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Intorno all'8 marzo

Riflessioni personali, su cosa vuol dire essere donna oggi. Un'esperienza come tante nella vita di ogni giorno

foto di copertina

di Valeria Cioccolo

Ci si può chiedere che senso ha una riflessione libera sulle donne per l'8 marzo. Sembra scontata e sicuramente si perde tra le innumerevoli, importanti iniziative che un po' ovunque caratterizzano questa giornata. Eppure mi sono chiesta, oggi in particolare, ma un po' come faccio ogni giorno, che cosa vuol dire per me l'8 marzo. Per me, donna di 30 anni, sicuramente fortunata, sicuramente ben al di fuori di quei mondi (questo mondo) in cui le donne sono ancora prostituite, uccise, derubate anche del viso, mutilate, offese. Sono una come tante, una famiglia, una figlia (donna di domani anche lei), con un lavoro precario (e che vuol dire diventare mamma con un contratto così) a 120 chilometri di distanza da casa, che si alza la mattina, pulisce, stira (alle 6 e 30) e poi esce - sperando che la bimba non si svegli e non pianga sentendo la porta che si chiude - prende un treno e via, così ogni giorno, e che eppure si considera molto molto fortunata ad avere una scrivania che l'aspetta. Le donne. Donne che si devono fare strada lottando con più muscoli di un uomo nonostante parole come "conciliazione" e "pari opportunità" (o meglio "mainstreaming" che va più di moda) nella normale vita quotidiana. Ogni tanto mi capita di leggere sui giornali storie di manager-donne che sono arrivate a posizioni di prestigio. Ma proprio per questo sono su un giornale, perché sono mosche bianche. Qualcosa sta cambiando. Forse. Il tempo non è ancora dalla nostra parte, ma noi continueremo a lottare, come facciamo ogni giorno, con in mano il ferro da stiro o il mouse, senza troppo rumore, perché la bimba non si svegli.

Pubblicato il: 08/03/2006

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