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Orvietani, grandi risparmiatori. Ma gli impieghi languono

Intervista al direttore generale della Cassa di Risparmio di Orvieto Bruno Pecchi: 'Siamo pronti ad aprire nuove filiali, per aumentare gli impieghi'. Il 2002 si è chiuso in ribasso a causa della gestione finanziaria

Economia

Orvietani, grandi risparmiatori

Ma gli impieghi languono

 

Da alcuni mesi la Cassa di Risparmio di Orvieto ha un nuovo direttore generale: Bruno Pecchi, ex direttore commerciale del gruppo bancario (che alcuni anni fa ha incorporato l'istituto orvietano) Cassa di Risparmio di Firenze.

Lo abbiamo intervistato per avere il quadro del rapporto tra banche e territorio in un momento non facile per l'economia locale, nazionale e mondiale.

Direttore, lei proviene da una piazza di più ampio respiro come quella fiorentina. Che differenze trova rispetto alla realtà orvietana? Il tessuto economico locale ha delle peculiarità?

L'economia è molto diversa da quella a cui ero abituato. Come sono solito dire «Orvieto vive di vino e di Duomo»; in altre parole tutto ruota su agricoltura e turismo. Invece in Toscana (soprattutto nella valle inferiore dell'Arno) ci sono molti distretti industriali - tessile, pelle, marmo - ed anche altre attività, come gli agriturismi, che rendono più sviluppata ed eterogenea l'economia regionale.

Il poter puntare solo su vino e turismo è un grande limite?

No, la mia non è un'osservazione negativa. Anzi, vedo che sul vino si stanno accentrando molte attenzioni, anche in chiave di miglioramento del prodotto e del marchio; in merito al turismo poi, noto un gran fervore e una gran voglia di fare investimenti per un miglioramento complessivo dell'offerta.

Per alcuni imprenditori orvietani il rapporto fiduciario (possibilità di ottenere prestiti non strettamente legata a cospicue garanzie reali, quali ipoteche) che li legava alla Cassa di Risparmio non è così solido come un tempo. L'assorbimento da parte di un gruppo nazionale ne è la diretta conseguenza?

L'appartenenza ad un gruppo bancario più importante ha sicuramente portato all'interno della banca l'adozione di procedure più formalizzate, basate su criteri più oggettivi rispetto al passato, in ambito di concessione creditizia. Ma la Cassa di Risparmio di Firenze è abituata a lavorare su territori molto simili ad Orvieto, e le concessioni di prestiti non si basano solo sulle modalità di riclassificazioni di bilanci, su scoring e altro, ma soprattutto sulla conoscenza dei clienti. Rapporti, appunto, basati sulla fiducia.

Quindi il cambiamento c'è stato.

Sì, ma è stato un cambiamento necessario: in un periodo di crisi (in primis dei consumi, che nello stato attuale della congiuntura sono il vero motore dell'economia) come questo, si devono utilizzare misure più strette di accertamento del rischio di insolvenza. Comunque la conoscenza personale dei clienti è essenziale. Ed è ancora questa che ci guida nelle concessioni di credito.

Ad Orvieto ci sono tante piccole e medie imprese, riflesso dell'incidenza del settore agricolo e turistico. Cariorvieto ha degli strumenti bancari appositi per queste?

Abbiamo intenzione di rafforzare il rapporto col territorio di riferimento. Già in passato abbiamo creato alcuni prodotti specifici per aiutare gli agricoltori a seguito delle calamità naturali dell'anno scorso: prodotti per i viticoltori e gli olivicoltori. Inoltre, proprio stamattina (lunedì 31 marzo, ndr), in occasione di un convegno organizzato per parlare del condono fiscale, abbiamo lanciato due prodotti ad hoc per il nostro territorio.

Di che si tratta?

Il primo si chiama «condono facile» ed è indirizzato ai privati e alle imprese che vogliano sfruttare il condono, rateizzandolo fino a cinque anni, con un tasso di interesse favorevole (2.9%). L'altro prodotto - chiamato «verso Basilea» -, un finanziamento ad hoc per le pmi, serve per la ricapitalizzazione delle imprese stesse (dal 2006 le banche dovranno rispettare, nel concedere prestiti, le nuove regole internazionali chiamate Accordo di Basilea e Basilea 2: in parole povere, i clienti delle aziende di credito dovranno dimostrare di avere dei patrimoni consistenti, onde ridurre i rischi di insolvenza che potrebbero minare la solidità delle banche e, di conseguenza, dell'intero sistema economico. Tutto ciò mette in allarme le piccole imprese, che avranno difficoltà nel rispettare i vincoli di garanzia patrimoniale richiesti, ndr). È uno strumento fortemente innovativo, creato apposta per preparare le imprese alle nuove regole internazionali sulla concessione del credito: al termine del periodo di finanziamento, infatti, per quelle imprese che avranno potenziato il loro patrimonio (oggetto del prestito, ndr) ci sarà un premio.

Di che tipo?

Si tratterà di un premio in denaro tramite ristorno di alcune spese o di interessi già pagati.

Qual è la propensione al risparmio degli orvietani?

Gli orvietani sono grandi risparmiatori.

Ci sono molte sofferenze?

Il cliente orvietano non crea grossi problemi. Se il gruppo Carifirenze avesse tutti i suoi impieghi ad Orvieto, si dormirebbe tra sette guanciali. È dal lato degli impieghi che la piazza orvietana non è interessantissima.

Qual è stato l'andamento gestionale della banca che lei dirige nel 2002?

Il trend non è stato particolarmente brillante rispetto al 2001. Ciò si spiega, però, con i risultati negativi fatti segnare dalla gestione atipica: l'area finanza ha chiuso in perdita.

Non è quindi un campanello d'allarme? In altre parole, la gestione tipica, ossia raccolta e impieghi tradizionali, non la preoccupano?

No, anche perché la banca, a metà del 2002, ha fatto una scelta: immunizzazione del rischio della finanza, che oggi è gestita totalmente a livello di capogruppo. Quindi in futuro non avremo più questo tipo di perdite che - a causa del cattivo andamento delle borse - negli ultimi tempi hanno frenato i nostri risultati gestionali.

Dal lato patrimoniale?

È continuata la crescita sia della raccolta diretta (+6.2%) che degli impieghi (+9% circa). Inoltre la rischiosità del nostro portafoglio crediti è leggermente diminuita.

A giorni l'assemblea dei soci sarà chiamata ad approvare un bilancio che nonostante le perdite della gestione atipica si è chiuso in utile. Intanto nei primi tre mesi del 2003 stiamo mantenendo le previsioni riportate nel budget.

Il futuro prossimo cosa porterà?

Dal lato del personale non abbiamo intenzione di licenziare nessuno. È ancora presto, però, per parlare di assunzioni: fra due o tre anni sarà possibile farlo. Sempre che vogliamo svilupparci.

Aprirete nuovi sportelli?

I margini ci sono. L'anno scorso ne abbiamo aperto uno a Spoleto. Quest'anno, fra circa 20 giorni, apriremo il secondo sportello a Terni. Fra tre o quattro mesi nascerà una nuova filiale a Civita Castellana, ed entro la fine dell'anno c'è l'intenzione di essere presenti o a Monterotondo o a Fiano Romano.

Inoltre stiamo vagliando alcuni locali per aprire uno sportello anche a Montefiascone.

Il personale di questi nuovi sportelli sarà lo stesso che prima rendeva troppo alto il numero degli addetti della direzione generale (con relativo aggravio di costi, ndr).

Pubblicato il: 02/04/2003

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