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Mattia Moreni, Niente è veramente

L'estate di Orvieto a palazzo dei Sette è all'insegna dell'arte contemporanea. Tutto merito dell'esposizione su Mattia Moreni che inaugura sabato 1 luglio alle 18

L'estate di Orvieto a Palazzo dei Sette è all'insegna dell'arte contemporanea. Tutto merito dell'esposizione su Mattia Moreni che inaugura sabato 1 luglio alle ore 18.00. La mostra - presentata dal Comune di Orvieto, curata da Franco e Roberta Calarota della Maggiore Eventi d'Arte di Bologna e patrocinata dalla Regione Umbria e dalla Provincia di Terni - propone un'affascinante viaggio alla scoperta dell'arte provocatoria di questo grande protagonista del panorama europeo del '900. Un'occasione per conoscere qualcosa in più sulla sua storia e per farsi un'idea di che cosa ha in serbo per noi l'arte del futuro.

 

In ogni modo la critica ha provato ad etichettarlo: Mattia Moreni l'outsider, Mattia Moreni l'ultimo dei romantici. E per quanto queste definizioni lo rappresentino in parte, è difficile dare un'idea complessiva di chi è e di che cosa è stato per la storia dell'arte Mattia Moreni. Lui che nei suoi quadri, con ironia e sfida, porta al limite la vanità dell'elucubrazione sui problemi filosofici di cui la critica ha invaso la pittura. Lui che non può separare il pensiero dal fare pittorico. Lui che non amava definirsi pittore, ma che spesso e volentieri ripeteva come il suo mestiere fosse quello di osservare. E possiamo confermare che come osservatore Mattia Moreni è stato sicuramente molto lungimirante. Infatti, la sua opera racconta la storia dei nostri giorni attraverso gli occhi di una mente geniale anche se un po' dissacratoria che guarda in faccia la vita e la morte. Ed è proprio in nome del futuro che Moreni rifiuta ogni facile riflessione sul proprio già fatto e continua a cercare. Niente è veramente, il titolo della mostra - presentata nelle prestigiose sale di Palazzo dei Sette - ben rappresenta la prosa pittorica di Mattia Moreni, attraverso una trentina di opere che vanno dal 1987 al 1998. Senza alcuna ideologia cui votarsi, Mattia Moreni ha esercitato come pochi il "mestiere dell'attenzione", riuscendo lui solo ad unire i fenomeni artistici alla storia che si crea nello scorrere dei giorni. La sua "gioia panica del dipingere", "il regressivo consapevole" sono raccontati con una pittura che "deve essere illuminata al neon e funzionare come un video game". Ed è proprio la pittura l'interprete principale delle sue angosce, delle sue riflessioni, dei suoi deliri. D'altra parte i quadri di Mattia Moreni non possono prescindere dalla sua prosa pittorica, perché il suo percorso è accompagnato da un'ansia di ordine intellettivo. La molla che gli permette di andare avanti e di essere sempre anticipatore e innovatore è il dubbio, innesto necessario e manifesto del suo fare pittura. Ma il lavoro di Mattia Moreni, prima ancora che una risposta agli interrogativi che lui stesso pone e al dilagante clima di alienazione - prefazione alla morte dell'arte -, è un potente sforzo di durata vitale. L'arte di Moreni partecipa alla vita in un rapporto di reciproca ricchezza, l'una abbellisce l'altra, ma su strutture non facilmente numerabili.

 

La mostra resterà aperta fino al prossimo 1 ottobre

 

Pubblicato il: 20/06/2006

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