Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Mocio tra 'falce e martello'

Le linee guida che dovrebbero disegnare il centro storico del futuro sono di buonsenso. E in alcuni casi indecenti. E' necessaria l'umiltà di decidere 

foto di copertina

di Dante Freddi

Il Consiglio comunale ha approvato lunedì  le "linee guida per la riqualificazione e valorizzazione del Centro storico". La proposta ha suscitato anche l'interesse di una parte della minoranza e Forza Italia e Altra città si sono astenuti.
Lo slogan che sintetizza il progetto è "la città moderna nella città antica", mediato sic et sempliciter da "Per un nuovo progetto di sviluppo del territorio orvietano" presentato a dicembre dai DS. Da lì proviene gran parte di linee, contenuti e  linguaggio.

Niente di male, anzi. Che l'Amministrazione ed il Consiglio recepiscano le proposte di una parte della coalizione è positivo, che le assimilino senza elaborazione, neppure linguistica, è emblematico invece di scarsa capacità di sintesi, di supina accettazione, di difficoltà ad individuare obiettivi comuni e condivisi e quindi di decidere quanto si farà tra uno, due cinque dieci anni.

Leggo "Per progettare e gestire gli interventi in tutta quest' area della Città che sarà soggetta a così forti cambiamenti si propone di istituire una governance partecipata alle politiche urbane, consapevoli tuttavia, di come essa richieda una forte capacità di indirizzo e una energica attività di sintesi da parte delle istituzioni locali. Sarà necessario, perciò, lavorare affinché tutto il patrimonio di riflessioni, di proposte e di studi da porre alla base di questa seconda fase di lavoro - che fa capo al Comune di Orvieto- possa essere fortemente condiviso anche da tutti gli altri soggetti protagonisti (altri Enti Locali, esperti scientifici, Ministeri competenti, laboratorio di città, R.P.O.) in modo tale da ottenere un risultato condiviso oltre che, ovviamente, consistenti economie di scala."

Traduco quindi che RPO sarà sacrificata, dopo lunghissima agonia, senza che abbia mai potuto lavorare con la certezza nel futuro. Ne nascerà una cosiddetta "governance". Metodo sbagliato politicamente, costoso per la città, improduttivo per costruire il futuro.

Bisogna avere l'umiltà di decidere, sapendo che si può sbagliare e correggere. Va bene il coinvolgimento di "tutti", ma sono anni ormai che è in atto questa fase propedeutica e vagamenete partecipativa, che sembra infinita.


Leggo "la ridensificazione del centro storico" rappresenta uno degli obiettivi prioritari da raggiungere. Accanto a iniziative residenziali che il mercato troverà convenienti, è comunque necessario attivare politiche residenziali di sostegno per giovani coppie, anziani, ceti deboli attraverso interventi mirati di edilizia convenzionata e agevolata, edilizia popolare. A questo scopo, d'intesa con i soggetti interessati, possono essere ben utilizzati alcuni immobili pubblici, liberati dalle attuali funzioni".

Anche questo era nella proposta DS.
Idea populista, senza concretezza, demagogica. Che qualche decina di appartamenti di edilizia popolare possano calmierare il mercato è ridicolo. Che si possa "ridensificare" un territorio con "giovani coppie (fertili n.d.r.) anziani e ceti deboli" è un concetto antidemocratico, autoritario e stalinista. Roba da pianificazione quinquennale di stampo sovietico o cinese. Giovani coppie, anziani e ceti deboli devono essere aiutati anche se abitano o vogliono abitare a Colonnetta di Prodo o a Sugano o Ciconia. .


Franco Raimondo Barbabella, uno che parla per dire, oltre che stigmatizzare l'uso indecente del termine "ridensificare", ha ricordato che sarebbe utile ridensificare la città soprattutto di "attività", di vita economica e sociale.


Il documento, come ha sostenuto il sindaco, è soltanto un'indicazione, non vuole essere un "testo unico", ma esprime con chiarezza scelte che peseranno nella politica e nell'amministrazione della città. Molte valide, alcune indecenti.
E allora mi preoccupo, e ricordo a Mocio che lui ha la possibilità ed il dovere di sintetizzare le proposte delle diverse forze della coalizione di maggioranza ed i contributi della minoranza. Se qualcuno ritiene di imporsi ed imporre i propri contenuti, l'obiettivo della forzatura è evidentemente il sindaco e non altri.
Le forze politiche dovrebbero garantire a Mocio di operare con tranquillità, senza dover mediare linee disegnate da vicende tutte interne ai partiti.  E lui dovrebbe liberare l'Amministrazione da questa "nebbia" progettuale permanente  e senza metodo, che allontana il momento operativo quasi a scongiurarlo.

Un'affettuosa conclusione: "Caro sindaco, la cultura cattolica su cui sei formato promuove il pentimento ed il perdono, da cui emana l'umiltà di decidere. La presunzione di non sbagliare lasciala ad altri".

 

 

Pubblicato il: 27/03/2006

Torna alle notizie...