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Università ad Orvieto. Ricci e Forbicioni abbandonano il Consiglio provinciale

L'allerta dei due consiglieri orvietani ed il timore di un agguato del ternanismo e del peruginismo sono comprensibili

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di Dante Freddi

Il Consiglio provinciale di Terni ha approvato lunedì lo Statuto del Consorzio per lo Sviluppo del Polo universitario di Terni, accompagnato da un ordine del giorno nel quale si dà mandato al presidente e alla Giunta "di adoperarsi per un piano organico della presenza universitaria nel territorio provinciale che utilizzi le potenzialità, le esperienze maturate, le risorse, la logistica e le disponibilità formali e sostanziali dei soggetti già coinvolti, tenendo conto della normativa che regola il settore e della programmazione del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR)". E poi, a seguire, un invito per Cavicchioli ad " adoperarsi per progetti che possano inserirsi nelle dinamiche di sviluppo dell'università, consolidando gli sforzi che la Provincia ha già posto in essere, confermando gli impegni assunti e delineando un percorso che conduca alla convocazione di un Consiglio provinciale aperto".
Sono stati 17 i voti favorevoli (maggioranza, Forza Italia e UDC) e 3 le astensioni (Alleanza Nazionale)

Tradotto in linguaggio comune l'ordine del giorno dovrebbe significare che la Provincia si "impegna" e si "adopera" per lo sviluppo universitario di Orvieto, attraverso il Centro studi città di Orvieto(CSCO).

Ma evidentemente la formula non ha convinto Giuseppe Ricci e Roberto Forbicioni, che nonostante un'interruzione del Consiglio di due ore per trovare un accordo, non hanno partecipato alla votazione.

L'atto formale di approvazione dello Statuto del Consorzio è sostanzialmente corretto e il CSCO non ha partecipato al Polo universitario ternano per scelta condivisa, in quanto l'attività del Consorzio è legata all'Università di Perugia, scelta che non è in linea con il progetto di sviluppo dell'università ad Orvieto.
Il motivo che ha condotto Ricci e Forbicioni ad alzarsi dallo scranno ed andarsene sembra essere stata la scarsa disponibilità dimostrata da Cavicchioli, a cui era stata richiesto un documento che affermasse con più incisività la volontà della Provincia di proporsi con uguale partecipazione al Consorzio come al CSCO. Insomma, Ricci e Forbicioni volevano la chiara affermazione che la Provincia sarebbe entrata nel CSCO come socio "fondatore" e non soltanto socio "sostenitore", come è oggi. Questo al di là delle risorse economiche, che comunque ci saranno e che sono già previste nel bilancio di previsione dell'ente per 50.000 euro.
"È mancato- sostiene Giuseppe Ricci, presidente del Consiglio provinciale- un più convinto sostegno istituzionale".

In risposta agli interventi, il presidente Cavicchioli ha giudicato "fondamentale condurre l'esperienza orvietana nell'ottica che disciplina le attuali dinamiche del comparto, tenendo conto che il collegamento normativo e operativo con il contesto provinciale può essere strategico anche in relazione allo sviluppo delle esperienze già avviate. In questo senso la Provincia farà la sua parte, in considerazione del contesto generale, delle risorse disponibili e della normativa relativa ai parametri di qualità necessari a rendere attrattivo il polo universitario sotto il profilo quali-quantitativo".

Poiché quando ci si trova di fronte un documento con "in relazione a", "in considerazione del contestodelle risorsedei parametri" il sospetto è legittimo, l' allerta dei due consiglieri orvietani ed il timore di un agguato del ternanismo e del peruginismo sono comprensibili.
Soltanto i fatti possono dipanare le diffidenze.


Pubblicato il: 15/03/2006

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