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I° seminario "Il mercato globale e le forme alternative di economia". Relazione del primo incontro

Il seminario sul tema "il mercato globale e le forme alternative di economia" ha avuto come relatore la giornalista, Monica Di Sisto

Si è svolto sabato 25 marzo il primo incontro del ciclo di seminari, organizzato nell'ambito del progetto "dalla semima al consumo - pensare, progettare e costruire la rete dell'altreconomia". Il seminario è organizzato da alcune associazioni orvietane, riunite nella rete orvietana per l'economia responsabile e solidale.
Il seminario sul tema "il mercato globale e le forme alternative di economia" ha avuto come relatore la giornalista, Monica Di Sisto, dell'Osservatorio sull'economia e il mercato globale "Tradewatch", che è stato costituito e promosso da alcune organizzazioni che si riferiscono ai movimenti di Seattle e aderiscono al network internazionale Our World Is Not For Sale, da Rete Lilliput a Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Roba dell'Altro Mondo, Mani Tese, dal Centro Internazionale Crocevia ai Gruppi di Appoggio al Movimento Contadino Africano e Fondazione Culturale Responsabilità Etica...
Il seminario si proponeva di partire da uno sguardo d'insieme all'organizzazione mondiale del commercio - OMC (o WTO), fondata nel 1995, per regolare la progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali nel mondo e con la missione di portare maggiore prosperità, livelli d'impiego e sviluppo sostenibile attraverso un tasso crescente di libero mercato. 
"L'evidenza dei fatti- fa presente Monica Di Sisto- mostra però tutti i limiti di questo tentativo di governance commerciale globale, che rivolta dichiaratamente alla crescita dei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati, ha reso in realtà i primi progressivamente più voraci e cinici, ciechi di fronte ai diritti e alla giustizia sociale e ambientale; è il caso della Cina, Paese che spiega il suo 10% di crescita del Pil annuo, con l'adozione piena delle scellerate logiche sviluppiste imposte nei negoziati dell'OMC e che ha portato anche alla repressione violenta della stessa popolazione cinese: emblematico è il caso della operaia cinese con i piedi legati, in una stanza chiusa di una fabbrica di Pechino, a stirare abiti di firme italiane importanti per 14 ore al giorno. Gli stessi Paesi poveri, poi, che costretti a conservare se non peggiorare il loro livello costante di sottosviluppo, sono sotto continuo ricatto degli altri Paesi "vincitori". E chi vince in questa partita? Non sono altro che i Paesi sviluppati, il 14% della popolazione mondiale, come mostrano anche i dati delle esportazioni, che rappresentano il 75% del totale, laddove per i Paesi a basso reddito, il 40% della popolazione, contano solo per il 3 %".
Secondo la De Sisto i rapporti di organismi indipendenti ed autonomi e persino governativi, quali l'UNEP (UN Environment Program), confermano questi dati e queste condizioni, evidenziando ancor più la disparità che crea il modello propugnato dall'OMC, che si rivela appannaggio degli interessi dei Paesi ricchi e delle multinazionali, e denunciando che i principali vincitori di questa partita non sono che gli importatori e i produttori medi e grandi, mentre i perdenti sono i produttori locali e i piccoli agricoltori, così come anche i consumatori, visto che il ribasso dei prezzi per i produttori non ha avuto alcun riflesso sui prezzi al consumo, andando invece a favore della filiera distributiva, notevolmente allargatasi in termini di rendite e profitti.
Di qui gli sconquassi sociali oltreché  economici, che si risentono soprattutto nei Paesi poveri, accompagnati dalla perdita dei diritti e persino della propria cultura, dei propri saperi, soppiantati dai nuovi paradigmi più vantaggiosi del consumo, quali la Coccola, che segue le società di servizi di condutture petrolifere in mezzo alle foreste dell'Equador, o la passata italiana che sostituisce quella dei piccoli produttori africani fatta e venduta nel proprio villaggio.
Ma anche in tutte le realtà povere del pianeta si avvertono queste tendenze, come nei nostri contesti locali, quelli di Paesi "ricchi" quali l'Italia, che rischiano di vedere il tracollo della propria economia basata sulla piccola e media impresa. L'attenzione allora si rivolge alle prospettive diverse, alternative a questo declino non solo economico per il pianeta ma anche sociale e civile, dei diritti e della giustizia. E l'attenzione primaria è rivolta alla politica che deve tornare a governare l'economia, non per mezzo di organizzazioni non rappresentative, come l'OMC, dove contano più le trattazioni commerciali tra i Paesi che l'effettivo riequilibrio economico-sociale del pianeta, quanto in vere istituzioni mondiali, come l'ONU, che abbiano gli strumenti e i mezzi  giusti e democratici  per risolvere i vari problemi esistenti.
"Il commercio equo e solidale - ricorda un comunicato sull'incontro- dimostra, pur rappresentando lo 0,01 % del commercio mondiale, come sia possibile avere e vivere con altre regole: prezzo più giusto, contrattazione commerciale migliore, aiuto allo sviluppo, preservazione delle culture locali, rispetto tra i produttori del Sud e importatori del Nord.
Altre strade possono essere percorse, imboccando questa via che pone i diritti al centro dell'agenda politica; anche a livello locale è possibile  creare nuovi spazi commerciali, nei vari settori di vocazione di un Paese come il nostro, dall'agricoltura, al tessile, all'energetico, ai servizi, alla cultura, correggendo la rotta liberticida, verso un reddito sicuro giusto e duraturo, contro ogni forma di precarietà e di ingiustizia della propria popolazione e delle altre.
Nei prossimi incontri andremo quindi ad esaminare più da vicino queste realtà alternative, cominciando con il commercio equo e solidale, il 22 aprile prossimo, presso il Centro di Document. sulle Terre Cotte, a Castelviscardo, con Alessandro Montesi di CTM Altromercato.
Nel frattempo, domenica 2 aprile, faremo un visita a "Terra Futura", Mostra Convegno Internazionale sulle buone pratiche di sostenibilità, a Firenze, per conoscere e prendere contatto con le varie esperienze che in tutta Italia e all'estero si stanno sviluppando nel senso delineato già da questo primo seminario. Chiunque voglia partecipare, lo comunichi entro il 29 Marzo, il costo a persona è di 16,50 euro, il prezzo del biglietto del treno".
INFO: 3471454728 - 3292534018  - altreconorv@peacemail.it

Pubblicato il: 28/03/2006

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