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Risorse per Orvieto ed ex caserma Piave. Avanti a tutta forza

Nonostante qualche equivoco, tutti d'accordo su quanto c'è da fare. Così almeno dovrebbe essere...

foto di copertina

di Dante Freddi

Le decisioni sul destino di Risorse per Orvieto spa e sulla sua legittimità ad operare nel senso indicato dal Consiglio comunale aperto di sei mesi fa sono ormai inderogabili. Sia perché è un fatto oggettivo che non c'è più tempo da perdere, sia perché, se qualcuno spinge per rallentare la corsa e rimettere tutto in discussione, c'è anche chi impone i tempi della marcia con altrettanta forza.

In occasione del Consiglio comunale del 30 dicembre scorso, infatti, la questione RPO è emersa con prepotenza tra le pieghe ed i numeri del bilancio in approvazione.

Ma forse la "discordia" che è apparsa è soltanto un equivoco, che tenteremo di chiarire.

Franco Barbabella ne ha parlato soltanto due minuti a conclusione del suo intervento, ma non ha lasciato spazio ad interpretazioni. Non pronunciarsi sul ruolo di RPO e sul suo progetto è per lui "omissione grave". Ha detto: "Sul ruolo della caserma Piave ho già detto cosa penso ed RPO lo ha detto ufficialmente. Non pronunciarsi su questo punto è un'omissione grave. Il business plan può essere modificato in mille modi secondo logiche di coerenza, e allora lo si faccia. Non si tenga a 'bagno maria' una società istituita dal Comune. Un fermo di sei mesi è un tempo infinito e si delegittima il soggetto, si fanno danni incalcolabili. Se deve essere, sia in tempi brevissimi, se no troviamo altre strade. Non è più il tempo di tergiversare in qualcosa che non si sa bene cosa sia. Ad Orvieto, tutti parlano, pochi leggono, nessuno ascolta. Ci si propongono cose che già facciamo. Allora dico andiamo avanti, sbrighiamoci".

Di contro l'intervento di Marino Capoccia, che già all'inizio dell'estate scorsa aveva "lanciato" la sua posizione sulla Piave, irrobustita nel Progetto di sviluppo dell'Orvietano che i Ds hanno presentato meno di un mese fa. Ha detto Capoccia: "Le troppe farneticazioni non aiutano. La Caserma dovrà fare parte di un piano di riqualificazione complessiva del centro storico, non condizionato né dalle urgenze dell'uno o dell'altro. Anche i cittadini devono partecipare, da protagonisti, al dibattito sulla rifunzionalizzazione del centro storico. Saranno necessari dei tempi, per assumere scelte ponderate e responsabili. Serve una concreta partecipazione, dobbiamo investire sui giovani, perché in gioco c'è il fatto di ridare fiducia al futuro della città con le nostre proposte".

Fausto Vergari, autorevole consigliere DS ha sostenuto che "Dobbiamo cercare di andare alla rifunzionalizzazione delle caserme in tempi più rapidi possibili seppure con lucidità e pazienza, senza cadere nella tentazione di disfare cosa è già stato fatto. Continuare sulla strada tracciata pur correggendo, se serve, il lavoro RPO un lavoro che deve continuare con la piena legittimazione da parte della maggioranza. Vi sono risorse potenziali in tutto questo,  sotto forma di posti di lavoro e sviluppo".

Il sindaco Stefano Mocio ha chiuso la questione senza mezzi termini ed ha fatto appello al potere che la legge gli assegna per evitare qualsiasi procrastinazione. Ha detto Mocio: "La caserma Piave è un pezzo importante dello sviluppo ed è legittimo, su un tema simile, avere una discussione delicata quanto stringente, ma non ci possiamo permettere di perdere tempo. Non ci dovranno essere tempi morti nella nostra discussione, se ci dovessero essere sfilacciature attuerò legge '81 di nomina del Sindaco".

Per la verità sembrava che tutto stesse prendendo una piega positiva e che ci fossero soluzioni buone per tutti.

Sembrava che si potesse giungere con celerità alle operazioni concrete di individuazione dei pertners per realizzare nella caserma le iniziative individuate dal business plan, dagli alberghi alle strutture culturali e commerciali collegate.

Concesse ad uffici di Comune, Provincia, Comunità montana e Asl l'ex infermeria e la ex mensa, ad Orvieto si sarebbero liberati locali eccellenti per costruire quelle case popolari che sarebbero dovute servire a "ridensisficare"(sic) il centro storico con popolazione giovane e robusta: i locali della vecchia Inapli, adiacenti alle carceri, e quelli ora utilizzati dalla Asl in via Postierla. Un affare per il Comune, così sembrerebbe. A grandi spanne, risparmierebbe all'anno 500mila euro di affitti, ne spenderebbe altrettanti in mutui per ristrutturare e ne trarrebbe 500mila euro "puliti" di guadagno.

Contento, quindi, chi giustamente, come Capoccia, vuole vedere un disegno complessivo del nuovo centro storico e ritiene vitale "ridensificare". Ma anche il sindaco, che impingua il risicato bilancio e soprattutto vede in funzione quella RPO di cui è socio unico. E contento Barbabella, che continua l'impresa iniziata.

Poi, lavoro nelle due palazzine della ex caserma, lavoro per ristrutturare i locali liberati a fini residenziali, lavoro per l'avvio successivo della totale riqualificazione della Piave, lavoro per la gestione delle attività insediate.

Quindi " a ciascuno il suo", comunità orvietana compresa

Gli anziani a "ridensificare" Faiolo, frazione di Montegabbione, dove sembra si trovino benissimo.

Insomma, tutto positivo, anche per Capoccia. Tutti sono ormai sulle sue posizioni. Ha "vinto" e dovrebbe accorgersene. Senza bisogno di ritardi e discussioni estenuanti e senza bisogno, soprattutto, che la "politica" impastoi e contrasti scelte che sono ormai soltanto del mercato.

Pubblicato il: 04/01/2006

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