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Opera del Duomo: "Risposta ad Alberto Satolli e alla Città di Orvieto"

di Daniele di Loreto, responsabile comunicazione dell'Opera del Duomo di Orvieto

"Le statue degli apostoli e le due statue dell'Annunciazione di Francesco Mochi, sepolte da troppi anni nel sotterraneo della Cattedrale, appartengono alla collettività e dobbiamo entro un anno restituirle alla visione degli orvietani e dei turisti": questo ci siamo detti nel primo Consiglio di Amministrazione dell'Opera del Duomo, il 18 febbraio 2005.
Abbiamo ottenuto le approvazioni di vari Enti, il comodato della Chiesa di Sant'Agostino, il finanziamento e la collaborazione dell'Associazione Civita, l'impegno di Silvana Editoriale per la realizzazione di un catalogo, un Comitato scientifico di altissimo livello, unitamente ad un gran lavoro di squadra nell'ambito del nostro Consiglio.
È passato un anno e abbiamo potuto rispettare quell'impegno che avevamo preso con noi stessi prima ancora che verso la collettività.
È però una tappa intermedia nel processo di allestimento del Museo dell'Opera del Duomo, non avendo peraltro la disponibilità che di una parte dei Palazzi Soliano e Papale. Una tappa che permetterà di ammirare capolavori dell'arte italiana dal cinquecento al settecento. Una tappa che da sola rappresenta un grande evento ad Orvieto, non fosse altro che per il fatto che intere generazioni di orvietani non hanno mai visto queste statue.
Sarà poi il Comitato scientifico a dare indicazioni se le statue dovranno essere musealizzate oppure ricollocate in Duomo come in origine; su questa ipotesi verrà fatta anche una prudente valutazione per gli aspetti tecnici e liturgici. Ci vorrà un po' di tempo, durante il quale si procederà parallelamente nei lavori di adeguamento funzionale del primo piano di Palazzo Soliano e saranno studiate anche soluzioni per la destinazione della teca.
È una tappa di un percorso, che potrà arricchirsi anche del contributo di quanti vorranno offrire la propria competenza a servizio dell'iniziativa e della Città, come l'architetto Satolli.
Da parte nostra c'è la massima disponibilità al confronto, purché vi siano la correttezza nel dialogo e la disponibilità a comprendere che chi amministra un ente complesso come l'Opera del Duomo deve interagire anche con altre istituzioni, oltre a far quadrare il bilancio.

Pubblicato il: 14/03/2006

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