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Senza concertazione e programmazione non si va da nessuna parte

Dura la Confcommercio contro l'approvazione della Despina. Il presidente chiede un anno di tempo per consentire ai commercianti di consorziarsi e difendersi dal'effetto grande distribuzione

ORVIETO – Senza concertazione e programmazione non si va da nessuna parte. E’ così che Confcommercio boccia, a tempi scaduti, la Despina chiedendo tempo (un anno) per consentire “agli operatori locali di consorziarsi e di aprire nuove attività” e difendersi, in questo modo, dell’”effetto grande distribuzione”. “Si dovrebbe operare per incrementare le potenzialità del territorio – critica il presidente Giuseppe Santi - prima di creare questi colossi commerciali non ancora sostenuti da una florida situazione economica, turistica e demografica”. “Dissentiamo – dice ancora - dall’operato dell’amministrazione locale che non porta avanti una seria concertazione con le associazioni di categoria per valutare l’impatto di nuovi centri e strutture sul territorio e non opera valutazioni con i rappresentanti di categoria per individuare aree a cui destinare nuovi insediamenti commerciali”.

“Negli ultimi anni nella zona di Orvieto scalo – cita ad esempio Santi - sono nate 10 nuove attività commerciali al di fuori di ogni programmazione ed alcune già esistenti sono cresciute a dismisura. Orvieto non è in grado di sopportare un’ulteriore frammentazione dei consumi”. L’amministrazione – conclude - potrebbe intervenire sulla legge regionale per modificare la sua applicazione in ambito locale, ma non ci sembra siano stati fatti passi in tal senso e neppure è stata avanzata una proposta di discussione”.

Di seguito l'intervento integrale del presidente di Confcommercio, Giuseppe Santi, sulla questione Despina

Avremmo voluto, in questo momento, aprire discussioni importanti su eventuali decisioni del consiglio regionale che non riguardassero l’ “industria del commercio”, ma altri temi che rivestono sicuramente una maggiore importanza per il nostro territorio: la caserma Piave, l’università e lo sviluppo turistico. Questi sono i temi caldi da portare avanti e da risolvere prima di fare ulteriori passi.

In seguito alla modifica della legge regionale che prevede sul territorio l’insediamento di una media struttura di 5.500 mq, risulterebbe ormai sempre più vicina la nascita di un grosso polo commerciale nell’area dell’ex Despina. Confcommercio è sempre stata attenta alle esigenze dei commercianti e a suo tempo presentò un ricorso al Tar per verificare eventuali profili di illegittimità dell’iniziativa. Tuttavia la nostra associazione non può e non dovrebbe lavorare da sola.

Si dovrebbe innanzitutto operare per incrementare le potenzialità del territorio prima di creare questi colossi commerciali non ancora sostenuti da una florida situazione economica, turistica e demografica.

 Dissentiamo inoltre dall’operato dell’amministrazione locale che non porta avanti una seria concertazione con le associazioni di categoria per valutare l’impatto di nuovi centri e strutture sul territorio e non opera valutazioni con i rappresentanti di categoria per individuare aree a cui destinare nuovi insediamenti commerciali. Confcommercio chiede la prelazione di un anno per dare la possibilità agli operatori locali di consorziarsi e di aprire nuove attività: insomma diamo la precedenza a soggetti commerciali già presenti sul territorio.

Negli ultimi anni nella zona di Orvieto scalo sono nate 10 nuove attività commerciali al di fuori di ogni programmazione ed alcune già esistenti sono cresciute a dismisura.

 Orvieto che vanta un commercio operoso basato sui piccoli negozi e modeste realtà aziendali non è in grado di sopportare una ulteriore frammentazione dei consumi. La concertazione oggi più che mai è essenziale per evitare che spuntino dal nulla strutture commerciali: il comune deve iniziare a darsi nuove regole e a fare scelte oculate per l’avvenire della nostra economia anche perché i grandi operatori che vengono ad insediarsi sul territorio non investono in loco e non lasciano la ricchezza che ottengono.

Il commercio del nostro comprensorio è saturo; come associazione che rappresenta i commercianti possiamo affermare che i negozi faticano ad arrivare a fine mese e non c’è stato un incremento demografico che giustifichi un parallelo aumento delle strutture commerciali.

L’amministrazione potrebbe intervenire sulla legge regionale per modificare la sua applicazione in ambito locale ma non ci sembra siano stati fatti passi in tal senso e neppure è stata avanzata una proposta di discussione.

 Ribadiamo inoltre anche vecchi problemi sorti all’inizio del progetto per la scelta dell’area già caratterizzata da un eccessivo appesantimento di viabilità e tuttaltro che baricentrica rispetto all’insieme dei comuni del comprensorio orvietano.

Tuttavia è necessario ragionare in altri termini ormai e valutare  modalità in cui il nuovo polo commerciale possa convivere con le strutture  medio – piccole già esistenti: sappiamo che a Orvieto c’è uno spostamento fisiologico e consistente dei consumatori verso realtà vicine come Viterbo e Terni per fare acquisti.

 Questa migrazione dei consumi non può essere bloccato ma possiamo stimolare i nostri concittadini verso l’idea che anche in loco si può trovare merce concorrenziale legata alla grande distribuzione, una merce che spesso non contrasta con la qualità che il piccolo negozio offre.

Si deve ragionare in questi termini poiché indietro non si torna. Come associazione che rappresenta i commercianti e che ha tentato una vera azione legale a dispetto di altre che parlano senza agire ci sentiamo in grado di muoverci a sostegno dei nostri associati che potranno rivolgersi a noi per proporre le proprie questioni, idee e timori.

 

 

Pubblicato il: 22/06/2006

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