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NOTIZIE CORSIVI

Per non dimenticare, e per capire le atrocità di tutte le guerre

Approfondimento

-....Orvieto venne a trovarsi ocupata, il 25 luglio del 1943, da unità dell'esercito italiano e da reparti germanici della III^ divisione di fanteria corazzata.
Questa situazione, come pure la posizione geografica della città, rese difficile il sorgere di un movimento di resistenza armata locale.
E' più verso le zone di Allerona, Castelviscardo o, dall'altra parte, S. Venanzo, o ancora Porano che la Resistenza nasce, seppur rimanendo assolutamente fenomeno di scarsa entità.
Nei 45 giorni del governo Badoglio i carabinieri si fecero premura di sciogliere ogni assembramento, anche i capannelli di poche persone, ostacolando le iniziative degli antifascisti.
Comunque furono scalpellati i simboli fascisti alla casa del Fascio, alla Accademia Femminile (che in seguito diverrà sede della Guardia Nazionale Repubblicana), alla Caserma, a tutti gli enti pubblici.
Inoltre gli antifascisti andarono alla ricerca dei gerarchi compromessi, ma questi seppero eclissarsi in tutta fretta.
Con l'Armistizio dell'8 settembre le caserme si vuotarono, ma dopo la proclamazione della Repubblica di Salò, in Novembre, esse furono riaperte e si insediøò in città anche uno dei famigerati battaglioni "M".
Il 16 marzo del 1943 i Fascisti fecero uscire il primo numero del "Il Dovere" settimanale del Fascio orvietano di combattimento, che continuerà la sua pubblicazione sino al 3 giugno del 1944, pochi giorni prima dell'arrivo degli alleati.
Nel mese di dicembre del 1943 i rappresentanti dei partiti antifascisti si riunirono nella sacrestia della Chiesa di S. Giovenale e costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale orvietano.
Questo risultò composto dal socialista Alvaro Zannini, dal comunista Mario Strucchi, dal democristiano Arturo Manciati e dal membro del Partito D'Azione poi segretario della Federazione Socialista di Orvieto Giuseppe Cirenei. Il sacerdote, don Antonio Cinelli sarà presente, a titolo personale, a tutte le sedute fatte nel periodo della Resistenza.
Nel mese di Gennaio del 1944 si costituì una formazione partigiana autonoma, riconosciuta dal C.L.N., alla cui direzione militare furono posti il Capitano Antonio De Gregorio e il Tenente Francesco Cirillo. Inizialmente tale formazione si componeva di venti uomini, ma nel mese di Giugno questi erano saliti a circa 200.
L'armamento era costituito da alcuni mitra, da diversi fucili, bombe a mano e pistole abbandonate da giovani disertori del battaglione "M", dal disciolto esercito italiano, o tolti dai partigiani a militari tedeschi sbandati. Tutti i bollettini del C.L.N. mettevano in evidenza le malefatte dei maggiori esponenti del fascismo orvietano e, nel contempo, facevano conoscere gli sviluppi della situazione politico-militare dell'Italia e dell'Europa. Durante il periodo della Resistenza vennero inoltre defissi di notte i manifesti tedeschi e fascisti, distribuiti volantini redatti dalla Resistenza, praticato il sabotaggio passivo laddove era possibile. La formazione autonoma rimase tuttavia sempre isolata dalle altre bande partigiane operanti nei Comuni dell'Orvietano , salvo sporadici contatti avuti con un gruppo di partigiani attivo a Pitigliano.
Il 2 marzo 1944 vennero arrestati due dirigenti della sinistra: Ferruccio Ferri e Guerrino Mosna; il 5 Marzo fu la volta di un dirigente comunista, Remo Grassi.
Inoltre vennero arrestati i patrioti Marcello Fusari, Gualtiero Bergelletti, Ascenzio Tavoloni, VittorUgo Marengo e Gino Mocetti, tutti sorpresi dai militari del Battaglione "M" mentre distribuivano la stampa antifascista.
Si trattava di un comunicato del C.L.N. di un volantino dattiloscritto e dal giornale Giustizia e Libertà, portato da Roma ad Orvieto dal ferroviere orvietano Giovanni Salvatori, che verrà fucilato alle Fosse Ardeatine.
Grassi, Ferri e Mosna vennero trattenuti nelle carceri di Orvieto come ostaggi sotto sorveglianza speciale, mentre i diffusori della stampa furono rimessi in libertà nel mese di Aprile.
Ai comunisti di Orvieto perveniva spesso da Roma da parte del comunista orvietano Angelo Costanti, il giornale clandestino La Scintilla, della cui redazione clandestina Costanzi faceva parte. Dotato di una ferrea volontà e di gusto artistico, sviluppato come mosaicista presso la Cattedrale di Orvieto, nel 1938 Costanzi era stato licenziato per le sue idee e costretto a trasferirsi a Roma, dove aveva trovato lavoro e si era legato a gruppi antifascisti. Nel periodo della Resistenza profuse tutte le sue energie nella lotta.
Una spia, riuscita ad entrare nella redazione della "Scintilla", lo fece arrestare dai nazifascisti in un momento di cagionevoli condizioni di salute. Caricato su un carro bestiame e deportato in una campo di concentramento in Germania, Costanzi non ne fece più ritorno.
La mattina del 7 marzo 1944, alle ore 5 in punto, una trentina di militi del Battaglione "M", autotrasportati in località Sermugnano della provincia di Viterbo a pochi chilometri dalle campagne orvietane, andando a colpo sicuro perchè informati da una spia, irruppero in una grotta e sorpresero nel sonno il capo della banda partigiana Ulderico Stornelli insieme a quattro giovani patrioti che avevano disertato dal Battaglione "M" per entrare nella Resistenza.
