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A spasso sul "Sentiero dei briganti"

Un itinerario che si snoda per quasi cento chilometri, attraverso un paesaggio tra i più selvaggi e meglio conservati d'Italia, a cavallo tra Lazio, Umbria, Toscana

Si chiama ''Sentiero dei Briganti'' ed è un itinerario che si snoda per quasi cento chilometri, attraverso un paesaggio tra i più selvaggi e meglio conservati d'Italia, a cavallo tra Lazio, Umbria, Toscana e che comprende due riserve naturali (Monte Rufeno e Selva del Lamone), un'oasi del Wwf (Vulci), due laghi (Bolsena e Mezzano), due sistemi fluviali (Paglia e Fiora), disseminato da decine di aree archeologiche.
Al sentiero, istituito ufficialmente nel 2002, la Comunita' Montana dell'Alta Tuscia ha dedicato un'accuratissima guida illustrata. Il volume propone un percorso da compiere a piedi, a cavallo o in mountain bike, che s'addentra in un territorio scontroso, impenetrabile e selvaggio.
Questo ambiente è custode di specie vegetali ed animali rare, dal cinghiale al gatto selvatico, dalla lontra ai bovini maremmani. Ma soprattutto è stato per tutto il XIX secolo regno di briganti e scenario dei loro misfatti, consumati tra Monte Rufeno e San Magno, tra Murcia Bianca e Pian di Maggio, tra la Selva del Lamone e le gole anguste e profonde come la forra del Paternale. Un territorio in cui sono incastonati i paesi d'origine degli stessi briganti intabarrati, con il trombone infallibile, il cappello floscio e la barba lunga ed ispida: Acquapendente per Fioravanti, Grotte di Castro per Ranucci, Gradoli per Chiappa e Nocchia, Latera per Erpita e Brando Camilli, Onano per Petrucci e Casali, Valentano per Fumetta, Bustrenga e Marintacca, passati alla storia come le belve di Valentano, Farnese per Biagini e Basilietto, Cellere per Tiburzi.
Il sentiero ha il pregio di ''battere'' i tracciati più suggestivi, per aspetti naturalistici e archeologici, delle zone interessate, attraversando aree protette, riserve di caccia, vie cave, necropoli etrusche e la spettacolare Selva del Lamone. All'interno della guida hanno un posto di rilievo anche i prodotti tipici. Un'avventura gastronomica alla scoperta del ricco ''giacimento'' culinario dell'Alta Tuscia, che si sviluppa attorno a ingredienti di cui la zona è forte produttrice: l'olio, il vino, i pesci del lago di Bolsena, i prelibati legumi. Al turista affascinato al mix di cultura, arte e gastronomia la guida propone una vacanza definita ''del territorio'', che consente la riscoperta del paesaggio, dei ritmi lenti della natura e della cultura del buon cibo. Al volume hanno lavorato Pietro Tamburini, che ha curato molti dei testi riportati; l'artista Luciano Funari, che ha realizzato le varie illustrazioni grafiche, Gianfranco Gelsomini per il servizio fotografico, Maurizio Pinna, Cesare Goretti e Roberto Antonini che hanno messo a disposizione il loro materiale fotografico, e Antonio Baragliu, che ha ricostruito le pittoresche storie dei briganti. La guida è stata realizzata con il contributo dell'assessorato alla Cultura della Provincia di Viterbo.

Pubblicato il: 25/04/2006

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