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I giovani Ds invitano Cimicchi ad un 'simposio'

Riscoperta interessante di questa antica modalità di rapporto sulla strada del "piacere della politica"

La nuova generazione dei Ds lancia nell'agone politico cittadino la piacevole iniziativa del "simposio", alla riscopreta di una modalità di rapprto ormai in disuso.

"Da tempo- scrivono i giovami Ds- la riduzione della politica ad amministrazione dell'esistente ha disseccato le sorgenti a cui attingeva l'immaginazione di un mondo altro, diverso e possibile.

Diverse sono le diagnosi, molteplici le prognosi, divergenti le terapie. Nell'attesa di qualche illuminato che spieghi al mondo come fare, la Nuova Generazione DS vuole tentare la strada del piacere della politica, recuperando l'antica tradizione dei simposi.

Per fare cosa? Semplice: discutere di politica fuori dai rituali delle riunioni e delle convocazioni, a margine di un linguaggio criptico e allusivo, davanti ad un buon bicchiere di vino e ad un piatto rigorosamente tipico. E, sulla traccia dei dialoghi platonici, parlare "liberamente" di tutto con il personaggio protagonista della serata. Per apprendere, discutere, criticare.

Un esperimento che vuole recuperare il piacere del fare politica reinvestendo fortemente sulla convivialità, sulla franchezza dei rapporti, sul privilegio della civiltà e delle buone maniere.

Un esperimento che tenta di formare una nuova classe dirigente all'insegna della partecipazione, della condivisione delle informazioni, dell'argomentazione.

Stefano Cimicchi sarà il primo "protagonista" a cui viene rivolto l'invito.

L'uomo libero ha sempre tempo a sua disposizione per conversare in pace a suo agio. Egli passerà, come faremo noi nel nostro dialogo, da un argomento all'altro; come noi egli lascerà quello vecchio per uno nuovo che lo attiri di più; e non si preoccuperà affatto se la discussione andrà per le lunghe, pur di conseguire la verità. Il professionista o l'esperto, al contrario, parlano sempre in lotta con il tempo, incalzati dall'orologio; non c'è spazio per dilungarsi sull'argomento prescelto, perché l'avversario, o il curatore, gli sta addosso, pronto a recitare la scaletta dei punti cui bisogna attenersi. Egli è uno schiavo che discute di un compagno di schiavitù davanti ad un padrone seduto in giudizio, nelle cui mani è riposta la causa; e l'esito non è mai indifferente, bensì sono sempre in gioco i suoi interessi personali, qualche volta persino il suo stipendio. Di conseguenza, egli acquisisce una sagacia amara e carica di tensione

Liberamente adattato da Platone, Teeteto.

Pubblicato il: 23/01/2006

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