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Raccolta differenziata. L'Orvietano è all'anno zero

Attivato tre anni fa una campagna di sensibilizzazione e distribuite sul territorio campane per la raccolta differenziata. Ma senza risultati tangibili

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"Prioritario è il rafforzamento della raccolta differenziata".  L'affermazione è presente anche nelle linee di indirizzo approvate nel giugno scorso dall'Amministrazione orvietana, ma è un segnale di buona volontà che stenta a tradursi in azioni concrete ed a produrre risultati tangibili.

Il Comune di Orvieto, in quanto capofila dei comuni dell'Orvietano, ha attivato tre anni fa una campagna di sensibilizzazione e distribuito sul territorio campane per la raccolta differenziata. La cosa è finita lì e mentre il Comune di Perugia rilancia un'iniziativa che premia i circa 3.000 cittadini che volontariamente consegnano i rifiuti già selezionati e ipotizza per il prossimo anno addirittura un 35% di rifiuti differenziati, noi siamo all'anno zero.

Le difficoltà in cui si dibatte l'assessore Desideri sono molte.
Mancano risorse adeguate per promuovere una cultura che non c'è e sarebbero necessarie decine di migliaia di euro ogni anno per sostenere una campagna con giusta frequenza e continuità, quindi efficace.
E poi servono raccoglitori diffusi e incentivi ai cittadini che consegnano differenziato.

Senza i luoghi fisici dove depositare i rifiuti domestici divisi per tipologia non  si crea educazione, anzi si mortifica, e senza educazione i cassonetti rimangono vuoti.
C'è un solo modo per arrivare a risultati: iniziare con convinzione, con un progetto a medio termine, con risorse necessarie, che sicuramente saranno ripagate dalla migliore qualità della mondezza. Il progetto dovrebbe riguardare tutto l'Orvietano e quindi coinvolgere enti ed amministratori.
Trent'anni fa uno degli appunti che venivano rivolti all'Amministrazione orvietana era che la città, con ambizioni turistiche, era una città sporca.

Nei giorni chiave di afflusso dei forestieri a piazza Duomo c'erano mucchi di immondizia e anche corso Cavuor e via Duomo erano sudici. Non c'erano cestini per gettare carta e rifiuti e quindi tutto finiva in terra.

L'inizio della pulizia della città iniziò con l'installazione di semplici cestini per i rifiuti, oggi dato scontato ma allora no.
Bastò questo per aiutare la crescita di una cultura della "pulizia", che fa sì che oggi difficilmente qualcuno, orvietano o turista, getti in terra carte e bottiglie e lattine. E' più difficile sporcare quando si trova pulito.

Una Orvieto città ecologica, "OrvietoEcocity" , al di là di studi e progetti certamente utili e validi, comincia da qui, "ab ovo", dalla partecipazione consapevole ad una civiltà e ai suoi bisogni, dall'educazione distribuita, dalla cultura acquisita.

Pubblicato il: 29/08/2006

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