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Inaugurata la mostra "Le stanze delle meraviglie da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

E'l'evento culturale dell'anno. Nasce dalla preziosa collaborazione tra l'Opera del duomo e Civita. Si prevede un pubblico numeroso

foto di copertina

ORVIETO - "Le stanze delle meraviglie da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto". Un grande evento d'arte quello inaugurato ieri pomeriggio ad Orvieto con la mostra che, nella doppia sede dei palazzi papali e della chiesa di Sant'Agostino, propone,  fino al prossimo 7 gennaio, un affascinante percorso tra capolavori di Simone Martini, Arnolfo di Cambio, Luca Signorelli, Giambologna, Francesco Mochi. Un percorso studiato per restituire alla fruizione una serie di opere di grandissimo valore storico-artistico che rispecchiano la vastità e la varietà del patrimonio raccolto e conservato dall'antica Fabbriceria orvietana.

L'iniziativa, promossa dall'Opera del Duomo, e portata a compimento grazie ad una prestigiosa convenzione stipulata con l'associazione Civita, rappresenta il primo passo verso la definitiva riapertura del Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto, uno dei principali musei d'arte dell'Umbria, chiuso da vent'anni, e al tempo stesso si pone l'obiettivo di riaffermare il legame originario con la città e con il territorio di questa istituzione e di questo museo che nacque nel 1882 con una forte connotazione civica e municipale. Il percorso espositivo allestito nelle sale dei palazzi Papali, presenta in ordine cronologico una selezione critica di sculture, dipinti e manufatti di arti decorative, dal Duecento alla prima metà del Seicento, molti dei quali recuperati grazie a specifici interventi di restauro.

In particolare, sono esposti la Madonna in trono con Bambino attribuita al pittore fiorentino Coppo di Marcovaldo (1270 ca), due opere di Simone Martini, il Polittico di San Domenico (1321 ca) e il pannello centrale del polittico di San Francesco (1320 ca), le piccole statue acefale dei due Angeli turiferari di Arnolfo di Cambio (1282 ca), insieme ad alcuni capolavori della scultura trecentesca, dell'oreficeria e dell'ebanisteria senese della stessa epoca, come il Reliquiario di San Savino e gli elementi originali del coro ligneo della Cattedrale. Tra le opere rinascimentali, si segnalano la tavola con la Maddalena eseguita dal Signorelli nel 1504 e alcuni paramenti sacri di eccezionale pregio e ottimo stato di conservazione, i cui ricami provengono da cartoni di Bartolomeo di Giovanni, Raffaellino del Garbo e Sandro Botticelli. Sono inoltre esposti, per la prima volta dopo il restauro, tutti i dipinti cinquecenteschi provenienti dagli altari laterali del Duomo, smantellati alla fine dell'Ottocento, e mai ricomposti unitariamente prima d'ora, ovvero le 13 grandi tele e una tavola realizzati dai grandi protagonisti dell'arte della Controriforma come Nicolò Circignani, Girolamo Muziano e Cesare Nebbia. La chiesa di Sant'Agostino, accoglie, invece, il gruppo scultoreo dell'Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608) e il complesso delle 12 monumentali statue degli Apostoli realizzate tra la fine del XVI e l'inizio del XVIII secolo da Raffaello da Montelupo, Francesco Mosca, Ippolito Scalza, Giambologna, Giovanni Caccini, Francesco Mochi, Ippolito Buzi, Bernardino Cametti. "È un eccellente risultato per l'Opera del Duomo e per la città di Orvieto - ha commentato con soddisfazione il presidente, Francesco Venturi - restituire alla fruizione opere d'arte d'inestimabile valore e dare, allo stesso tempo, visibilità alla città".
Lo strumento della convenzione, inoltre, ha consentito un'operazione altrimenti onerosa sia dal punto di vista delle risorse che dal punto di vista delle competenze, con la garanzia, peraltro, di un risultato al top per l'alta professionalità con cui l'associazione Civita si è affermata a livello nazionale.

"La convenzione è un esempio classico di project finance - spiega Daniele Di Loreto, consigliere dell'Opera. "È uno strumento di finanza innovativa che consente il finanziamento di opere di pubblica utilità limitando l'apporto di fondi pubblici con il coinvolgimento di soggetti privati. L'Opera del Duomo ha messo a disposizione le opere d'arte, gli spazi espositivi e le strutture logistiche, mentre Civita fornisce i capitali oltre alla competenza specifica. Per noi è stato anche un affare sul piano della promozione - prosegue Di Loreto - aver abbinato il logo dell'Opera del Duomo con quello di Civita, che aggrega le maggiori imprese del Paese e dispone di strumenti di comunicazione ai più alti livelli".

Pubblicato il: 13/04/2006

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