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Cimicchi: "Coraggio, non abbiate paura di parlare male di Garibaldi"

Il presidente del Centro studi città di Orvieto si rivolge a fabbicieri e cittadini per riaprire il dibattito sulla collacazione delle statue degli apostoli e sul museo dell'Opera...

foto di copertina

di Stefano Cimicchi

 Tra gli anni settanta, ottanta e novanta ho vissuto le vicende dell'Opera del Duomo con grande partecipazione emotiva per la straordinarietà del patrimonio, il rilievo  che esso riveste nella storia orvietana e poi anche perché lì vi si sono misurati tra i migliori (orvietani e non, cattolici e non!) di tutti i tempi.

Visto l'epilogo che hanno avuto nel tempo i vari C. di A. non ho mai capito perché ci fossero tante spinte per entrarvi tranne che per gli intellettuali e per i tecnici che avevano giustamente l'ambizione di essere "nobilitati" anche solo per il fatto di essere stati fabbricieri del Duomo.

In alcuni di essi ho potuto personalmente costatare l'attaccamento, il senso della storia e quello delle proporzioni (sic!).

D'altra parte misurarsi con il Maitani, con lo Scalza e con lo Zampi prevede una dose di umiltà che non si compra al mercato! Se uno ce l'ha bene, altrimenti fa dei danni incalcolabili.

Se fosse stato facile realizzare il complesso dei musei dell'Opera, non una mostra qualsiasi, questo sarebbe già avvenuto e, infatti, non è avvenuto e ogni generazione ha compiuto da par suo passi avanti e, regolarmente, passi indietro.

Sarà stato giusto consegnare tutto allo Stato in cambio della realizzazione dei musei? Perché allora alla progettazione della Soprintendenza si è poi contrapposta una progettazione di esperti sostanzialmente di esclusiva fiducia dell'Opera?

Vogliamo riflettere serenamente sul Museo Greco e gli opportunismi che costrinsero il Comune a farsene interamente carico? Quale margine è ancora oggi aperto perché il museo archeologico statale possa ricongiungersi con la porta del Parco Archeologico?

Oggi si pone il problema della collocazione provvisoria delle statue degli apostoli da tempo "archiviate" sotto al transetto. La soluzione non è facile, né a buon mercato!

La fretta non è mai stata buona consigliera e tutte le amministrazioni dell'opera hanno sofferto della necessità di fornire rapidamente prova della loro efficienza e solerzia! Ma qui non si tratta di spostare una brocca che comunque ad Orvieto farebbe discutere, in un mondo dove nessuno crede che il provvisorio non diventi definitivo lo spostamento al Sant'Agostino provoca più di qualche giustificata preoccupazione.

Provvisorio per provvisorio meglio cento volte il Duomo che è pur sempre la loro sede naturale!

Ma io non vorrei limitarmi ad una conclusione opportunistica e basata sulla sfiducia.

Vorrei spingermi oltre invitando l'attuale Consiglio dell'Opera ad assumersi tutte le proprie responsabilità, lavorando con il respiro della autorevolezza che dà l'essere circondati dalla fiducia collettiva e pensando finalmente "lungo" evitando quei rischi che sono insiti nella fretta del "fare".

Esistono problemi ed incongruenze nel progetto "Benedetti" (il famoso "catafalco") che esclude la ricostruzione del Duomo manieristico! Ne vogliamo parlare? E' più dura affrontare quel costo evitando la discussione e nel frattempo spendere soldi (anche se sono degli sponsor!) oppure ri-aprire il dibattito (che tra l'altro si era già ri-aperto, anche con qualche asprezza, tra gli stessi progettisti della commissione Bonelli!) sfruttando tutte le potenzialità che nel frattempo si sono manifestate con l'avvento del nuovo C. di A.!

Coraggio allora, abbiate fiducia nei vostri mezzi e accettate la sfida che anche dall'Arch. Satolli è venuta, non ve ne abbiate a male, il suo è un pensiero diffuso ad Orvieto e fuori. Una maggiore "imprenditorialità" a scapito di un lungimirante ed esplicito progetto non premia chi lo mette in atto ma finisce per allungare i tempi di realizzazione con le conseguenze che sono a tutti note!

 

Pubblicato il: 05/06/2006

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