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Baschi. Il sindaco scrive al ministro

Isauro Grasselli racconta a Gentiloni la storia dei disservizi postali sul suo territorio e disegna il quadro generale della politica di liberalizzazione delle poste

La lettera che il sindaco di Baschi Isauro Grasselli ha inviato al ministro delle Poste e telecomunicazio ed all'ANCI descrive con puntualità i disagi della popolazione del suo Comune per la soppressione dell'ufficio postale di Acqualoreto e per le carenze con cui Poste italiane gestisce il servizio.

La lettera che segue racconta l'esito della politica di liberalizzazione del servizio postale e lo traduce in immagini emblematiche.
 

"Egregio onorevole

le scrivo questa lettera per chiederle di dedicare un po' del suo tempo a riflettere sul fenomeno della chiusura, da parte di Poste Italiane, degli uffici postali periferici, situati nei piccoli centri abitati.
Anche nel Comune che io amministro da sette anni, il Comune di Baschi, Poste Italiane ha soppresso, dal 01/06/2006, l'ufficio postale della frazione di Acqualoreto.
A nulla sono valse le assemblee pubbliche, le interpellanze provinciali, le interpellanze parlamentari presentate a più riprese presso la Provincia di Terni  ed il Parlamento appena eletto, e neppure gli innumerevoli incontri effettuati con il responsabile provinciale di Poste Italiane; non ha sortito alcun effetto neppure la proposta ufficiale dell'Amministrazione Comunale di assumersi l'onere delle spese per l'affitto del locale oggi utilizzato dalle Poste Italiane e la richiesta di apertura minimale di due mezze mattinate a settimana.
Dopo la trasformazione in SpA, con la partecipazione dello Stato al 70% ed il mantenimento del monopolio in questo settore, nell'ottica di una razionalizzazione ristrutturazione e professionalizzazione anche nel campo finanziario, Poste Italiane ha proceduto a sopprimere senza regole e soprattutto senza "etica" gli uffici postali dei piccoli centri abitati , perché non produttivi, dove vivono cento o magari cinquanta persone.
Così facendo sono stati eliminati gli ultimi servizi dello Stato in cui i cittadini delle piccole frazioni, per lo più persone anziane e sole, individuano il "posto fisico" dei propri risparmi e la possibilità di essere collegati al resto dell'Italia e del mondo.
Da tempo tutti parlano di voler aiutare i piccoli centri di montagna perché non si spopolino e perché non vengano abbandonati: questi, infatti, rappresentano una tutela e una sicurezza nella manutenzione del territorio che molte volte è ancora il territorio italiano meglio conservato dal punto di vista ambientale, rappresentando spesso un vero gioiello come per esempio il nostro, inserito a ragione nell'ambito del Parco Fluviale del Tevere, parco regionale dell'Umbria e meta di residenze secondarie di artisti famosi, giornalisti e politici di grido, oltre ad essere terra di cuochi famosissimi.

Egregio Sig. Ministro la chiusura dell'ufficio postale di Acqualoreto è stata giustificata da Poste Italiane con il potenziamento dell'altro ufficio postale presente nella zona, quello della frazione di Morre che effettivamente è stato riaperto sei giorni a settimana; questo, però, risulta essere assolutamente insufficiente sia perché la distanza di 3 km non può essere colmata dall'aumento delle aperture settimanali, sia perché siamo di fronte ad un ufficio che strutturalmente permette al suo interno la presenza di un operatore ed al massimo di due - tre utenti: nei giorni di erogazione delle pensioni gli utenti sono così costretti a fare la fila in piazza con temperature che vanno dai 30-35° d'estate a 0° d'inverno.
Non credo che tutto questo possa dirsi degno di un Paese civile e spero che non sia questa la razionalizzazione che Poste Italiane vuole.
Credo che, come Sindaco, sarebbe sufficiente chiedere un sopralluogo della ASL per avere tutti gli estremi per ottenere la chiusura di quell'ufficio, dalla mancanza di sicurezza, all' impossibilità di rispettare i più elementari principi della legge sulla privacy, alla assoluta inadeguatezza degli impianti elettrici, alla mancanza delle più elementari norme igieniche ecc. 
Ovviamente non voglio e non posso fare ciò!
Chiedo, invece, la sua opinione sulla possibilità che queste polemiche e questa battaglia non avessero avuto ragion d'essere semplicemente se Poste Italiane, prima di razionalizzare chiudendo l'ufficio di Acqualoreto, avesse investito costruendo un vero presidio postale, magari a Morre, come ne esistono in tutta Italia, dove è possibile fare la fila stando seduti al caldo d'inverno ed al fresco d'estate e dove le più elementari norme igienico - sanitarie sono garantite.
Ritengo, inoltre, che il nuovo governo di centro sinistra debba invitare Poste Italiane a darsi delle regole precise ed un'etica fortemente collaborativa  con i piccoli comuni e le piccole realtà, poiché ciò significa difendere i cittadini più deboli e fragili, dovere assoluto per un governo di centrosinistra che la stragrande maggioranza di noi ha votato nella speranza che si occupi oltre che dei massimi sistemi comunicativi, anche delle piccole cose che spesso bruciano sulla pelle dei cittadini comuni più dei grandi sistemi e del digitale terrestre.
Nella speranza che Lei comprenda il mio sfogo e le ansie dei cittadini che io rappresento ed amministro, chiedo un suo intervento sia sul nostro specifico problema che, più in generale, sul fenomeno che ormai interessa tutti i piccoli Comuni Italiani.
I miei più cordiali auguri di buon lavoro.
Baschi, 19/07/2006
IL SINDACO
Isauro Dott. Grasselli

Pubblicato il: 25/07/2006

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