Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Caso Achilli, chiuse le indagini

Due giovani orvietani rischiano il rinvio a giudizio per la morte del ventunenne trovato senza vita ai piedi della Rupe il 14 novembre del 2000

di Stefania Tomba

ORVIETO - Caso Achilli, la procura chiude le indagini. Per la morte di Roberto Achilli, il ventunenne trovato senza vita ai piedi della Rupe il 14 novembre del 2000, restano iscritti al registro degli indagati con l'ipotesi di omicidio volontario i due ragazzi (all'epoca sedicenni) che, quel pomeriggio per primi, scorsero il corpo dal ciglio della Gonfaloniera. I due ragazzi restano ora in attesa dell'udienza preliminare che potrebbe rinviarli a giudizio. Ma prima hanno venti giorni dalla notifica per depositare eventualmente una memoria o essere nuovamente interrogati. Il caso archiviato in un primo momento come suicidio era stato riaperto sulla spinta della Procura della Repubblica di Orvieto in coda ad un'indagine per molestie telefoniche e trasferito alla Procura dei minori di Perugia che, dopo averlo archiviato a sua volta, si è vista "costretta" a riaprire il fascicolo su opposizione dei familiari del giovane, che all'ipotesi del suicidio non hanno mai voluto credere. Troppe le domande senza risposta. Dalla posizione in cui venne ritrovato il corpo del ragazzo, posizione anomala che, in un primo tempo, fece addirittura pensare che potesse essere spostato. Anche se poi i dubbi vennero smontati dalla perizia fatta all'epoca dal professor Bacci che definì la posizione del corpo compatibile con la caduta. Ma c'è dell'altro. C'è il vuoto assoluto sugli ultimi quattro giorni di vita del giovane, mite e ancora un po' bambino, scomparso da casa ben prima che venisse trovato morto. Quattro giorni che non è mai stato possibile ricostruire e nei quali di certo in quel freddo novembre Roberto, il cui corpo venne trovato pulito e in buone condizioni, non era sicuramente stato all'addiaccio. Dove è stato, allora, o chi l'ha trattenuto? Sul caso si sono, in passato, adombrati anche sospetti di possibili ombre sataniche. E poi quelle dichiarazioni "Vi ricordate Roberto? Lo abbiamo ucciso noi" pronunciate dai ragazzi durante una festa di Capodanno in cui confessavano anche di aver chiamato i carabinieri per sviare i sospetti. Le frasi erano emerse nell'ambito di un'indagine per molestie telefoniche, su denuncia proprio di uno dei ragazzi attualmente indagati che da un trentenne riceveva telefonate che lo accusavano della morte di Roberto. Ora sulle indagini c'è la parola fine. Sarà il giudice a stabilire se andare avanti col processo. "Non si può parlare di soddisfazione - puntualizza il legale della famiglia Achilli, l'avvocato Enrico Valentini - non lo è mai in questi casi. Certamente, siamo contenti che si stia andando avanti. E' quello che abbiamo sempre voluto: ovvero non certo vendetta, ma la verità. E per far questo, a mio avviso, occorre andare anche oltre questi due ragazzi".

Pubblicato il: 30/03/2006

Torna alle notizie...