Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Satolli all'Opera del Duomo:'Quella scelta è dissennata e perversa'

Museo dell'Opera del Duomo, dura critica dell'architetto orvietano. I tesori artistici chiusi da oltre 20 anni nei sotterranei della Cattedrale saranno esposti...

foto di copertina

Nella foto, il duomo prima del trasferimento delle statue degli apostoli

ORVIETO - Una scelta dissennata e perversa. Così l'architetto orvietano Alberto Satolli, in un articolo apparso lo scorso 28 dicembre su Micropolis, supplemento mensile umbro di politica, economia e cultura al Manifesto, definisce la decisione dell'Opera del Duomo di attuare, in attesa della soluzione definitiva, una prima musealizzazione dei tesori artistici chiusi da oltre 20 anni nei sotterranei della Cattedrale, esponendoli in parte al piano superiore di palazzo Soliano (le pale d'altare) e in parte (le statue del manierismo) nella chiesa di Sant'Agostino, ottenuta da poco in comodato. Proprio la scelta di separare opere concepite unitariamente è, fa notare Satolli, un "principio contrario ad ogni corrente criterio di allestimento museale" poiché "rende incomprensibile per i fruitori sia la storia che la storia dell'arte".  La soluzione prospettata dall'architetto orvietano è invece quella di esporre tanto gli Apostoli quanto le pale d'altare al primo piano di palazzo Soliano, ricostruendo "scenograficamente nello spazio museale l'intero interno del Duomo, con le opere d'arte vere, ciascuna al suo posto". Se dovevano essere trasferite in una chiesa poi, si chiede Satolli, "non si capisce allora perché sono rimaste imballate nei magazzini 20 anni (quando non mancavano certamente chiese vuote)" né perché sia stata sia stata scelta la chiesa di sant'Agostino e non, ad esempio- come indica l'architetto - san Francesco, di proprietà comunale e sempre aperta a numerosi visitatori. "Forse - insinua - perché in tal caso l'Opera del Duomo avrebbe dovuto, in cambio, rinunciare all'affitto che il Comune paga per il museo Greco al Soliano?". Insomma l'architetto non ci pensa due volte a definire "antistorica e antieconomica" la scelta dell'Opera del Duomo. "Si vuol propinare ad un pubblico internazionale - conclude - uno scombinato percorso museale con un espositore al centro del salone del Soliano troppo simile ad un catafalco per non suggerire la morte dell'Opera del Duomo". Su un'unica cosa sembra dargli ragione l'attuale Consiglio dell'Opera che spiega la decisione "praticamente obbligata" di conservare la mastodontica teca di palazzo Soliano, col fatto che sia stata "realizzata precedentemente dall'architetto Benedetti, professore ordinario de La Sapienza" e che "la realizzazione, compresa la progettazione, ha avuto un costo di circa 360mila euro". Per il resto la Fabbriceria boccia il progetto dell'allestimento scenografico a palazzo Soliano ritenendo le due forme architettoniche (il palazzo e il Duomo) "completamente diverse nelle funzioni e nelle dimensioni", dimensioni, peraltro, insufficienti a ricreare l'ambientazione della Cattedrale. Quanto alla scelta del sant'Agostino, l'Opsm fa sapere di aver già rinunciato al canone che deriva dall'affitto al Comune del museo Greco. Il precedente Consiglio ha infatti inviato la disdetta e il consiglio attuale l'ha confermata. Il contratto è in scadenza nel 2011. "L'ipotesi di collocare le statue all'interno della chiesa di Sant'Agostino, che Satolli definisce una 'trovata', è solo una tappa intermedia del processo di allestimento del Museo dell'Opera del Duomo - affermano dall'Opera - L'attuale Consiglio, non avendo ancora la piena disponibilità di palazzo Soliano, ha scelto questa strada per rendere visibile quanto prima un patrimonio sconosciuto e sepolto nei magazzini da troppi anni. Quella parte di palazzo Soliano di cui l'Opera del Duomo ha la disponibilità sarà interessata a breve da lavori di adeguamento funzionale per completare la sua trasformazione in spazio museale". La scelta è ricaduta infine su Sant'Agostino per le statue manieristiche per l'esigenza di riaprire la chiesa e restituirla alla città, rispondendo anche all'esigenza, da più parti manifestata, di creare percorsi turistici nel quartiere medioevale.

Riportiamo l'articolo integrale di Satolli su Micropolis ed il comunicato dell'Opera in risposta, quali documenti utili per una migliore articolazione del dibattito.

