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Le Fondazioni si schierarono subito contro la riforma

Economia

Le Fondazioni bancarie si schierarono subito contro la riforma Tremonti. La decisione all'unanimità fu presa in una riunione di tutte le 86 le fondazioni aderenti all'Acri. "Bisogna battere il ferro finché è caldo - affermò Dino De Poli presidente della Fondazione Cassamarca - e le leggi non si devono fare con superficialità e improvvisazione come questa".
L'Acri, chiese di sottoporre al vaglio della Corte costituzionale" il regolamento attuativo sulla riforma delle Fondazioni che era destinato ad entrare in vigore il 16 ottobre 2002. In una nota che venne emessa al termine del vertice tra le 86 fondazioni aderenti (non sono socie Acri la Compagnia San Paolo, la Fondazione Cr Roma e la Fondazione di Vicenza) l'Acri osservò che anche se nel regolamento di via XX Settembre nella versione definitiva "ha voluto opportunamente limitare alcuni profili di illegittimità" la riforma conserva ancora elementi di incostituzionalità.

Il riferimento era all'emendamento Tremonti inserito nella Finanziaria del 2001 che ha modificato il quadro normativo precedente attuato con la riforma Ciampi. Per la presentazione del ricorso l'Acri ha incaricato un pool di giuristi tra i quali lo studio Guarino e il professor Piero Schlesinger.

"La nostra decisione all'unanimità - spiegò al termine il presidente della Fondazione Carige, Giovanni Lorenzelli - è nel senso che tutti vogliamo chiarire se siamo soggetti con natura privata o pubblica". Quindi, spiegò in sostanza Lorenzelli, l'iniziativa non era da considerarsi in polemica con la riforma voluta dal ministro Tremonti. Nella nota dell'Acri si osservava poi che il nuovo quadro normativo modificava sostanzialmente il disegno del sistema determinato dalla riforma Ciampi. Quest'ultima si proponeva da un lato di portare alla perfetta integrazione delle banche nate dalle casse di risparmio nelle regole comuni del settore creditizio e dall'altro di ribadire definitivamente la natura delle Fondazioni in quanto soggetti privati e autonomi, operanti nella società civile.
Lo scenario che si profila oggi - proseguiva la nota Acri - è del tutto diverso: per le società bancarie lo scopo è quasi pienamente raggiunto anche grazie al ruolo svolto dalle stesse Fondazioni per le quali, invece, l'obiettivo realizzato dalla Ciampi tornava in discussione con l'approvazione dell'articolo 11 della legge Finanziaria 2002. Le nuove regole - proseguiva l'Acri - potrebbero essere interpretate come modificative della natura privata esplicitamente riconfermata alle Fondazioni. L'Associazione indicava i casi nei quali la natura privata può essere messa a repentaglio.

Il primo è nella scelta dei fini in quanto si predeterminano rigidamente i settori di intervento. Vi è poi l'autonomia statutaria a rischio in quanto si impone la prevalenza degli enti pubblici per la designazione dell'organo di indirizzo. Il terzo punto critico della riforma così come è attuata dal regolamento di via XX Settembre è nella "minaccia" all'autonomia gestionale. Secondo l'Associazione guidata da Guzzetti, le Fondazioni vengono esautorate dall'esercizio dei diritti concessi a qualsiasi titolare di un patrimonio mobiliare.

Pubblicato il: 12/04/2003

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