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Pacco bomba, l'esame del dna potrebbe incastrare il colpevole

Ad un anno esatto dal ritrovamento, il 2 marzo scorso, dell'ordigno con un chilo di esplosivo in via Angelo da Orvieto

foto di copertina

ORVIETO - Pacco bomba, l'esame del dna potrebbe incastrare il colpevole.  Ad un anno esatto dal ritrovamento, il 2 marzo scorso, dell'ordigno con un chilo di esplosivo in via Angelo da Orvieto sono attesi a giorni i riscontri della Scientifica che a partire dalle impronte, ma non solo, lasciate sul pacco consentiranno di risalire ad un codice genetico che potrebbe aiutare a chiudere il cerchio degli indagati o magari ad aprire o riaprire altre piste.  Sul fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Orvieto per tentata strage, intanto, restano iscritti tre nomi. Tre personaggi che sarebbero tutti legati ad medesima pista di natura privata.  La conclusione, infatti, al momento, alla luce degli ultimi risvolti dell'indagine, pare sia quella di ricondurre l'episodio a questioni strettamente familiari. Anche se sono attesi ulteriori riscontri oggettivi sui quali la scientifica, dunque, potrebbe essere in grado dire l'ultima.  Erano le 15 del pomeriggio del 2 marzo dello scorso anno quando in via Angelo da Orvieto scoppiò l'allarme bomba. L'ordigno - una scatola di Cointreau con un chilo di esplosivo con doppio innesco dentro una busta di nylon - era lì dalla mattina, di fronte al civico 5. Anche se quella, secondo quanto sarebbe stato ricostruito poi, non doveva essere l'originaria collocazione del pacco, ritirato, senza essere aperto, e tenuto in cucina per un'intera mattinata da un'inquilina del palazzo. Un timer rotto ha salvato la città da una strage, anche se non è stato mai appurato che la bomba dovesse veramente esplodere.  

Pubblicato il: 03/03/2006

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