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Comunità montana. Boschi e pinete del Peglia

Un interessante documento tecnico scientifico offerto dal presidente Posti

Il presidente della Comunità montana Giorgio Posti, solleciatto da una polemica vivace a San Venanzo, chiarisce la posizione dell'Ente su boschi e pinete del Peglia. Un interessante documento tecnico scientifico.

 

"Le pinete del Peglia, come è noto, costituiscono un patrimonio di elevato valore paesaggistico e storico, in quanto impiantate durante la prima guerra mondiale da parte dei prigionieri austriaci; sono per gran parte di proprietà pubblica (Regione Umbria e Comunità Montana) e, dopo oltre 90 anni, denotano fenomeni evidenti di senescenza e di disseccamento, che hanno motivato lo stesso Ente montano ad eseguire anche in epoca recente ripetuti interventi di manutenzione straordinaria per esigenze di carattere fitopatologico.

Altri ne sono previsti, per un importo di 150.000,00 euro, e saranno attuati prima della prossima estate.

Per tali motivi, nell'ambito di un progetto teso alla loro valorizzazione, nel corso del 2005 sono stati attivati finanziamenti regionali a valere sul DOCUP ob. 2, che hanno consentito di svolgere studi accurati da parte di qualificati istituti di ricerca forestali (Università di Firenze - Dipartimento di patologia), che confermano l'equilibrio precario in cui vegetano i suddetti popolamenti.

È peraltro evidente la preziosa opera di colonizzazione svolta da queste resinose che, a distanza di decenni dalla loro messa a dimora, registrano al loro interno un consistente fenomeno di insediamento di rinnovazione forestale a prevalenza di latifoglie autoctone come ornielli, carpini e specie quercine, che provocheranno, nel medio termine, la formazione di boschi misti di latifoglie e resinose.

La realizzazione di ulteriori boschi di resinose, come auspicato da istituzioni e cittadini, potrà avvenire, una volta superati i problemi di ordine naturalistico, solo in presenza di consistenti risorse finanziarie non solo per i lavori iniziali d'impianto, ma anche e soprattutto per le successive operazioni di manutenzione.

Differente è invece l'argomento riguardante il governo dei boschi cedui, che avviene - cosa non comune per i boschi pubblici dell'Italia centrale - sulla base di piani di gestione forestale predisposti da tempo dalla Comunità Montana, che individuano boschi da avviare ad alto fusto, da lasciare ad evoluzione naturale e, limitatamente ad ha 1.500 circa (la superficie complessiva del demanio regionale assomma a circa ha 11.700), da utilizzare mediante ceduazione.

In quest'ultimo caso gli interventi sono eseguiti dalla UGS s.r.l. - Società mista a prevalente capitale pubblico - che acquista i boschi in piedi dalla stessa Comunità Montana e li utilizza ricorrendo a ditte specializzate del settore.

La compresa dei boschi cedui (l'insieme delle superfici boscate destinate alla ceduazione) ubbidisce ad esigenze selvicolturali finalizzate a diversificare cronologicamente la foresta, nonché ad esigenze di tipo naturalistico per l'arricchimento di habitat ed ambienti forestali idonei.

Risulta inoltre significativa anche da un punto di vista occupazionale ed economico, determinando in particolare per il bilancio dell'Ente un'entrata di oltre 150.000 euro/anno.

Tali scelte di pianificazione forestale, se da un lato hanno attenuato le critiche di chi considerava la politica forestale dell'Ente come eccessivamente conservativa, dall'altro hanno provocato discussioni sulle modalità di esecuzione delle utilizzazioni e, in particolare, sulle operazioni di rilascio delle matricine (rilascio di piante a dote del bosco).

A quest'ultimo riguardo è bene rammentare che proprio la normativa regionale di settore (vedi L.R. 28/2001 e R.R. 7/2002), ha introdotto rilevanti novità nel settore forestale e della matricinatura dei boschi cedui in particolare, prevedendo il rilascio di un numero massimo di piante/ha (generalmente compreso tra 100 e 150 piante/ha); con ciò è stata ribaltata la precedente impostazione che prevedeva un numero minimo di piante da rilasciare (generalmente non inferiore a n° 180 piante/ha), al fine di rispondere in modo più consono alle caratteristiche eco-fisiologiche delle piante forestali tipiche degli ambienti umbri.

I progetti di taglio redatti dalla Comunità Montana individuano non solo il numero di piante da rilasciare, ma soprattutto la loro qualità in quanto a caratteristiche cronologiche, strutturali e di composizione specifica; vengono inoltre prescritti il rilascio di specie fruttifere ed arbustive, come pure il rispetto degli impluvi e dei corsi d'acqua e l'eventuale rilascio ad evoluzione naturale di nuclei boscati di particolare valenza ambientale.

Il controllo sulle utilizzazioni suddette è demandato, oltre che al CFS, ad un nucleo interno di Guardie Giurate Particolari, come pure la direzione delle operazioni di taglio è stata recentemente affidata ad un funzionario interno alla stessa Comunità Montana.

Abbiamo infine attivato rapporti di collaborazione con istituzioni universitarie per promuovere tecniche di lavoro in bosco a minor impatto ambientale (sistema di esbosco con canalette in polietilene e minigru a cavo) e per sviluppare la filiera del legno al fine di creare ulteriori opportunità occupazionali ed apportare benefici alle popolazioni locali.

Si ritiene che le misure suddette possano complessivamente agire positivamente sulla tutela degli ambienti forestali montani e sul loro sviluppo equilibrato e duraturo.

Su tutto ciò, proprio per evitare strumentalizzazioni, dopo le elezioni la Comunità Montana organizzerà un pubblico confronto con gli addetti del settore e con le Istituzioni, le Associazioni ed i Cittadini a ciò interessati."

 

 

Pubblicato il: 12/03/2006

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