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"L'arte ceramica e Livio Orazio Valentini" al Palazzo del popolo

Sabato 4 marzo alle ore 17.00. L'iniziativa è un omaggio a Valentini ceramista...

foto di copertina

"L'arte ceramica e Livio Orazio Valentini" è il tema dell'iniziativa culturale che si terrà sabato 4 marzo alle ore 17.00 al Palazzo del Popolo. Promossa dal Comune, sarà un'occasione per ripercorrere l'arte di Valentini ma anche la tradizione ceramica di Orvieto.

L'incontro si aprirà con il saluto del sindaco Stefano Mocio, a cui seguiranno gli interventi dei relatori Gian Carlo Bojani sul tema "Ceramica e scultura in Italia nel XX Secolo: Livio Orazio Valentini" e Alberto Satolli che parlerà di "Livio Orazio Valentini ceramista ad Orvieto". Seguirà la proiezione del documentario di Giovanni Bufalini dal titolo "L'Alfiere del Vento - Ritratto di Livio Orazio Valentini".

Livio Orazio Valentini (1920) è pittore, scultore, ceramista.

La sua attività artistica inizia nel 1945, dopo aver vissuto l'orrore del campo di concentramento di Buchenwald. Inizialmente pittore figurativo, subisce l'attrazione dell'Informale che rielabora con stilemi personali ed originali, dando vita a quello che alcuni critici hanno definito "Informale orvietano". Sempre negli anni Sessanta sono da ricordare le esperienze di scultore e ceramista nonché la costante produzione di arte sacra.

Molto sensibile ai valori civili e sociali, trasfonde nelle sue opere sollecitudini culturali che si manifestano in opere di grande intensità: il Crocefisso (1962) in legno-ferro-ceramica e il grande dipinto L'Eccidio di Camorena.

Nel 1967 trasferisce il suo studio a Roma, in Via Monti della Farina; Valentini resta nella Capitale un anno e qui sviluppa la ricerca che dà vita al periodo della "Germinazione". Dal 1968 al 1970 nascono opere di sapore naturalistico: pitture e sculture in terracotta, disegni e opere grafiche seriali. A partire dal 1970 l'arte di Valentini prende a tema il rapporto (violento) tra uomo e natura. Dalla riflessione sull'esercizio della "hybris" umana sull'ambiente e gli animali comincia il lungo "Ciclo degli Uccelli". La pittura è ancora velatamente informale e carica di grandi espressioni drammaturgiche. Sino al 1977 il passato artistico non era riuscito a produrre sull'artista alcuna fascinazione tale da indurre mutamenti profondi negli stili e nelle concezioni estetiche. Eppure, con la realizzazione delle "Dieci iconologie del Duomo di Orvieto" si inaugura un dialogo con la storia quanto mai fecondo. Valentini ridisegna linee e brani di sculture della facciata del Duomo. Contribuisce alla fondazione dell'Istituto Statale d'Arte di Orvieto dove è docente dal 1970 al 1979 e nel 1971 prende parte ad un ciclo di interventi di ricerca all'Università di Parma sui significati dell'espressione.  

Nel 1979 si reca a Berlino. L'esperienza del "Muro" eccita la sua sensibilità e il suo sdegno. Ritorna in Italia e pubblica una monografia: "Un muro, l'eccidio degli uccelli". È un opera di denuncia nella quale, assieme alle opere, sono contenute immagini terribili del presente e del passato. Completano il tutto scritti di Lipa e Serge Goldstein, Michele Greco, Gerardo Ortese, Angelo Rossi, G. Cavazzini, E. Cantillo, F. Masini, D. Micacchi, e P.M. Toesca.

Nel 1982 Valentini si reca negli Stati Uniti su invito del professor Alan Grahan Collier dell'Università di Atens (Georgia) per stabilire un rapporto tra artisti italiani e americani. Del confronto con le estetiche americane sembra risentire la grande opera pubblica realizzata sempre alla fine del 1982 in piazza Cahen a Orvieto, il monumento al 3° Reggimento Granatieri. Nel 1985 viaggia in Nigeria dove le forti sensazioni africane ampliano le prospettive espressive di un artista ormai pienamente maturo. 

Nel 1986 apre un laboratorio di grafica e ceramica con la collaborazione delle figlie. In quello stesso periodo Valentini si riavvicina al passato: avvia un'intesa osservazione degli affreschi del Signorelli nel Duomo di Orvieto. La tecnica è quella già sperimentata nel 1977: "spiccare" le figure per riportarle in terra. L'idea si trasforma in opera: prima nascono le sei litografie e, l'anno successivo, il grande ciclo pittorico sul "Finimondo di Signorelli", esposto tra il marzo e il maggio del 1986 nel Chiostro di San Giovanni a Orvieto, come apertura delle celebrazioni per il VII centenario della cattedrale. 

Nel 1989, visitando la Sala Elephas presso il Forte Spagnolo de L'Aquila incontra lo scheletro di un enorme esemplare animale dell'inizio Quaternario. L'incontro gli provoca un'emozione fortissima e inizia così il ciclo "Fuga nel Quaternario": paesaggi cosmici di grandi dimensioni, storie di creazioni, trofei simbolici in terracotta, sculture in legno e ferro.

Nel 1997 e 1999 effettua interventi di studi e didattica sia della pittura che della ceramica presso l'Università di Aiken, in Sud Carolina, dove ritorna nel 2000 per realizzare una grande opera su tela da collocare nella parte nuova dell'Università, destinata ad attività culturali e sportive, che completa l'anno successivo.

Nel 2003 riceve la laurea in "Fine Arts" decretata dal Consiglio di Presidenza dell'Università di Columbia e, con decreto del Senato, la cittadinanza onoraria dello Stato del Sud Carolina.

Il 9 giugno 2004, è stata scoperta la monumentale scultura ceramica "Città Unita" collocata ad Orvieto Scalo, al centro della rotonda d'ingresso alla città nella quale Livio Orazio Valentini sintetizza l'impegno e la capacità creativa per conservare e costruire, ovvero il "simbolo" dell'esperienza ultraventennale di recupero e valorizzazione della Rupe e della Città e della sfida quotidiana nel confronto con la natura.  

Nel 2005 l'artista orvietano partecipa alle collettive "La Ceramica nell'Arte" e "Arte, Umanità e Fede".

 

 

 

Pubblicato il: 04/03/2006

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