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Scuola 'fasulla' per il recupero degli anni scolastici, ieri la condanna

Imputati marito e moglie. Assolta lei. Il coniuge è stato condannato ad un anno 4 mesi con l'interdizione dai pubblici uffici oltre ai risarcimenti per gli ex studenti

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ORVIETO – Un anno e quattro mesi con l’interdizione per due anni dai pubblici uffici.  E’ finita così ieri pomeriggio, con la sentenza del giudice Marco Di Tullio la vicenda dell’istituto scolastico “fasullo” per il recupero degli anni scolastici, al centro dal 2002 di un procedimento che vedeva alla sbarra due coniugi con l’accusa di falso, appropriazione indebita e truffa.  Il magistrato giudicante, ieri pomeriggio, ha assolto la moglie per insufficienza di prove ed ha ritenuto, in tutto e per tutto, responsabile il marito che, oltre alla condanna penale, ora dovrà anche provvedere al risarcimento, nonché al pagamento delle spese di giudizio, per due degli ex studenti che, nella vicenda giudiziaria, si erano costituiti parte civile.  L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Letizia Romano, aveva chiesto due anni per ciascun imputato, mentre i legali delle parti civili, gli avvocati Bruni e De Giorgio, avevano avanzato una richiesta complessiva di venti mila euro: cinque mila euro per una giovane orvietana e quindici mila per un altro cliente raggirato dalla scuola.  La quantificazione del risarcimento è ora rimessa al giudice in sede civile.  In sostanza, la scuola privata, attiva soltanto per qualche anno ad Orvieto,  dietro pagamento di una retta (in tutto, alla fine, una decina di milioni delle vecchie lire a studente) preparava i propri clienti per il conseguimento del diploma, con l’unico inconveniente che i certificati che, poi, rilasciava agli studenti per poter andare a sostenere l’esame di maturità, in un paio di istituti superiori romani, erano assolutamente fasulli.  Come se non bastasse moglie e marito tra il 1999 e il 2000, infine, a chiosa di tutta la vicenda, scomparvero lasciando a piedi molti studenti.  Oltre all’istituto scolastico privato di Orvieto, la coppia aveva aperto altre due scuole, una in Toscana ed una nelle Marche.  Il miraggio, per molti, in sostanza, era quello di un diploma di maturità ottenuto in tempi rapidi e senza, a quanto pare, grossi sforzi.  Dalle indagini, infatti, emerse chiaramente che agli allievi, in definitiva, bastava praticamente iscriversi e pagare la retta per raggiungere l’obiettivo sospirato.  La preparazione didattica pare, insomma, fosse più formale che sostanziale.  Non a caso, sempre stando alle indagini condotte all’epoca, pare che molti studenti non frequentassero neanche le lezioni.  Insomma, la preparazione dell’allievo non sembra che costituisse una condizione indispensabile.  Lo sforzo maggiore, in definitiva, sarebbe stato il pagamento della retta.  Gli studenti recuperavano in fretta gli anni scolastici e al termine del corso di studi, tramite certificati assolutamente fasulli, ottenevano l’iscrizione agli esami di maturità presso i due istituti romani.  Con questo sistema, alla fine, sono stati invalidati ben venti diplomi di maturità.  

Pubblicato il: 01/07/2006

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