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Mocio. "L'acqua ha un valore sociale e deve essere totalmente pubblica"

La discussione in Consiglio comunale sulla organizzazione del servizio idrico apre nuove prospettive. Il dibattito si alza e diventa politicoConticelli:"Una svolta nella vita politica orvietana"

foto di copertina

di Dante Freddi

La discussione in Consiglio comunale sui servizi e sulle tariffe dell'ATO2 ha trovato un momento di sintesi con la proposta del sindaco Stefano Mocio "di fare una proposta organica e chiedere un impegno serio dei futuri candidati al nuovo Parlamento per modificare la legge Galli che governa la materia".  La proposta è stata accolta con favore dalla maggioranza. Conticelli e Olimpieri, seppure per motivi diversi, hanno mantenuto un tono polemico nei confronti della gestione del servizio idrico e dei comportamenti dell'Amministrazione comunale.

Il tema è caldo per l'oggettivo aumento delle tariffe dall'attivazione della nuova gestione, nel 2003, ed è reso caldissimo dai disobbedienti che si sono rifiutati di pagare le bollette e rischiando l'interruzione del servizio.

Mocio critica alcuni principi fondanti della legge, tra cui quello di "considerare l'acqua come un servizio a rilevanza economica piuttosto che un servizio a rilevanza sociale. È questo l'errore di fondo- sostiene- non certo del CdA dell'Ato o del Servizio Idrico".

Salva quindi l'alleato Capoccia presidente ATO e segretario DS da responsabilità personali e l'ATO e SII da responsabilità aziendali.

La sua analisi in parte corrisponde a quella di Marino Capoccia, già pubblicata ieri in una intervista che ci ha rilasciato, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di far ricadere sulla fiscalità generale le spese con rilevanza ambientale. Significherebbe una diminuzione importante della spesa e quindi un conseguente alleggerimento della bolletta.

Nuovo ci sembra invece l'impianto generale del ragionamento, sostanziato dall'affermazione che il servizio dell'acqua deve essere interamente pubblico.

Questa posizione esclude il ruolo del privato, che è ovviamente mosso dal profitto, e la cui presenza cozzerebbe contro il principio del valore esclusivamente sociale del bene acqua.

Ma non è soltanto una questione organizzativa.

L'ATO infatti potrebbe anche esprimere una forma di gestione totalmente pubblica (oggi la SII è pubblica al 75% e privata al 25%) e questo modello si potrebbe avvicinare a quello proposto da Mocio. Ma non cambierebbe nulla se lo Stato non si facesse carico di alcune spese, come quelle ambientali, perché comunque sarebbe il gestore pubblico a doverle sostenere per poi girarle sull'utente.

Il dibattito sull'acqua ha trovato finalmente uno sbocco serio e su questa linea dovrebbe essere tenuto. Non più strumentalizzazioni politiche e personali ma ragionamenti che coinvolgono sensibilità, ragione, idealità. Si sta parlando di politica in senso nobile.

Riportiamo le considerazioni del sindaco di Orvieto Stefano Mocio espresse in Consiglio.

"Dobbiamo avere la consapevolezza di discutere di un problema complesso al di là di ogni facile demagogia - ha detto il sindaco, Stefano Mocio - non basta solo trovare i colpevoli a livello di Ato o di ambito di gestione, per poi dare ad essi ogni responsabilità sulle cose che non vanno. Su un tema come quello idrico debbono essere affrontati tanti altri problemi. Sulla legge 'Galli' ci sono giudizi contrastanti, in realtà in questa legge ci sono elementi e principi importanti come quello della solidarietà o del bilancio idrico nell'ambito di uno stesso Ato. Sono concetti fondamentali. Oggi acqua e aria sono beni scarsi, perché le sorgenti superficiali sono inquinate da una gestione dei sistemi produttivi esasperati e perché il modello di sviluppo che le nostre società occidentali hanno posto in essere, spesso contrasta con il mantenimento di un concetto di entropia bassa che permetta, quantomeno, un uso delle risorse il più possibile accettabile e nei tempi più lunghi".

"Non può essere condivisibile il fatto che gli investimenti devono essere tutti finanziati tramite la tariffa - ha aggiunto il sindaco - il servizio dell'acqua dovrebbe essere un servizio interamente pubblico e strutturato con le norme legate ad un istituzione solidaristica a carattere sociale con le regole della socialità. Quindi, è chiaro che la fiscalità generale dovrebbe assolutamente intervenire in questi aspetti. Non ha senso ed è aberrante far pagare all'anziano o alla famiglia media che non arriva a fine mese, il costo dell'investimento. Allora, la battaglia deve essere quella di rivedere la normativa, non solo la legge Galli ma anche quelle sulla delega dell'ambiente in via di pubblicazione, ed impostarle al concetto di bio-economia. Operando così, non facciamo una guerra politica e demagogica di basso profilo, né andiamo alla ricerca di volta in volta e a tutti i costi dei diversi responsabili. Dobbiamo, insomma, affrontare il problema alla radice cambiando l'impostazione. Per fiscalità generale non si può intendere solo quella comunale ma tutta la fiscalità, anche quella provinciale, regionale e nazionale rispetto alle grandi reti. Concetto, peraltro, contenuto nella legge Galli ed attuato soltanto per alcune parti del territorio nazionale. In definitiva, ci sono elementi di riflessione seri, che vanno oltre a quello delle maggioranze e delle opposizioni; perciò - osando - da questo Consiglio comunale, potrebbe partire una proposta seria di modifica della normativa nazionale. Lo possiamo fare predisponendo uno strumento da inviare al governo nazionale - quello attuale e quello futuro e alla Regione - per iniziare a fare un ragionamento serio su questo tema, dove serve  una proposta radicale.  Bisogna osare di più e dobbiamo dare prova, tutti insieme, di fare una proposta da sottoporre e far sostenere ai parlamentari che, nelle prossime settimane, si candideranno nel nostro territorio, chiedendo loro un impegno serio nel momento in cui chiederanno il voto dei nostri concittadini" .

 

Pubblicato il: 27/01/2006

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