Questa la risposta del Consiglio dell'Opera del Duomo:

"Nel numero di dicembre 2005 della rivista Micropolis l'arch. Alberto Satolli avanza critiche durissime rispetto ai criteri di allestimento del Museo dell'Opera del Duomo e all'operato degli attuali consiglieri che - a suo giudizio - starebbero decidendo "a cuor leggero" il futuro del museo stesso. La reprimenda sarebbe condivisibile se il quadro presentato nell'articolo corrispondesse allo stato dei fatti. Ma non è così.
Innanzitutto l'arch. Satolli attribuisce al Consiglio in carica scelte che non ha fatto, come ad esempio la realizzazione di una teca in legno - da lui definita "catafalco" - che è stata realizzata precedentemente dall'arch. Sandro Benedetti, professore ordinario presso l'Università "La Sapienza" di Roma. La realizzazione, compresa la progettazione, ha avuto un costo complessivo di circa 360mila euro, da qui la decisione praticamente obbligata di conservarla.
Si critica poi la collocazione su piani diversi delle statue e delle tele che testimoniano l'importante fase manieristica del Duomo: questa disposizione è presente nel progetto elaborato nel 1999 da una Commissione presieduta dal prof. Renato Bonelli, riconosciuto unanimemente come il maggiore conoscitore della Cattedrale orvietana, e composta da altri cinque docenti universitari, tra cui il prof. Benedetti al quale era stata delegata la progettazione della teca. Tale scelta, che Satolli definisce "dissennata", è stata condivisa dal Consiglio in carica, dato che la diversa ipotesi dell'arch. Satolli di ricostruire scenograficamente l'interno del Duomo in un unico ambiente - il piano superiore di Palazzo Soliano - appare una soluzione espositiva insoddisfacente e forzata in considerazione della grande differenza dei due spazi architettonici: una Cattedrale da un lato, un Palazzo dall'altro.
Sono due forme architettoniche completamente diverse nelle funzioni e nelle dimensioni. Dovrebbe essere inutile evidenziare - se non altro - l'assenza di colonne nel piano superiore di Palazzo Soliano. Proprio in coincidenza di esse, viste come pilastri del Duomo, erano state collocate nella Cattedrale le statue degli Apostoli intesi come pilastri della Fede. Dovrebbe essere inutile, ma evidentemente non lo è.
Il progetto Bonelli d'altro canto non sottovaluta affatto la fase manieristica, al punto da dedicargli nella sua interezza l'edificio più rilevante della Piazza dopo la Cattedrale. L'utopistica e "scenografica" ricostruzione dell'interno del Duomo in un unico ambiente - voluta da Satolli - può essere affidata meglio - in quanto utopistica e scenografica - a forme di ricostruzione virtuale.
L'ipotesi di collocare le statue all'interno della Chiesa di Sant'Agostino - che Satolli definisce una "trovata" - è solo una tappa intermedia del processo di allestimento del Museo dell'Opera del Duomo, come è stato ampiamente comunicato. L'attuale Consiglio dell'Opera, non avendo ancora la piena disponibilità di Palazzo Soliano, ha scelto questa strada per rendere visibile quanto prima un patrimonio sconosciuto e sepolto nei magazzini da troppi anni.
Quella parte di Palazzo Soliano di cui l'Opera del Duomo ha la disponibilità sarà interessata a breve da lavori di adeguamento funzionale per completare la sua trasformazione in spazio museale.
Nell'articolo ricordato si critica la scelta della Chiesa di Sant'Agostino anche solo quale contenitore provvisorio per l'esposizione delle statue.
Perché la Chiesa di Sant'Agostino - domanda Satolli - e non quella di San Francesco? Per il semplice motivo che la seconda è aperta al pubblico, quindi già fruibile, mentre la prima non lo è e quindi anch'essa andava restituita alla città di Orvieto e ai suoi visitatori. C'è la necessità inoltre, da più parti condivisa, di inserire il quartiere medievale nei percorsi turistici. Quello che per Satolli è "uno scombinato percorso museale" è stato al contrario un successo in occasione della mostra su Arnolfo di Cambio e si può ragionevolmente ipotizzare che si verificherà  altrettanto per altre iniziative. Motivazioni di carattere economico poi non sussistono, se non nella mente dell'autore dell'articolo, per il quale utilizzando il San Francesco l'Opera del Duomo avrebbe dovuto rinunciare al canone di locazione che il Comune paga per il pianterreno di Palazzo Soliano, ove si trova il Museo Emilio Greco: già fatto; il precedente Consiglio ha disdettato il contratto e l'attuale Consiglio non ha revocato la disdetta.
Nell'articolo dell'arch. Alberto Satolli, infine, si fa riferimento a una tesi di laurea discussa nel 1998 (stranamente non se ne cita l'autore) che avrebbe analizzato la possibilità di "riparare l'offesa arrecata al Duomo alla fine dell'Ottocento", quando un eccesso di purismo volle cancellare la fase manieristica all'interno della Cattedrale, come del resto è avvenuto in altre parti d'Italia. Di questo lavoro ne saranno stati a conoscenza i precedenti Consigli e la Commissione presieduta da Renato Bonelli?
Siamo alla rinascita del Museo dell'Opera del Duomo e non alla certificazione della sua morte: piaccia o meno, i fatti stanno a dimostrarlo. Se questa poi è considerata "perversione"!"

Pubblicato il: 07/01/2006

Torna alle notizie...