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Operazione "Cahos". Chiesti dal pm dai 7 mesi ad un anno e mezzo

Il Pm, Annalisa Giusti, ha iniziato le requisitorie dei 17 ragazzi che sono ricorsi ai riti alternativi, nel maxi procedimento relativo all'operazione antidroga

ORVIETO - Dai 7 mesi ad un anno e mezzo: prime tre richieste del pm, ieri mattina in camera di consiglio, per gli imputati della "Cahos".  Il pm, Annalisa Giusti, ha iniziato le requisitorie dei 17 ragazzi che sono ricorsi ai riti alternativi, nel maxi procedimento relativo all'operazione antidroga dei carabinieri del dicembre del 2002, chiedendo al giudice 1 anno e sei mesi e 3 mila euro di ammenda per F.T. di 24 anni - difesa dall'avvocato Patrizia Marzola - stessa richiesta ma con 5 mila e 500 euro di ammenda per A.S. di 28 anni - difeso dallo studio legale Festa - e, infine, 7 mesi e 2 mila euro di ammenda per R.D. di 27, difeso dallo studio Morcella.  Le altre requisitorie del Pm si avvicenderanno nelle udienze già fissate, a partire da quella di domani e quella del 22 marzo. Una volta che l'accusa avrà formulato tutte le richieste sarà la volta, poi, delle repliche degli avvocati difensori ed eventualmente delle contro repliche del pm.  Mentre è atteso per il prossimo 22 aprile l'inizio del procedimento per i dieci ragazzi rinviati a giudizio.  I tempi, insomma, non si annunciano brevi in quanto è il procedimento stesso, con 27 ragazzi alla sbarra (quasi tutti sotto i trent'anni)  ad essere particolarmente voluminoso e articolato.  L'indagine scattò nel 2000.  Tutto partì da fonti confidenziali dei carabinieri a cui fecero seguito numerose audizioni in caserma e un intenso servizio di intercettazioni telefoniche, corroborate da controlli e pedinamenti. Obiettivo: stroncare il traffico di haschich, cocaina, ecstasy ed eroina messo in piedi tra la Rupe e il suo comprensorio, con Perugia e Viterbo da un folto gruppo di giovani orvietani, tutti poco più che ventenni. Un traffico - come provarono a dimostrare le intercettazioni telefoniche - gestito da quattro o cinque ragazzi, ognuno dei quali avrebbe costituito il punto di riferimento rispetto ad una o più tipologie di sostanze stupefacenti da smerciare. Le "chicche" (ecstasy), il "moffo" (haschich), la "spada" (eroina), il "cocco" (cocaina), come i ragazzi chiamavano in linguaggio criptato la droga, sarebbero venuti soprattutto da Perugia ed erano, poi, venduti principalmente tra alcuni luoghi di ritrovo di piazza Cahen e un albergo dello Scalo. Alle indagini fece seguito all'alba del 6 dicembre 2002 il mega blitz dei carabinieri che, con l'ausilio dei cani e di un elicottero, fece scattare 26 manette. Gli ordini di custodia, in realtà, erano 28 ma due cittadini marocchini, considerati tra i principali fornitori dei ragazzi orvietani, riuscirono a sottrarsi all'arresto.

 

 

Pubblicato il: 14/03/2006

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