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Larga Banda. Scelta strategica per il futuro dell'Orvietano

Se per Stefano Cimicchi le questioni del futuro per Orvieto si concentrano sulle caserme e sull'innovazione tecnologia, sarebbe utile conoscere cosa intende fare sul tema della Larga Banda che di quest'ultima è parte essenziale

Società

di redazione

 

Perché è necessaria la larga banda ad Orvieto

La polemica su OrvietoLab, società a cui si imputa il mancato cablaggio di Orvieto, ha avuto il merito di rimettere in campo la discussione sulla larga banda e sull'infrastrutturazione tecnologica della Città. Cominceremo a ragionare partendo da alcuni dati generali, tentando di capire in che maniera questi si relazionano alla realtà locale.

Questioni generali - Per il mercato dell'ICT (Information & communication technologies) il 2002 è stato un anno negativo. La domanda aggregata di informatica e telecomunicazioni si è contratta, risultando pari a 60.206 milioni di Euro, contro i 60.503 del 2001. (Fonte: Assinform - Confindustria). In termini percentuali, il calo è stato dello 0,5% (del 2001 si era invece registrato un aumento dell'8.3% mentre nel 2000 la crescita era stata del 12,1%).

Il decremento è lieve, ma tanto è bastato per allarmare gli operatori abituati a trend di crescita molto sostenuti. Tutto ciò riflette la situazione economica generale (la frenata degli investimenti, l'esplosione della bolla speculativa, la quasi stagnazione europea, ecc.).

La ricerca sulla larga banda di Assinform e Federcomin - Nel 2002 Assinform e Federcomin promossero un indagine per determinare l'entità del mercato italiano della larga banda su un campione di 1200 imprese ed enti rappresentative di 371.000 aziende dei seguenti settori: Industria, Servizi, Commercio, Finanza, Sanità ed Education, Pubblica Amministrazione Locale.

La fibra ottica presente nel territorio italiano, alla fine del 2002, era pari a oltre 6 milioni di chilometri a cui vanno aggiunti altri 149.500 chilometri di cablature stradali.

La copertura geografica delle infrastrutture in fibra ottica ha raggiunto nel 2001 il 30% nel nord ovest, il 25% nel centro, il 25% nel sud-isole e il 20% nel nord est.

La ricerca evidenziò che molte aziende ignoravano i vantaggi offerti dalle connessioni veloci (banda larga): «Su una scala da 1 a 10 - segnalava il rapporto - il valore medio della conoscenza raggiunge appena la sufficienza: 6,11. Finanza (6,62) e Servizi (6,52) mostrano, fra tutti, una maggior cultura sul tema; l'Industria, insieme al Commercio, occupa l'ultimo posto con una evidente insufficienza: 5,62».

Altro dato interessante: «Il 30 per cento delle aziende è già connesso a reti veloci: si stima che nel nostro Paese siano circa 110.000 le aziende fornite di un collegamento a reti esterne tramite connessioni in fibra ottica o con protocollo xDSL: poco più del 30% del totale dei soggetti considerati, di cui il 22% tramite servizi xDSL e poco più dell'8% con collegamento in fibra ottica».

«Il potenziale di mercato - scrivevano gli estensori - è comunque significativo: è possibile stimare il mercato potenziale di banda larga - nel segmento considerato - in una misura superiore al 70% di quello attuale, per circa 267.000 aziende ed enti. Una significativa percentuale di imprese (il 24%), già a breve/medio termine, non potrà infatti fare a meno di connessioni veloci in fibra ottica per soddisfare l'esigenza di servizi integrati di informatica e telecomunicazione».

Tra le realtà più avanzate quanto a infrastrutture in fibra si segnalavano le aree metropolitane (in special modo Milano e Roma).

I Servizi «I servizi per la sicurezza informatica sono quelli che trainano di più la domanda: i servizi più utilizzati con le connessioni ad alta capacità risultano essere quelli di hosting (connessione a sistemi allocati in centri specializzati) e di backup/disaster recovery (di connessione automatica a sistemi remoti nel caso di indisponibilità dei propri), utilizzati da poco più di 1/3 dei rispondenti. Seguono poi quelli di Rete Privata Virtuale (VPN), che permettono di tracciare nell'ambito di una rete pubblica collegamenti protetti come se si avesse una rete privata.

I servizi meno richiesti sono quelli di Video streaming (3,5%) Voice over IP (Telefonia via Internet, 6%) e Storage Area Network (capacità di archiviazione di dati distribuita, 10%). Per molte realtà alcuni di questi servizi non sono ancora conosciuti, a dimostrazione di come la conoscenza delle tecnologie ICT, anche in aziende di medio-grandi dimensioni, non sia all'altezza dei tempi.

