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CRO, alla ricerca di una nuova e vincente strategia Local. I primi risultati dell'era Pecchi

Redditività, rapporto con il territorio e cambio di rotta. I tre temi per una Cassa di Risparmio alle prese con un mercato difficile. Si cominciano a vedere i risultati della riorganizzazione voluta partita col II semestre 2002

Economia

di Giorgio Santelli

C'era esigenza di una conferenza stampa con Presidente Guariglia e Direttore generale Pecchi? Probabilmente sì. Forse non proprio per spiegare come funzioni il modo di porsi sul mercato della Cassa di Risparmio di Orvieto targata Carifirenze. Non c'era trimestrale da presentare bensì la voglia di fare il punto su tre questioni che, certamente, stanno a cuore alla banca.

Prima, però, una premessa. Tempo fa uno spot che rappresentava il leit motiv dell'immagine targata Cro diceva: la banca dove vivi e lavori. In questo spot c'era tutto ciò che poteva esprimere l'orgoglio localista di una banca nata e vissuta sul territorio. La Cassaforte di famiglia, se vogliamo, di una città - prima - e di un piccolo comprensorio di una minuscola provincia di una delle più piccole regioni d'Italia: l'Umbria. Le cose sono cambiate, la ricerca di fusioni non è stata più una scelta ma una necessità. Un po' per necessità, quindi, e un po' per scalzare questa difesa ad oltranza del campanile di casa propria. E Guariglia, oggi, dice: "Non è un caso che l'attenzione per la ricerca di un socio forte - quello di maggioranza - si è indirizzata verso Carifirenze. E' una Cassa di Risparmio, come noi".

Stesso modus operandi, stessi metodi; solo un bacino più grande. Poi venne il diluvio polemico di una necessaria scelta politica perché "Sono gli amministratori che decidono - prosegue Guariglia - e la necessità di un cambio delle linee di indirizzo di una banca è coinciso con la necessità di un nuovo direttore generale": Pecchi, per l'appunto. Nuove linee di indirizzo per farsi spazio in un mercato sempre più difficile e costretto ad operare con un "ricarico" sempre minore.

Usiamo terminologia impropria, è vero, ma solo per spiegare che il nuovo modello bancario (l'unico possibile, a dir la verità) è quello che fa uscire una banca dalle secche di una sorta di "ente morale o benefico" dove contava molto di più il rapporto col territorio e si era meno schiavi delle esigenze del mercato. Bei tempi. Ma sono tempi chiusi. La nascita della Fondazione (voluta dal sistema bancario e politico) ha delegato ad esse il ruolo benefico di un tipo di banche che erano un po' aziende e un po' enti morali. Il risultato che ne è uscito è quello di una Banca al 100% che si trova a dover discutere col mercato e rispondere a pieno a meccanismi aziendali. Alle prese con una bolla speculativa ormai conclusa e con una congiuntura economica internazionale per nulla positiva

Da qui, conclusa la premessa, le tre questioni fondamentali discusse nel corso della conferenza stampa.

La redditività

La banca è un'azienda. Ci sono due soci (Carifirenze e Fondazione Cro) che pretendono redditività quindi utili. C'è un mercato dove il prodotto venduto (i soldi) sono a buon mercato e vi sono poche differenze tra le offerte che le diverse aziende che vendono lo stesso prodotto fanno. Quindi la necessità è quella di puntare su prodotti appetibili, consulenze specifiche, professionalità e qualità del servizio. Insomma, invogliare i clienti a venire a comprare alla Cassa di Risparmio perché c'è un prodotto di qualità, certificato, sicuro. Il tutto con una forte razionalizzazione delle spese perché in caso contrario la redditività cala e i soci se ne dispiacciono ed il territorio ne soffre.

Il rapporto con il territorio

Il territorio ne soffre perché i benefici di un'alta redditività si chiamano utili. Gli utili vanno ai soci e la minoranza dei soci è la Fondazione. Gli utili della Fondazione, che esrcita il ruolo di Ente benefico, vengono reinvestiti sul territorio in iniziative no profit.. Insomma, se la banca funziona bene il territorio ne beneficia. Per questo il legame tra Banca e territorio resta e deve restare forte.

Il cambio di rotta

Ogni cambiamento crea scompenso ai clienti. L'esigenza di una trasformazione della Banca era reale. La guida Pecchi è stata una necessaria e condivisibile azione. In un sol colpo, col cambiamento del direttore generale, si è chiuso un ciclo, si è messo un punto. Segnato il confine tra il vecchio ed il nuovo modo di fare banca. Non è un caso che lo stesso Pecchi (già direttore commerciale di Carifirenze) abbia preteso tempo per conoscere la realtà e solo successivamente abbia dato vita ad una serie di incontri per conoscere i clienti della banca. Il cambio di registro si è immediatamente sentito e( presto su Orvietosì leggerete l'inchiesta in fase di realizzazione sul rapporto tra pmi locali e Cro) questo nuovo modo di agire della banca, un po' meno flessibile e più omogeneo al comportamento delle altre banche, ha portato ad uno scollamento nei rapporti storici tra Banca e Cliente. Una domanda.


Quanto questa difficoltà ha inciso su eventuali perdite di clienti?

"Non ha inciso minimamente - afferma Guariglia - Non si è verificato alcun esodo dalla Cro verso altre Banche. Questo anche perché ci siamo accorti di questo periodo di difficoltà e la banca ha provveduto. Non è diminuita la quota di mercato della banca sull'Orvietano poiché c'è stato un adeguamento tempestivo della banca alle esigenze del mercato".

È il Dg Pecchi a dare qualche dato. Non sul futuro perché, alla domanda "quali utili intendete raggiungere per l'anno in corso" risponde "si tratta di dati sensibili". Però si parte da un dato consolidato che dovrà essere superato, quello degli utili 2002 (3,2% a 1.186.000 €). Poi, Pecchi, risponde alle domande che chiedono quale fetta di mercato occupa la Cro in termini di impieghi e raccolta. I dati sugli impieghi al novembre 2002 parlano di un 5% sui territori della provincia di Terni e Viterbo con una crescita dello 0,4% rispetto all'anno precedente. Crescono in modo robusto negli ultimi tempi con particolare predisposizione agli impieghi a medio e lungo termine (mutui a privati e a imprese). Per quanto riguarda la raccolta il dato disponibile è del dicembre 2001. Si tratta del 15% sulla provincia di Terni e del 2,20% su quella di Viterbo per una media dell'8% su tutto il territorio.

Pubblicato il: 08/04/2003

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