Essi erano: Alberto Poggiani, Amore Rufini, Raimondo Lanari, Raimondo Gugliotta, più un giovane contadino della zona: Duilio Rossi.
Tutti vennero sottoposti ad una finta fucilazione, quindi seviziati a sangue. I fascisti si portarono poi nella villa dell'anziano Federico Cialfi, proprietario della tenuta in cui si trovava la grotta in questione, e lo arrestarono, come catturarono alcuni contadini, tutti considerati colpevoli di avere aiutato i prigionieri di guerra angloamericani.
Anche i contadini vennero torturati. La porta di casa del Zuccherofino venne sfondata con scariche di mitra e bombe a mano.
La madre del Zuccherofino, sofferente di cuore, presa dallo spavento, morì sull'istante.
La sorella dello Zuccherofino priva di padre perchè deceduto, e con la madre morta sul pavimento, supplicò i fascisti di non portarle via i fratelli, ma si sentì rispondere che se non la smetteva di supplicare avrebbero portato via anche lei.
Nel mese di Marzo la situazione politico-militare dei nazifascisti era molto peggiorata e aumentarono le diserzioni.
Nelle carceri di Orvieto vennero rinchiusi oltre 50 fra giovani disertori e soldati della milizia territoriale che si erano rifiutati di prendere parte a un rastrellamento di partigiani nella zona di Arrone, distante un centinaio di chilometri da Orvieto.
Per tamponare le diserzioni le autorità nazifasciste decisero di dare un esempio, mettendo all'opera il plotone di esecuzione.
Il 29 Marzo 1944 giunsero ad Orvieto alcuni ufficiali tedeschi per costituire un tribunale di guerra.
Questo fu allestito in un vecchio palazzo del centro storico in Via Garibaldi, a un centinaio di metri dal Palazzo municipale e qui ebbe luogo il processo contro i sette partigiani arrestati il 7 Marzo.
Senza preamboli, il tribunale sentenziò la condanna a morte, da eseguirsi immediatamente nei confronti di Ulderico Stornelli, Alberto Poggiani, Raimondo Lanari, Amore Ruffini, Raimondo Gugliotta, Duilio Rossi e Federico Cialfi. I giovani contadini arrestati vennero invece condannati chi a tre mesi e chi a nove mesi di reclusione.
All'uscita del palazzo dove si era svolto il processo, era ad attendere un grosso automezzo con sopra sette casse da morto e un plotone del Battaglione "M".
I sette condannati furono obbligati a sedere sopra le bare e portati in località Camorema, a circa sei chilometri dal centro urbano. Trascinati in un piccolo spiazzo cretoso circondato da piccole alture, essi furono fucilati uno alla volta.
-.......il plotone di esecuzione ha sparato per sette volte e per sette volte il maresciallo dell'esercito tedesco ha sparato il colpo di grazia alla tempia di ogni vittima. Gli ultimi colpi erano per il vecchio Federico Cialfi....-
L'atroce esecuzione dei sette martiri orvietani scosse profondamente la popolazione.
I cittadini democratici manifestarono il proprio sdegno contro gli assassini recandosi in pellegrinaggio sul luogo della fucilazione ed al cimitero, per deporre fiori sulle fosse delle vittime, nonostante il divieto ed il clima di terrore instaurato.
"...La sera del 6 giugno, verso le ore 21.00, grazie ad un piano di evasione concertato tra il C.L.N., una guardia di pubblica sicurezza repubblichina di nome Mimmo e il direttore del carcere, i tre ostaggi Remo Grassi, Ferruccio Ferri, e Guerrino Mosna furono liberati insieme ad altri prigionieri politici, compresi due ebrei arrestati solo perchè tali.
Quando l'indomani i nazifascisti si presentarono al carcere per prelevare gli ostaggi e portarli con se nella ritirata, non vi trovarono più nessuno, neanche il direttore.
Il 10 giugno il comando Tedesco e gli ultimi reparti del famigerato Battaglione "M" lasciarono la città per intraprendere la fuga verso il Nord. Rimasero nella zona diversi militari tedeschi di retroguardia e alcuni di questi, in un ultima manifestazione di rabbiosa impotenza, uccisero due pacifici cittadini: Pietro Adami e Luigi Berardi.
Nello stesso tempo i Partigiani iniziarono un'azione di rastrellamento: occuparono il distretto militare, l'Accademia Femminile, Il Casermone, la caserma del Battaglione "M" e le scuole, dove per mesi si erano accampate le soldataglie nazifasciste.
Per l'occupazione di questi edifici e per snidare i militari tedeschi sbandati che vi erano asserragliati, vi furono scontri a fuoco, duranti i quali rimasero feriti i partigiani Giuseppe Serafini e Giovanni Viola.
Il 14 Giugno, con l'inseguimento e la cattura degli ultimi militari tedeschi sbandati e rifugiatesi nelle case coloniche, Orvieto fu completamente libera ed in mano ai partigiani.
Il 16 Giugno i primi reparti degli Alleati entrarono in città, accolti con manifestazioni di gioia dalla popolazione.
Il giorno dopo, le truppe erano già nella zona del Monte Cetona, dove incontrarono nuclei di difesa tedeschi.
Per raggiungere Chiusi, distante da Orvieto solo 30 chilometri, gli Alleati impiegarono 10 giorni.
La città fu liberata il 26 Giugno.
Da quel giorno la guerra si allontanò dall'orvietano!.........-"

Pubblicato il: 29/03/2003

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