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Cacciato dal seminario, si traveste da prete per rivalsa, con tanto di giarrettiera e calzamaglia

Dopo il falso ingegnere e il falso avvocato, Orvieto non poteva farsi scappare il falso sacerdote. Oggi la sentenza

ORVIETO - Cacciato dal seminario, si traveste da prete per rivalsa, con tanto di giarrettiera e calzamaglia. Dopo il falso ingegnere e il falso avvocato, Orvieto non poteva farsi scappare il falso sacerdote. Che infatti, ancor prima di trovarsi ieri mattina alla sbarra, era sbarcato sulla Rupe anni or sono, in tempi, si direbbe, "non sospetti": ovvero tre anni fa, alla stazione ferroviaria. È da lì, infatti, che per un trentenne - V.C. le iniziali - originario di un paese in provincia di Potenza, sono cominciate le peripezie legali che, tuttora, lo tengono legato alla città del Duomo. L'uomo, che aveva cercato in passato di entrare in seminario, è attualmente imputato con l'accusa di simulazione di reato, sostituzione di persona e false dichiarazioni a pubblico ufficiale. Tutto è partito quando, nel lontano 2003, il trentenne con la tonaca, in viaggio verso la Liguria, scese dal treno alla stazione di Orvieto. Per denunciare, fornendo false generalità alla polizia ferroviaria, il furto del proprio portafogli. Una circostanza che non trovò riscontro, poi, nelle indagini e che rappresenta, come simulazione di reato, uno dei capi d'imputazione dell'odierno procedimento. Ma a confermare definitivamente i sospetti sul sedicente sacerdote furono alcune suore liguri dalle quali il trentenne, affermando di avere un fratello ricoverato in un ospedale della zona, si fece ospitare nei giorni seguenti, una volta proseguito il viaggio. Le religiose, infatti, non poterono fare a meno di notare quanta poca dimestichezza con la liturgia avesse questo giovane "uomo di chiesa". Ieri mattina in aula il perito incaricato della redazione della perizia psichiatrica, chiesta dalla difesa - sostenuta dall'avvocato Marta Parretti - ha parlato di un uomo capace di intendere e di volere. Un uomo consapevole di recitare una parte, ma ispirato, però in questo, da un forte sentimento di rivalsa verso i sacerdoti che lo avrebbe indotto ad una inusuale forma di travestitismo, al punto che sotto la tonaca a volte indossava addirittura una calzamaglia o la giarrettiera. Il pm, Serena Bernardini, gli ha riconosciuto una "volontà grandemente scemata al momento dei fatti" ed ha chiesto così per l'imputato la condanna a tre mesi di reclusione. La difesa punta, invece, all'assoluzione da tutti i capi d'accusa sulla base dell'atteggiamento "infantile, ludico e bambinesco dell'imputato che sembra aver recitato la sua parte alla stregua di un "gioco" se non fosse per la componente tragica e quasi grottesca dell'intera vicenda". La sentenza è attesa nella mattinata di oggi.

Pubblicato il: 15/02/2006

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