo, tra cui anche quello di ingoiare bocconi amari per il bene dei cittadini ed il loro.
Intanto il senso di sopraffazione che deriva dalla mortificazione di tutte le aspirazioni dell'Orvietano si sta allargando. E' un sentimento antico, che ha ragioni antiche e che le vicende degli ultimi decenni hanno contribuito ad acuire. Perfino dal sito del Consiglio comunale si chiede agli orvietani se si sentono "bistrattati" e il 100% ha risposto "sì".
Tra quelli ci siamo anche noi.

Sì, certo, siamo soltanto un ventesimo della popolazione regionale e contiamo poco perché in democrazia "ogni testa un voto" e quindi non abbiamo politici ed amministratori che hanno potuto affermarsi. Questa democrazia "territoriale" è però una disfunzione della democrazia, un difetto, una deficienza che produce l'aberrante risultato che può arrivare al governo di istituzioni o partiti soltanto chi proviene da Terni e dintorni o  Perugia e dintorni, mai dall'Orvietano.
La mancata elezione di Cimicchi è indicativa del problema in tutta la sua complessità e in tutte le possibili sfumature.

Pubblicato il: 12/09/2006

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