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Muore colpito da infarto. Poteva non succedere

Proponiamo la riflessione di Giampiero Giordano e Monica Riccio su un fatto di cronaca emblematico. "L'unica speranza di " guarire " un arresto cardiaco nel territorio è nel laico rianimatore'

di dott. Giampiero Giordano (responsabile del progetto "Orvieto CittàCardioprotetta") e Monica Riccio (laico rianimatore che non ha la certezza di salvare una vita, ma la consapevolezza di poterci provare)

RIETI - È successo ieri alle 11,30 al tribunale di Rieti, durante un'udienza civile di una causa di successione relativa ad un'azienda agricola del capoluogo reatino, la Eredi di Formichetti Luigi. Un'azienda su cui rivendicavano diritti sia i figli e la moglie dello scomparso Formichetti Luigi sia i fratelli dello stesso, Eliseo e Felice. Proprio quest'ultimo, 59enne pensionato ex bancario, durante la deposizione davanti al presidente del Tribunale reatino, Fortunato Lazzaro, è impallidito, si è accasciato sul tavolo ed ha iniziato a rantolare, preda di un infarto cardiaco. Vani i tentativi di rianimarlo in attesa dell'arrivo dell'ambulanza del 118 di Rieti, come raccontato dal giudice Lazzaro, che parla di un'udienza che si stava svolgendo senza litigi e con la massima tranquillità. «Siamo tutti ancora molto scossi», ha affermato il magistrato. (Il Tempo, 21 febbraio 2006)

In un'aula di tribunale compaiono e lavorano tante persone, specie nelle città dove più alto è il numero di cause e di interventi della magistratura. Tra tanti poteva esserci un laico rianimatore, o meglio doveva esserci un laico rianimatore mentre l'uomo cadeva a terra incosciente per un arresto cardiaco. Forse il laico rianimatore non lo avrebbe strappato alla morte, ma alla certezza di una morte in pochi minuti si sarebbe sostituita la possibilità di trattare quell'arresto cardiaco ed impedire la sua trasformazione in morte improvvisa. Se oltre il laico rianimatore ci fosse stato un defibrillatore la percentuale sarebbe stata notevole ed il 118 non avrebbe costatato una morte ma avrebbe trovato un uomo vivo e senza danni. La storia non si fa con i se. Ma l'unica speranza di " guarire " un arresto cardiaco nel territorio è nel laico rianimatore, nella sua capacità di fare una rianimazione cardiopolmonare e nella possibilità di accedere alla defibrillazione precoce.

Si sarebbe salvato ? Non lo possiamo sapere.. ma il dubbio resta. Magari il laico rianimatore non avrebbe avuto il coraggio di intervenire, magari non avrebbe potuto attivare quella catena della sopravvivenza che aveva studiato e provato nel corso. Ma se fosse stato presente,  se fosse stato presente con altri laici rianimatori, se in quell'ufficio tanto frequentato ci fosse stato un defibrillatore . Troppi forse ,ma un'unica certezza, che l'arresto cardiaco esiste, che in pochi minuti si trasforma inesorabilmente in morte improvvisa, e che l'unica terapia è costituita da quelle poche ma semplici manivre della rianimazione cardiopolmonare per poter fare una defibrillazione precoce o per consegnare al 118 un uomo ancor vivo e senza danni cerebrali. E' la filosofia del nostro progetto Orvieto"Città Cardioprotetta"

 

 

Pubblicato il: 24/02/2006

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