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La morte di Raffaele Capoccia. Ancora da chiarire modi e tempi

Non è stata ancora effettuata l'autopsia disposta dal magistrato per fare chiarezza sulle cause, oltre che sull'ora, del decesso

ORVIETO - Non è stata ancora effettuata l'autopsia disposta dal magistrato per fare chiarezza sulle cause, oltre che sull'ora, del decesso di Raffaele Capoccia, l'orvietano di 33 anni trovato senza vita, mercoledì scorso intorno a mezzogiorno e mezzo, in un appartamento del capoluogo umbro di via del Macello. Non è ancora del tutto chiara, infatti, l'ora della morte visto che Capoccia, che stava terminando la degenza in una comunità terapeutica di Assisi, pare non rispondesse al telefono da un paio di giorni. Il tribunale perugino, oltre al medico legale, il dottor Massimo Lanci, ha nominato anche una tossicologa, la dottoressa Paola Melai per appurare il tipo di sostanza stupefacente che avrebbe procurato la morte del trentatreenne orvietano.  Gli uomini della Questura di Perugia, che conducono le indagini, sembra stiano battendo la pista dell'eroina anche se formalmente attendono i riscontri dell'autopsia, che dovrà essere effettuata nei prossimi giorni, per indirizzare in maniera più efficace l'attività investigativa.  Capoccia, in passato, aveva avuto qualche altro guaio giudiziario legato al consumo e al traffico di stupefacenti. E ora, dopo il periodo di disintossicazione, aveva trovato lavoro a Perugia, mentre restava in attesa di essere giudicato per il processo 'Cahos', legato all'indagine antidroga, a cavallo tra il 2000 e il 2002, condotta dai carabinieri di Orvieto. Indagine per la quale sono tuttora alla sbarra altri 26 giovani orvietani.

 

Pubblicato il: 22/04/2006

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