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Rischiano il rinvio a giudizio due ventenni orvietani

Il caso Achilli. Emersero ammissioni di colpevolezza fatte dai due durante una festa di Capodanno.

ORVIETO - Sparavano petardi dal parapetto della Confaloniera quel pomeriggio del 14 novembre del 2000 tra le 16 e le 16,30 quando all'improvviso avvistarono ai piedi della Rupe il corpo senza vita di Roberto Achilli. Trovato morto, suicida dissero le indagini, dopo quattro giorni che era sparito da casa. Ora i due ventiduenni orvietani, minorenni all'epoca dei fatti, con la Procura dei minori di Perugia che, come detto, ha chiuso le indagini, si trovano a rischiare il rinvio a giudizio per omicidio volontario. Il caso del misterioso volo dalla Rupe del ventunenne orvietano era stato riaperto ad Orvieto sulla scorta di un'indagine per molestie telefoniche su denuncia proprio di uno dei ragazzi attualmente indagati che da un terzo personaggio riceveva telefonate che lo accusavano della morte di Roberto. In quell'indagine emersero ammissioni di colpevolezza fatte dai due ventenni durante una festa di Capodanno. Dichiarazioni poi ritrattate. Il caso venne trasferito per competenza a Perugia dove il pm propose l'archiviazione, la famiglia si oppose e il giudice stabilì di procedere con delle indagini suppletive per non lasciare nulla all'intentato. Oggi è difficile dire quale piega abbiano preso le indagini. Come noto, di punti oscuri nella vicenda ce ne sarebbe più d'uno. Soprattutto sugli spostamenti del giovane nei quattro giorni prima della sua morte. Da capire anche se la pista satanica paventata a tratti nell'inchiesta abbia avuto un seguito.  Inquietanti, anche in questo senso, sono le parole del legale della famiglia Achilli, l'avvocato Enrico Valentini che sostiene, come ha fatto anche altre volte in passato, che per fare piena luce occorre andare anche oltre i due ragazzi indagati.

Pubblicato il: 31/03/2006

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