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Siamo antifascisti

Noi ripudiamo le idee fasciste, che, approvate o ripudiate, sono comunque conoscenze condivise

Politica

di Dante Freddi

Quando il presidente della Repubblica Sandro Pertini, eravamo negli anni Ottanta, faceva appello alla Resistenza, ed avveniva sovente, qualcuno non nascondeva cenni d'insofferenza, qualche altro accennava a sintomi di rincoglionimento tipico dell'età, molti ritenevano che ormai la questione Resistenza fossa da liquidare. A casa nostra ha perfino suscitato una polemica, un paio d'anni fa, l'inserimento dei valori della Resistenza e dell'antifascismo nello statuto che regola il Consiglio comunale di Orvieto. Si disse che il fascismo era cosa sepolta e riferibile ad un periodo storico e che le riesumazioni non erano opportune.

È che il tipo di revisionismo a cui alcuni storici hanno sottoposto negli ultimi anni il fascismo e la tendenza a considerare acquisita la democrazia, la giustizia e "le libertà" hanno contribuito a svilire il significato dell'antifascismo e della Resistenza, hanno consentito "giustificazioni" del Ventennio e in parte delegittimato i principi antifascisti su cui è costruita la nostra comunità nazionale e locale, sono serviti a "sdoganare" la destra filofascista.

Il Fascismo ha educato una generazione al moschetto, all'arroganza, all'insofferenza per il diverso, alla guerra "sola igiene del mondo". Moschetto e teschio e "me ne frego" erano le icone che sintetizzavano un concetto della vita e dei rapporti tra gli uomini.

Noi siamo antifascisti perché ripudiamo quelle ideee, che hanno pesato sulla nostra storia personale attraverso padri o nonni o zii, e che, approvate o ripudiate, sono comunque conoscenze condivise da tutti, sono parte del bagaglio culturale del pololo italiano.

Oggi, ancor più oggi, è necessario rifarsi ai valori dell'antifascismo, che sono il rispetto per l'altro, la pace, la giustizia, la solidarietà e tutto quanto ne deriva in termini di stili di vita, scelte politiche, sensibilità.

Questa la dichiarazione rilasciata dal sindaco Stefano Cimicchi in memoria dell'eccidio di Camorena

Alla vigilia delle celebrazioni del 29 Marzo, per ricordare il 59° anniversario dell'eccidio nazi-fascista di Camorena, il sindaco di Orvieto, Stefano Cimicchi ha affermato: «Quest'anno, nell'attualità drammatica della guerra in Iraq, le celebrazioni promosse nella nostra città per ricordare il sacrificio di sette nostri concittadini, si caricano di un significato particolare per riaffermare il bisogno di Pace che avvertiamo e che l'umanità tutta chiede con forza. Il messaggio che da esse giunge è quello di rinnovare la Memoria storica per far crescere e maturare una generazione nuova di cittadini che siano Operatori di Pace. Il convegno promosso dal CESVI e dal Comune di Orvieto dal titolo 'Raccontare la guerra per educare alla pace' è infatti l'occasione data a tutti noi, ma soprattutto ai giovani, per riflettere sul fatto che questa guerra sta assumendo proporzioni e rischi planetari, che questa guerra come tutte le guerre porta effetti devastanti nel tempo, accresce drammaticamente la storia dell'umanità di nuove crudeltà e nuovi orrori. Questa guerra deve cessare al più presto con gli sforzi nella direzione del dialogo e dell'affermazione dei diritti umani. Nella storia futura dell'umanità non deve esserci più posto per le guerre e ciascuno di noi, può fare molto per affermare questo sacrosanto principio. Serve ricordare gli orrori di tutte le guerre per costruire un futuro di Pace. È solo questo il senso della Memoria».


Pubblicato il: 29/03/2003

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