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Un fantasma (si ag)gira sul monte Peglia

Giancarlo Imbastoni interviene sulla prossima possibile installazione di torri eoliche sul monte Peglia. E apre il dibattito...

foto di copertina

Giancarlo Imbastoni,(nella foto) consigliere comunale ad Orvieto esprime le sue perplessità sul prossimo insediamento di torri eoliche sul Peglia. Il problema della produzione di energia alternativa preme su tutti i paesi industrializzati e l'energia eolica è tra quelle che sembrerebbero più adatte in zone ventose.

L'impatto visivo è comunque presente e anche in Sardegna è aperto un vivace dibattito sul pro e contro del sistema.

Proponiamo il documentato intevento di Imbastoni, che a partire da simpatico titolo, affronta problemi che ci troveremo ad affrontare e che, come qualsiasi scelta spiavevole, vorremmo fosse operata a casa d'altri.

 

"Un fantasma (si ag)gira sul monte Peglia

Neanche troppo in silenzio il progetto delle torri eoliche sta procedendo.

Infatti sul Monte Piatto, a confine tra i Comuni di Orvieto e San Venanzo, in una località che non a caso si chiama "gnotte del vento", da circa un anno è piazzato un palo di 40 metri (anemometro) visibile, facendo attenzione, sulla statale per Marciano, nella parte opposta delle antenne RAI.

Dopo un anno di misurazioni l'anemometro conferma che il sito è idoneo e la società interessata inizia a contattare i comuni competenti per passare alla fase esecutiva.

Personalmente in questo anno ho cercato di documentarmi, discuterne e riflettere e non ho trovato a tutt'oggi sufficienti motivi per giustificare una scelta del genere.

I fatti :

1)      Tutt'altro che limitrofo alle antenne, il sito del Monte Piatto si affaccia su un balcone mozzafiato che, abbracciando mezza Umbria, arriva agli Appennini, con buona parte di questo panorama fatto di zone incontaminate; è inoltre a 500 metri dal centro di documentazione dei Sette Frati; sopra una zona demaniale di migliaia di ettari in cui la presenza dell'uomo è fatta solo dalle tabelle di confine e da una strada sbarrata all'inizio e alla fine. In questo contesto andrebbero installate 4 o 5 torri alte 70 metri, che con la pala arrivano a 100 metri circa, di colore bianco, più l'elettrodotto (o gli elettrodotti?) per l'allaccio alla rete ed eventuali modifiche alla strada per l'accesso ai trasporti eccezionali, visto che i pezzi più grandi misurano 20/25 metri. Un impianto del genere sarebbe visibile a 300 gradi sul circondario, cioè dal palazzo comunale di Orvieto come dal Subasio, dall'Alfina  come dal Cimino ecc.. Risulterebbe sovrapposto e parzialmente nascosto dalle antenne RAI solo dall'Amiata, per il resto è nitidissimo per decine e decine di chilometri. Le aziende produttrici/ gestori danno come agio ai  comuni di solito dai 15 ai 20.000 euro/anno per MW impiantato ( grosso modo corrisponde a una torre), in questo caso 50/60.000 euro al Comune di Orvieto e 15/20.000 a quello di San Venanzo. Il costo di questi aereogeneratori, esclusa l'installazione, si aggira intorno a 1.100.000 Euro/MW e la loro durata di esercizio è di minimo 12 anni ma (sembra) che possano durare tranquillamente 15 o più.  Per lo smaltimento di fine attività non ci sono notizie né sui costi, né se tantomeno qualcuno si sia mai posto il problema. (Fonte : "Eolica- Fiera di Roma di settembre 2005, Padiglione Nuovo Pignone/ General Elettric." ).

Ora le considerazioni che faccio sono di due tipi: ambientali ed economiche.

1)   Una centrale eolica è un sito industriale a tutti gli effetti, inserito in quel luogo che senso ha parlare di paesaggio come l'oro dell'Umbria?

Questo è un dilemma antico che si ripresenta e riapre tensioni ogni volta che si avvia una cava, si progetta un'infrastruttura, o si modifica pesantemente e irreversibilmente il territorio e le sue linee d'orizzonte : e le testuali tonnellate di leggi, partendo dal PTCP ad Agenda 21, la legge regionale sull'urbanistica arrivando al PRG di Orvieto, servono solamente a fare la botte piena e la moglie ubriaca?

Ai giorni d'oggi nessuno è più disposto a fare la parte del coniuge "cojonato" siano essi nativi o residenti acquisiti.

2)   Al livello generale vediamo che l'eolico è una delle fonti rinnovabili che gode dell'appoggio del mercato e fa tanto "Protocollo di Kioto" per le amministrazioni che in cambio di qualche ettaro di terra, si trovano catapultate all'avanguardia della  programmazione ambientale senza muovere un dito!

L'unione di questi due vantaggi, economico e politico (presunto) fa sì che la veemenza con cui vengono sponsorizzati questi affari sia ormai pari a quella che si incontra e scontra quando si parla di cave e lottizzazioni.

Io considero sul punto politico-economico, a prescindere dai siti se siano deturpabili o meno, che l' affare dell'eolico al pari delle discariche, necessarie e maledette, innanzitutto non può essere lasciato in mano alle amministrazioni locali; questo innanzitutto per evitare che ognuno dei 92 comuni dell'Umbria si piazzi la sua torre e addio cuore verde d'Italia e che soprattutto tutto questo non sia fatto in cambio di quattro soldi (la fame dei bilanci comunali annebbia la vista) visto che è possibile materialmente  e imprescindibile moralmente l'intervento pubblico, la municipalizzata elettrica o di ambito, come si dice adesso.

Conclusioni :

auspico e invito tutti a un dibattito pubblico concreto su questo tema e una partecipazione delle popolazioni soprattutto limitrofe alle scelte, che il quadro sia ancora più normato al livello regionale, e se esiste veramente un sito idoneo in Umbria per le centrali eoliche, esso sia attuato e gestito dal pubblico, perché i costi lo consentono.

Viceversa, se c'è qualcuno nelle amministrazioni che spinge per la soluzione di forza, saltando le fasi del ragionamento, impatterà con i soliti "rompiscatole" ambientalisti, gli abitanti "perplessi", i cacciatori contrari  per i danni alla migratoria che spesso sono anche gli stessi residenti ".

 

Pubblicato il: 07/06/2006

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