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L'associazione "La Renara" attacca Giuseppe Ricci

Un emendamento al piano faunistico presentato dal presidente del Consiglio provinciale  consente la riapertura della caccia per 150 ettari

foto di copertina

Lunedì 24 luglio 2006 nella seduta del Consiglio provinciale, al punto che riguardava "modifiche al Piano faunistico-venatorio", il presidente, Giuseppe Ricci, ha ottenuto con un emendamento da lui presentato che venisse stralciata la questione dell'apertura alla caccia della Z.R.C. "La Renana" per almeno 150 ettari "in attesa di accertamenti tecnici".

L'associazione "La Renana" interviene con il seguente documento che stigmatizza la deliberazione licenziata  dal Consiglio provinciale.

Contro questa ipotesi, che riteniamo assolutamente priva di senso, la nostra Associazione, già dal 2004 come comitato spontaneo, si è mobilitata, presentando una mozione agli amministratori provinciali alla quale hanno aderito con la propria firma, non solo la quasi totalità della comunità locale, ma anche una buona parte del mondo venatorio "consapevole", che ha compreso l'importanza di mantenere inalterato l'equilibrio di tale zona. Infatti la Renara tra le sue doti naturali e paesaggistiche, testimonianze di un mondo rurale in estinzione, ancora legato ai cicli della natura, continua ad essere uno dei siti riproduttivi più significativi e ricchi della zona per la fauna selvatica, svolgendo la funzione di serbatoio naturale anche per la diffusione delle varie specie cacciabili, nelle aree dove la caccia è consentita, rappresentando quindi per l'attività venatoria non un limite bensì una garanzia.

Già dal 25 agosto 2004 il parere tecnico sull'andamento della Z.R.C. in questione, fornito su richiesta dagli esperti del Servizio di programmazione ittico-faunistica della Provincia di Terni, era negativo riguardo all'ipotesi di riduzione della superficie protetta, con motivazioni dettagliate.Questo documento temiamo non sia noto a chi ancora sembra intenzionato ad insistere sulla riduzione, appunto, di una parte nevralgica per l'intero equilibrio della Renara.

Come abbiamo più volte sottolineato, partecipando anche al forum di Agenda 21 ad Orvieto, nello scorso mese di luglio, la Renara è un territorio naturalmente vocato al turismo rurale, all'agricoltura biologica e di qualità, alla sperimentazione di progetti pilota per la individuazione e la messa in sicurezza della biodiversità animale e vegetale presente.
E' un'area marginale che può e deve recuperare una centralità che le spetta per la sua importante funzione naturale e culturale, se si vuole evitare  che lo sfruttamento a senso unico delle sue risorse la impoverisca irrimediabilmente ed impedisca una vera  prospettiva di sviluppo socio-economico per la popolazione locale, riducendola ad una periferia urbana senza identità.


Ma allora perché?

  Alcuni amministratori, anziché agire nell'interesse della comunità locale e il bene comune, si fanno portavoce di una esigua minoranza di soggetti interessati solo a riempire il proprio carniere?

Nonostante la comunità internazionale abbia preso importanti decisioni per arrestare la perdita di biodiversità nel mondo, considerando questa minaccia insieme al cambiamento climatico tra le emergenze più gravi del nostro millennio per la nostra stessa sopravvivenza, nella realtà locale, tra gli amministratori c'è ancora chi, invece di riflettere su questo ed agire in modo da favorire una  presa di coscienza da parte delle comunità locali, si affanna a far proprie le esigenze di conquista di una fetta di territorio, come la Renara, per la soddisfazione di appetiti personali e/o di parte?

Nonostante il giusto risalto che l'Amministrazione Provinciale dà al ruolo delle associazioni ed ai comitati locali che si impegnano attivamente per uno sviluppo locale eco sostenibile (vedi AGENDA 21), nello stesso contesto amministrativo si assiste ad una reiterata azione contraria, ancorata al vecchio concetto che le risorse naturali sono inesauribili, di chi volta per voltaa turno se le accaparra con ogni mezzo?

Invece di comprendere le ragioni di chi tra la gente del posto, senza per questo opporsi al mondo venatorio, con pacatezza e con il supporto di motivazioni scientifiche fondate, pensa di tutelare un territorio particolarmente ricco di biodiversità animale e vegetale per il bene di chi ci vive, e non solo, si continua a fare pressione per accaparrarsi un pezzo della Renara ad ogni costo?

Sprecare fondi pubblici impegnati nel ripopolamento e la gestione di questa Z.R.C. per trent'anni vanificando tutto appena si ricreano le condizioni ottimali per la sopravvivenza, la riproduzione e la diffusione della selvaggina?

Si propone un baratto con altre zone  come se  fosse possibile trasferire gli habitat naturali da un posto all'altro allo stesso modo di un mobile in casa propria?


Intanto

la nostra Associazione, in attesa delle risposte ai quesiti sopraelencati, ricorda di aver avviato e di avere in cantiere progetti concreti per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio della Renara e continuerà ad adoperarsi in ogni modo possibile per contrastare ogni tentativo di ridurla in pezzi.


NOTA
In riferimento a quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Provinciale nell'articolo di Gabriele Anselmi pubblicato sul Corriere dell'Umbria il 28 luglio 2006, l'Associazione "La Renana", in merito al documento citato, redatto da tempo dai cacciatori stessi, e al cambiamento di posizione avvenuto nel corso del tempo da parte di una componente del mondo venatorio sulla riapertura della Renara, non può che apprezzare la capacità ed il coraggio di riflettere su una questione così vitale per il nostro ecosistema.
Se così non fosse ci troveremmo  ancora all'alba della civiltà e la nostra intelligenza "umana" sarebbe solo un ingombro inutile.Inoltre, come sanno tutti gli interessati, esistono pareri tecnici ufficiali contrari a questa ipotesi, e sono tutt'altro che "opinioni opinabili", come afferma il Presidente del Consiglio, e scaturiscono da un lavoro retribuito con fondi pubblici messi a disposizione dalla stessa Amministrazione provinciale di cui lui è parte.
Ricci inoltre continua a non voler tener conto del fatto che una intera comunità si è formalmente opposta, con azioni concrete, alla apertura alla caccia nella Renana.


Pubblicato il: 01/08/2006

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