Insufficiente conoscenza dell'offerta: la carenza conoscitiva riguarda infatti oltre il 35% dell'universo considerato. Ne deriva che l'offerta degli operatori non viene apprezzata anche a causa della mancanza della preparazione tecnologica dei clienti».

Larga Banda e tessuto produttivo - OrvietoLab, tramite i suoi rappresentanti, hanno dichiarato che il rinvio (o rinuncia?) della cablatura di Orvieto è stata causato dalla mancanza di domanda da parte di aziende e privati e, probabilmente, dal rallentamento della crescita economica che ha indotto le società a usare una grande cautela relativamente le spese per l'ICT. La scarsità di domanda, vista la tipologia delle imprese orvietane, non dovrebbe meravigliare: la prevalenza di PMI del settore manifatturiero, la presenza di aziende di piccola dimensione nel comparto dei servizi e il basso numero di imprese di Hi-tech presentano un quadro - hic et nunc - certamente non favorevole.

Cerchiamo di enucleare anche ulteriori motivi:

1) L'ampliamento delle offerte di connessione xDSL (ADSL e HDSL) è riuscita ad intercettare la necessità di connessioni veloci maturate in alcune situazioni imprenditoriali. Questa concorrenza (che avviene utilizzando il tradizionale doppino in rame) ha soddisfatto (più o meno completamente) la domanda di larga banda.

Le connessioni in rame, benché lontane dalle velocità assicurate dalla fibra ottica, sono comunque sufficienti a garantire quel minimo di performance richiesto dalle imprese orvietane.

2) la fibra ottica funziona - dal punto di vista economico - laddove esiste una tipologia di servizi il cui accesso è garantito soltanto da questo tipo di connessione. Questi servizi, in genere, sono rivolti a grandi società oppure imprese fortemente centrate sulle nuove tecnologie. Ad esempio, le VPN (Virtual Private Network) che interconnettono sedi differenti di un'unica struttura aziendali come se fosse una intranet interna, presuppongono un determinato assetto produttivo rappresentato da aziende che operano in una logica di rete distribuita. Alto esempio, i servizi di backup/disaster recovery presuppongono aziende fortemente informatizzate di grandi dimensioni per le quali i dati digitali rappresentano un valore assoluto.

Orvieto e la Larga Banda - Il Sindaco Cimicchi spesso si è soffermato sull'asse strategico rappresentato dalle caserme e dai progetti di innovazione tecnologica. Bisognerebbe capire se fra questi ultimi ci sia ancora il cablaggio di Orvieto e delle zone produttive oppure se il suo discorso si riferisce al digitale terrestre dell'Itelco oppurre su altro.

Riprenderemo questo discorso più avanti. Per adesso, soffermiamoci su un dato fondamentale: Orvieto, se vuole porsi come centro di attrazione delle aziende dell'innovazione di cui tanto si discorre, ha bisogno di collegamenti a Larga Banda poiché in mancanza di questi rischia di restare ai margini di uno sviluppo che, terminata la guerra in Iraq, riprenderà a correre. Tanto prima potrà disporre di questa infrastruttura, tanto più diventerà un territorio appetibile per le attività produttive fondate su processi ad alta intensità di conoscenza: infatti, la qualità della vita, i collegamenti viari, in finanziamenti e un'amministrazione efficiente sono senz'latro condizioni necessarie ma non sufficienti.

Riassumendo: manca il mercato e quindi non si procede al cablaggio ma senza larga banda il territorio viene privato di una infrastruttura decisiva in grado di stimolare interessi nazionali internazionali che rappresentano una reale domanda. Cosa fare?

Due le soluzioni: intervento pubblico oppure tecnologico.

OrvietoLab già rappresenta un pezzo di intervento pubblico ma è impensabile che il Comune si accolli per intero la spesa per l'infrastruttura (oltremodo, bisognerebbe verificare se ciò sia, oltre che finanziariamente, anche giuridicamente possibile, viste le normative europee in materia). Una diversa opzione sarebbe quella rappresentata da un progetto di cablaggio delle città umbre sollecitato dalla Regione, ma è questa una pura congettura priva di riscontri fondati.

