Oggi è il "Giorno del Ricordo"
La barbarie titina che si scaraventò contro gli italiani in quegli anni del dopoguerra e in quelli successivi è ricordata dal primo cittadino Stefano Mocio ed interpreta la nostra sensibilità
Il sindaco, Stefano Mocio partecipa al "Giorno del ricordo" in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale con una riflessione su quella tragedia troppo negata dalla storia e dalla cultura.
Interpreta così il sentimento dei cittadini del nostro territorio e la volontà di non "scordare" la bestialità di cui siamo e siamo stati capaci, anche e soprattutto quando si ammanta di valori ideologici per giustificare la perdita di valori umani. Nazismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia, ma l'uomo "ideologico", pazzo adulatore di nuove e vecchie sirene, è sempre fra noi.
"Quella vicenda umana, solo recentemente riabilitata al rango di tragedia attraverso la legge nazionale del 30 marzo 2004 che istituisce il Giorno del Ricordo - afferma il sindaco, Stefano Mocio - anticipò il concetto barbaro della pulizia etnica. È giusto, dunque, ricordare, colmare e produrre iniziative culturali ed educative che favoriscano il recupero del ritardo storico e dell'ignoranza generale che si è prodotta su simili vicende. Nelle foibe, termine dialettale che significa fosse, voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua, morirono tra i 10 e i 15 mila italiani - ma le stime non sono ancora precise - in quei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45, quando gli anglo-americani rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito che obbedirono all'ordine di 'Epurare subito'. Si trattò di una vera e propria caccia all'italiano, esecuzioni sommarie, deportazioni, processi farsa fino all'infoibamento di persone che volevano restare italiani e che per questo si opponevano all'espansionismo del maresciallo Tito nella Trieste e nell'Istria occupata dopo la fine della Seconda Guerra. La pulizia etnica titina non risparmiò né gli antifascisti e neppure i partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale. Ma le vittime furono doppiamente vittime perché dimenticate per anni. Un vero e proprio tabù storico durante la Guerra Fredda".
"Oggi - aggiunge il sindaco - occorre valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, ponendone in rilievo il contributo dato nel passato e nel presente, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica e preservare, nel contempo, le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero. La celebrazione del Giorno del Ricordo, recuperando una parte della storia del popolo italiano, oggi può essere anche l'occasione per conoscere e per capire meglio la contemporaneità, perché conoscenza e comprensione sono le basi da cui partire per sentirsi integralmente cittadini rispettosi della persona, delle diversità e della collaborazione e solidarietà tra i popoli al fine di superare pregiudizi e odi di parte".
"Infine, come lo stesso presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azelio Ciampi ha più volte sostenuto - conclude il sindaco - la lotta di liberazione e la vendetta titina non si possono confondere. È doveroso esecrare tutti i massacri, ogni tragedia ha il suo contesto storico e una data simbolo. Il dovere di tutti è quello di favorire il recupero della coscienza storica, agire ed educare le attuali e le future generazioni affinché respingano nuovi rigurgiti di violenza nel mondo".
Pubblicato il: 10/02/2006