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L'evento sia ingresso privilegiato per entrare nella "orvietanità"

Intervista a Marco Sciarra, consigliere neo-eletto nel Consorzio Orvieto Promotion

Politica

di Stefano Corradino

Siamo a pochi mesi dall'inizio dell'estate. La guerra inciderà negativamente sull'incoming dall'estero e non sono molto confortanti le previsioni per il turismo nazionale in genere. Come la vedi?
Indubbiamente la guerra ha un effetto negativo. Praticamente tutti gli operatori, locali e non, che conosco hanno visto diverse prenotazioni disdette. Posso citarti l'esempio di un gruppo di studenti austriaci che aveva prenotato un laboratorio didattico presso di noi e che ha cancellato tutto solo perché i genitori dei ragazzi non se la sentivano di mandare i propri figli "al sud", e quindi più vicini alla guerra. Si sfiora il ridicolo, ma non possiamo farci nulla.
E il discorso è generalizzato: un mese fa ero in Marocco e ci siamo visti annullare il volo di rientro per mancanza di passeggeri.
In questo quadro non proprio ottimistico l'estate turistica orvietana come si annuncia?
L'estate turistica non può prospettarsi molto rosea, e serie ipoteche ci sono anche sulla Pasqua e sui ponti di primavera. Se è vero che la guerra scoraggia ad andare all'estero tra Pasqua e i primi di maggio, è anche vero che una crisi generalizzata costringe a casa molti italiani. Staremo a vedere. Le premesse non sono delle migliori. Collaboriamo con diversi tour operator che veicolano pacchetti per individuali e gruppi; le prenotazioni per gli individuali sono quasi inesistenti e anche il numero dei gruppi si è fortemente ridimensionato.
Speriamo con un turismo "di vicinato", con le scampagnate di toscani e romani. Ma siamo sempre al mordi-e-fuggi
Quello del "mordi e fuggi" è proprio uno dei principali (e storici) problemi del turismo orvietano. In una recente intervista all'assessore Petrangeli si è riflettuto sulle difficoltà nel "fare sistema" per permettere ai turisti di soggiornare nella nostra città per un periodo più lungo...
Sinceramente sono dell'idea che bisognerebbe essere più aperti e guardare al COSA si fa piuttosto che al CHI fa certe cose. Ho anni di bocconi amari alle spalle.
La prassi spesso è quella di promuovere progetti, metterci a capo uno, stipendiarlo, senza vedere i risultati, tagliando fuori tutte le iniziative private, o per lo meno quelle non blasonate.
Avrai capito che non voglio essere polemico e che non ho fretta. Piano piano i risultati arrivano.
Ci stiamo rendendo conto, purtroppo solo in questo periodo, che se si vuole avere del turismo di qualità, non possiamo più fare conto solo sulla consapevolezza di avere un bel Duomo.
Il turismo DESTINAZIONE esiste solo per i grandi gruppi che fanno sei città in un giorno. Il turista di qualità, o turista culturale che dir si voglia, pratica un turismo MOTIVAZIONE, volendo entrare nel vissuto di una comunità, andando nei negozi, facendo la spesa al mercato, rifiutando i locali nati ad uso e consumo dei soli turisti.
E non è facile cambiare una mentalità che non conosce la promozione, specie dopo decenni di caserma Piave, che portava clienti facili a quasi tutti.
Guarda quello che è successo con i ristoranti: sparita la caserma molti, quasi tutti, si sono riadattati migliorando notevolmente. Un procedimento di questo tipo andrebbe portato avanti anche in altri settori.
È ridicolo che in una città di antichissima tradizione ceramica si vendano delle porcherie stampate e che tutti gli oggetti di terracotta (magari decorati a Orvieto) provengano comunque da Deruta.
Quali possono essere le vie d'uscita? Pacchetti turistici, itinerari guidati, coordinamento degli eventi, aumento della qualità e della quantità delle manifestazioni...
Promuovere pacchetti, certo (con il consorzio puntiamo molto su questo), ma anche promuovere le ricchezze di città e territorio "in loco".
L'APT esiste, ed ha un ruolo importante, ma ogni tanto è senza soldi, ogni giorno cambiano gli incarichi, le deleghe, la gestione, i campi di intervento, poverini non è colpa loro; ma "vuolsi così colà dove si puote"
Strumenti come la "carta unica" possono essere delle soluzioni, ma solo parziali (basti pensare che è blindata, non permettendo l'ingresso di altre strutture, e questo la dice lunga sulla elasticità della promozione orvietana); posso riferirti dei successi delle nostre iniziative di convenzionarci per sconti reciproci (abbiamo convenzioni con il Pozzo di San Patrizio, il Museo Emilio Greco, la Funicolare, il Parcheggio di Campo della Fiera,).
Non posso inoltre non dirti che il coordinamento degli eventi è necessario, anzi, indispensabile; ma accanto a questo è opportuno muoversi affinché gli eventi stessi entrino nel vissuto cittadino; occorre che gli orvietani sentano propri anche i grandi eventi, e che chi amministra e promuove non snobbi le piccole manifestazioni. Una città vissuta come vuota scenografia per un evento è quanto di peggio si possa offrire.
Tu lo sai che ancora no si sa se e come si farà il palio? E lo sai che già da un anno il tema del prossimo Presepe nel Pozzo è sulle pubblicazioni della regione e nei pacchetti dei maggiori T.O. italiani???
