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MCO. Si allungano i tempi della trattativa

L'accordo sulla definizione del nuovo assetto societario per lo stabilimento tessile di Bardano non sarebbe stato ancora raggiunto

ORVIETO - Si allungano i tempi della trattativa tra imprenditori e agenzie regionali sulla questione Mco.  L'accordo sulla definizione del nuovo assetto societario per lo stabilimento tessile di Bardano non sarebbe ancora stato raggiunto anche se resterebbe confermato l'incontro già fissato con i sindacati per il prossimo 15 aprile.  Un segnale, questo, che potrebbe essere letto, con un cauto ottimo, come un possibile passo in avanti nell'operazione, vista la conferma dell'appuntamento coi sindacati e l'impegno - sembra - di un nuovo incontro tra Gepafin, Sviluppumbria e imprenditori prima di quella data.  Queste le uniche indicazioni trapelate dai colloqui di ieri.  Dunque resterebbe al centro del confronto la possibile partecipazione della mano pubblica nelle quote societarie dello stabilimento, una soluzione questa che costituirebbe un significativo momento di garanzia per la ripresa e la durata dell'attività.  Ma sulla quale non ci sarebbe ancora piena intesa tra le parti.  Resta, dunque, alta la preoccupazione e l'attenzione dei sindacati.  Che avevano fatto precedere l'incontro di ieri da un appello e un forte richiamo al senso di responsabilità rivolto a tutti i soggetti coinvolti.  In ballo c'è la ripresa dell'attività dello stabilimento tessile che impiegava, prima della chiusura dello scorso mese di settembre, 82 operaie ad alta specializzazione.  Da 7 mesi a casa, senza stipendio e tuttora in attesa della cassa integrazione, firmata solo di recente dal ministero.  "Non si può andare avanti a forza di rinvii e rimpalli - preme Raffaele Trentini, della Cisl - le responsabilità non si sa di chi sono, ma chi ce le ha se le assuma!".  

La crisi della Mco iniziata da qualche anno, col progressivo crollo delle commesse del settore, ha raggiunto l'apice a maggio scorso con le prime paventate ipotesi di chiusura dello stabilimento e gli scioperi delle maestranze che ne furono la prima conseguenza. Poi il rinvio della temuta chiusura di luglio che non fece altro che allungare di un solo mese l'agonia dei dipendenti. La chiusura arrivò, infatti, a settembre. Alla fabbrica, nata negli anni Sessanta sotto il nome del grande marchio della Lebole, è sempre stato legato il sogno che potesse rappresentare l'occasione di sviluppo industriale dell'Orvietano. Un sogno che, passato sotto diverse mani, non è mai in realtà completamente decollato. 

Pubblicato il: 05/04/2006

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