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Giampietro Piccini: "Il casello di Orvieto nord è soltanto un sogno"

"Per quanto riguarda la viabilità, una volta terminata la complanare l'esigenza del casello verrebbe meno" sostiene Piccini...

foto di copertina

 

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Arriva chi mette i puntini sulle i sulla spinosa questione del casello.
"Castiglione in Teverina o non Castiglione in Teverina, il casello Orvieto nord era e resta un sogno, ma se rivuole fare politica da salotto parliamone pure".  
A puntualizzare l'intera questione al centro da mesi di duri scontri e aperture è Gianpietro Piccini dei Ci.

 

"Non lo dico certo per partito preso - puntualizza Piccini - ma sulla base di considerazioni più che logiche. Da un punto di vista tecnico - spiega meglio il segretario dei Ci - ci sono problematiche che, non voglio dire siano insormontabili, ma di certo fanno lievitare i costi dei lavori molto di più di quanto qualcuno pensi. Questo perché per scavalcare l'A1, se non sulla piana di Ponte Giulio (e anche lì bisogna comunque passare sotto la ferrovia lenta) non esiste un punto in cui non si debba passare sopra il corpo autostradale (ovviamente), la lenta e la Direttissima. Vi lascio immaginare i costi".

 

Ma di un'altra cosa è più che certo Piccini, punto di vista questo che taglia la testa al toro. "Per quanto riguarda la viabilità, una volta terminata la complanare l'esigenza del casello verrebbe meno.  Tanto per ragionare in concreto, chi arriva ad Orvieto dal Sud esce all'attuale casello e per accedere alla zona industriale imboccherebbe la complanare, chi viene dal Nord uscirebbe ugualmente al casello e tornerebbe indietro di appena 5 o 6 chilometri che, a quel punto, saranno però di complanare e non di viabilità ordinaria: praticamente neanche ce ne si accorge. Senza parlare poi del traffico legato al pendolarismo dei centri ai piedi della Rupe che la complanare è in grado assorbire e risolvere completamente".

 

"Insomma - tira le fila Piccini - dalla mancata realizzazione del casello la nostra viabilità non trae alcun danno se riusciamo a finire la complanare. Che è, dunque, lo sforzo verso il quale deve tendere al massimo l'amministrazione". "La politica - conclude - è vero che si fa con le idee, ma con le idee che si sposano con la fattibilità dei progetti: lavoriamo, dunque, sul secondo stralcio della complanare senza in utili fughe in avanti dettate solo da esigenze d'immagine".   

Pubblicato il: 18/05/2006

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