Occorre poi pensare all'immagine, quella vera, fatta a suon di disciplinari e marchi DOC, DOCG, DOP e certificazioni d'area come ECOLABEL o simili. Occorre far sapere che da noi la qualità è anche nelle piccole cose; e occorre, ovviamente mettere in piedi gli strumenti perché il maggior numero di aziende arrivi a buoni standard qualitativi.
Così che anche chi è venuto per caso in città si renda conto che vale la pena tornarci, e magari la prossima volta prenoterà una visita guidata.
Solo due considerazioni in merito:
- non esiste settore economico come il turismo in cui il passaparola conti più di ogni altro mezzo di promozione
- Alpitour ha dovuto ritirare la campagna "turisti fai da te, ahi ahi ahi!!!" perché le ha provocato un grande danno, dato che il turista vuole fare da sé, ma vuole avere gli strumenti per poter scegliere e le informazioni chiare su ciò che si può fare
In che modo il Consorzio Orvieto Promotion potrà incidere sul miglioramento della qualità del turismo ad Orvieto e nel comprensorio?
Il consorzio ha molti compiti. E ha anche un passato molto travagliato, costellato di piccoli successi e grandi problemi, non ultima la prematura scomparsa del nostro coordinatore, Alfredo Maggioni, la cui morte ha scombussolato un paio di anni di programmazione.
Il recente cambiamento dello statuto, che ha trasformato il consorzio in organismo pubblico-privato dovrebbe permettere il dialogo tra enti e operatori di cui ti parlavo prima.
Non solo questo, il consorzio partecipa al nuovo STL della provincia di Terni (Sistema Turistico Locale, a cui partecipa anche l'altro consorzio, il DITT, distretto integrato del turismo del ternano, di cui fa parte anche la provincia e che ci ama tanto), e come tale è divenuto strumento importante per la promozione dell'area e capofila per i progetti di certificazione ambientale e di qualità.
È stato inoltre approvato un progetto per la promozione di pacchetti turistici modulari e componibili, con due target diversi: tour operator e pubblico finale, e con strumenti differenti per i due possibili fruitori; workshop ed educational tour per i primi, carta stampata e internet per i secondi.
E poi i progetti di aggiornamento e riqualificazione per gli operatori, gli eventi gestiti direttamente dal consorzio,Insomma, c'è da fare.
I nuovi consiglieri eletti sono in gran parte ristoratori. In che consisterà il vostro personale contributo all'attività del Consorzio? Il marchio Orvieto "città slow" ad esempio, vi vedrà come ristoratori direttamente coinvolti nella programmazione di ulteriori iniziative (oltre a slow food) per attrarre turisti sul territorio?Questo non è vero: ci sono due albergatori (Petrangeli e Caponeri), due ristoratori (Bernardini e Branca), due che rappresentano aree differenti (Riccardo Cristofari, di Easy Tour, che ha sia la Effegi Viaggi che l'Hotel Orvieto, ma nessun ristorante; e io che ho tre attività, una di commercio -Le Arti Minori-, una di ristorazione -La Bottega del Buon Vino-, la cui attività è molto ridotta e ridisegnata, e una di servizi -Pozzo della Cava-, su cui punto di più dal punto di vista turistico), un gestore di agriturismo (Patrizi) e una PCO (Carla Coppola).
Il panorama è piuttosto vario, come puoi vedere, includendo sia la ricettività che i servizi, sia il turismo tradizionale che quello di ultima generazione o di nicchia, come i congressi.
Indipendentemente dalle attività svolte, poi, ognuno rappresenta tutti i soci.
Indicavo queste figure professionali per indagare il rapporto tra gli operatori della ristorazione (di cui fa parte) e il movimento slow food...
L'interesse per il movimento Slow è grande e il consorzio partecipa da anni ad Orvieto Con Gusto, sia gestendo gli spazi della manifestazione che proponendo pacchetti e percorsi alternativi, gestiti dai soci del consorzio.
Ti ricordo, poi, che CittàSlow riguarda un modo di vivere, non solo di mangiare, quindi coinvolge tutti, dalla copisteria all'hotel, dal ristorante per banchetti alla merceria.
Riguardo all'atteggiamento verso gli eventi, posso dirti che lotterò affinché vengano portate avanti tre strategie:
- sfruttare l'effetto strascico delle grandi manifestazioni, facendo musica anche al di fuori del jazz e facendo jazz non solo a capodanno
- mescolare realtà e livelli per promozioni incrociate, mettendo un po' di Orvieto con Gusto durante Umbria Jazz, facendo vedere che a Orvieto, jazz o non jazz si mangia e che se tornano a ottobre trovano una kermesse del gusto, o ancora puntando sulla musica o sul teatro nel periodo di Orvieto con Gusto, o facendo rifiorire delle vetrine di tipicità come è successo per un paio d'anni in Via della Cava, senza troppa paura a mescolare pubblico e privato, purché in entrambi i casi non si prescinda dalla qualità
- coinvolgimento della città, sia in termini di spazi che di attività; così che l'evento diventi una sorta di ingresso privilegiato per entrare nella "orvietanità", e per viverla a 360 gradi.

Pubblicato il: 08/04/2003

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