La soluzione potrebbe essere tecnologica. I costi maggiori implicati nel cablaggio di una città o zona industriale si riferiscono agli scavi, alla centralina che si allaccia al backbone e alla posa delle fibra ottica sin dentro gli edifici. Gli investimenti sono consistenti, ma potrebbe esistere una diversa opzione rappresentata dalle tecnologie wireless. In particolare, si tratta di capire se le reti WI-FI potrebbero sostituire senza troppi problemi la fibra ottica. Il collegamento a Larga Banda garantito dalle reti WI-FI è piuttosto considerevole (11 Mbps) e, soprattutto, molto economico. Il sistema è semplice: si tratta di posizionare alcune antenne trasmittenti che fanno viaggiare i dati su frequenze radio (2,4 Ghz). I dati vengono ricevuti da altrettante piccolissime antenne collegati ai dispositivi che si intendono connettere alla rete. Se tutto è così facile, perché non si realizza da subito?

Tre i problemi: l'incertezza della normativa, la portata del segnale e la sicurezza delle reti.

Quanto al primo, la normativa italiana in materia di reti WI-FI è piuttosto incerta. Per adesso è un vigore una specie di disposizione transitoria che consente la sperimentazione ma nulla più.

Il secondo riguarda la portata del segnale. Le reti WI-FI vengono generalmente usate in ambienti chiusi e ben delimitati in quanto le onde radio non hanno una portata superiore ai 400 metri. Negli Stati Uniti, patria dell'avanguardia tecnologica, sono riusciti ad ampliare il segnale sino raggiungere le 20 miglia (circa 30 km). In ogni caso, la buona diffusione dipende anche dalla presenza di ostacoli fisici e dalla conformazione urbanistica.

Il terzo, è quello della sicurezza. Le reti WI-FI sono "bucabili" e un buon informatico riesce a penetrare facilmente all'interno di queste. Va detto che miglioramenti in questo senso sono stati raggiunti.

Problemi seri ma che potrebbero essere risolti o parzialmente aggirati - qualora gli investimenti in ricerca proseguissero in questo senso - nel giro di qualche mese.

Ritorniamo a Cimicchi: il sindaco sembrerebbe puntare (il condizionale e d'obbligo) sulla rete televisiva digitale di Itelco che rappresenta anch'essa una rete geografica a Larga Banda. Però, anche in questo caso, c'è un "ma" ed è l'ampiezza del famoso "canale di ritorno". Sul digitale terrestre viaggiano dati ad altissima velocità ma in maniera asimmetrica: in upstream (ricezione di dati) c'è ampiezza di banda, in downstream (invio dati) in maniera molto ridotta. Tant'è che la soluzione più adeguata per oltrepassare questo limite appare quella che si basa su una tecnologia mista digitale terrestre - Wi-Fi.

Territorio e Larga Banda - A Fabro, con l'insediamento di una azienda che opera nel settore dell'archiviazione tradizionale e digitale, è stata sollevata la questione della Larga banda poiché un'altra impresa (probabilmente operante nel settore del backup/disaster recovery ) avrebbe mostrato l'interesse di insediarsi nella zona, ponendo come condizione l'accesso veloce ad Internet. A Fabro non c'è neppure una centrale Telecom attrezzata per il collegamento xDSL e l'unica possibilità appare quella di connettersi con il backbone che passa per la vicina autostrada. Anche in questo caso si propongono, su scala ridotta, i medesimi problemi: chi paga l'infrastrutturazione? E, ammesso che il pubblico possa intervenire, il resto del territorio deve beneficiare di tale opportunità oppure no?

Larga Banda: una questione di sviluppo - L'infrastrutturazione del territorio o di alcune sue parti con la Larga banda non riguarda solo le mancate promesse di OrvietoLab, che pur avrà buone ragioni per giustificare questo presunto inadempimento. Il problema riguarda le politiche di sviluppo. Bisognerà forse chiedere ai nostri amministratori cosa intendano davvero fare su questo terreno e la stessa domanda si potrebbe girare alle forze politiche che, sul tema, sembrano piuttosto silenti.

Insomma: la Larga banda (sia in fibra, sia con le onde radio o con altro) è un'infrastruttura strategica?

Se lo è, come si intende affrontare la questione relativamente all'infrastrutturazione del territorio?

Cosa dicono gli enti sovraterritoriali (Provincia e Regione) a tal proposito?

L'impressione - epidermica - è che pochi siano davvero consapevoli dell'importanza strategica di questa infrastruttura e ciò condiziona il dibattito politico. Se per Stefano Cimicchi le questioni del futuro per Orvieto si concentrano sulle caserme e sull'innovazione tecnologia, sarebbe interessante conoscere da lui cosa intende fare sul tema della Larga Banda che di quest'ultima è parte essenziale.

Pubblicato il: 28/03/2003

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