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Il marketing elemento di svolta per l'industria vitivinicola ed enologica umbra

Gli interventi al convegno di Unioncamere Umbria "Il mercato internazionale del vino visto dai suoi protagonisti"

foto di copertina

"Supportare il sistema delle imprese, cercando di interpretare le esigenze di un settore che svolge una funzione di primo piano, sia in termini di ricchezza prodotta che di promozione dell'immagine complessiva del territorio". Il presidente di Unioncamere Umbria, Adriano Garofoli, ha sottolineato il valore del marketing e della conoscenza del mercato vitivinicolo ed enologico mondiale, aprendo al teatro Mancinelli di Orvieto il convegno "Il mercato internazionale del vino visto dai suoi protagonisti", al quale hanno preso parte anche i 24 giornalisti specializzati di 15 diversi paesi (Italia, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Giappone, Irlanda, Israele, Malesia, Messico, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Taiwan, Tailandia, Ungheria) che sono impegnati nella 25esima edizione Banco di assaggio dei Vini d'Italia di Torgiano.
Garofoli ha sostenuto la necessità, per le imprese umbre del settore, spesso caratterizzate da una dimensione medio-piccola, di investire nella comunicazione. "Il punto da cui partire è la consapevolezza che ormai saper produrre vini di qualità non è più sufficiente - ha spiegato - se a questa capacità non si accompagna un'efficace azione di marketing anche in riferimento ai profili e alle tendenze dei comportamenti dei consumatori. Le prime risposte su come far fronte a queste carenze strutturali del sistema non possono che derivare dalla attuazione di forme di collaborazione e di aggregazione a livello territoriale e di categoria e, contemporaneamente, dalla ottimizzazione delle risorse evitando inutili dispersioni tra una miriade di soggetti ed iniziative estemporanee e frammentate".
La scelta di Unioncamere, dunque, è stata quella di promuovere un'analisi approfondita, basata su dati oggettivi e compiuta con le necessarie competenze specialistiche, affidata ai principali protagonisti dei due principali mercati di riferimento delle esportazioni vinicole italiane, quali sono la Germania e gli Stati Uniti. Le relazioni principali sono state affidate, infatti, a Maria Neve Spina, della Wine consulting and communication, esperta del mercato tedesco, e a Leonardo Lo Cascio, presidente  di Winebow Inc. di New York.
"Io sono qui per imparare - ha chiarito il sindaco di Orvieto, Stefano Mocio - la nostra amministrazione ha bisogno di questo tipo di iniziative per capire come indirizzare le proprie risorse a sostegno dell'industria enologica, che è il primo comparto produttivo del territorio orvietano, per fatturato e numero di addetti. La riflessione sul marketing diventa fondamentale nella definizione  delle linee di sviluppo della filiera e mettere a sistema gli investimenti pubblici e quelli delle imprese ".
Di cambiamento epocale per il mercato nazionale e umbro ha parlato il rappresentante del Consorzio per la tutela dei vini di Orvieto, Luigi Barberani. "Ci sono nuovi competitors, regioni emergenti e nazioni in via di sviluppo, oppure che si affacciano per la prima volta nel panorama mondiale. Brasile, Argentina, Cile, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda stanno aggredendo il mercato. E spesso le nostre imprese non hanno il know how per competere in un'ottica globale".
Il produttore ed enologo Riccardo Cotarella ha stimolato gli altri produttori umbri: "Abbiamo investito molto sulla qualità delle produzioni, colmando un gap con altri paesi. Ma abbiamo sottovalutato il marketing, la conoscenza professionale dei mercati, l'orientamento alle esigenze dei consumatori. Ad Unioncamere rivolgiamo, dunque, la richiesta di trasformare questo convegno, che ha raccolto ad Orvieto protagonisti della produzione enologica umbra ma anche grandi interpreti provenienti da Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Marche, Abruzzo, in un appuntamento fisso annuale. Per le cantine umbre, per i produttori sarebbe una grande opportunità per acquisire know how e competenze fondamentali nei mercati del Terzo Millennio".

Hanno affrontato le problematiche dei mercati tedesco e americano i due relatori del convegno organizzato da Unioncamere Umbria ad Orvieto su "Il mercato internazionale del vino visto dai suoi protagonisti".
"L'Umbria ha grandi chance - ha detto Maria Neve Spina, della Wine consulting and communication, per anni direttrice della principale azienda di importazione di vini italiani in Germania, primo mercato per l'enologia italiana - ha vini di grande carattere, ha qualità ambientale e delle produzioni, ha una grande immagine. Ma deve puntare sulla propria personalità, non cedere alle tendenze e alle mode, ma qualificarsi per quelle che sono le sue grandi peculiarità. Perché omologarsi, puntando ad esempio su un utilizzo smodato e inappropriato della barrique, quando si è leader di qualità nei vini di struttura e di grande appeal?"
Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, azienda leader nell'importazione di vini italiani in America, ha sottolineato che "le bottiglie tricolori godono negli Usa dei benefici di una cultura che molti americani amano, da cui si sentono attratti e che vogliono vivere attraverso i prodotti made in Italy. Ogni anno il trend di vendita aumenta del 3-4%, nonostante il mercato sia altamente competitivo. La promozione è in questo senso fondamentale ed un fattore vincente sul mercato". Ma la ricetta vincente, per i produttori umbri, è quella di  puntare sull'agregazione, uscendo dalla  penalizzante dimensione  della piccola impresa. E , soprattutto, investendo sul marketing e la comunicazione.  "L'Umbria gode di una posizione privilegiata - ha chiarito Lo Cascio, che ha fatto conoscere agli americani ben 14 etichette umbre - è una terra di antiche tradizioni vitivinicole e dalle molteplici e variegate proposte, che esprimono una competitiva viticoltura di territorio. Ma per rivolgersi a un mercato dispersivo come quello americano deve abbinare, alla qualità dei suoi vini, anche le straordinarie opportunità del territorio: gli statunitensi sono sempre dei fan dei viaggi in Italia, del cibo, dell'arte, hanno scoperto l'Umbria e le sue tradizioni, e per questo motivo sono molto attratti dalle produzioni enologiche che provengono dal nostro paese".
Davide Paolini, gastronauta e guru della comunicazione eno-gastronomica, giornalista de Il Sole 24 Ore, che ha moderato e coordinato il dibattito, ha esortato pubblico e privato a fare sinergia. "Basta con le schiere di pubblici amministratori in giro per il mondo, nelle più svariate fiere e mostre di settore. Spesso queste missioni diventano vere e proprie gite, senza valore competitivo e strategico. Si scelgano i comunicatori, si faccia sistema investendo al meglio le risorse pubblico-private, si selezionino gli eventi, le fiere, le occasioni di confronto coi mercati in maniera organica e senza disperdere risorse in mille rivoli. I risultati arriveranno in breve tempo. L'Umbria? E' facilitata da un'immagine positiva, dalla sua vocazione alla creatività e alla vivibilità. L'Umbria è già un prodotto spendibile: un prodotto fatto di territorio, paesaggio, arte e cultura in cui si collocano splendidi e unici vini provenienti da grandi tradizioni".
Un tema ripreso anche dall'assessore all'agricoltura della Regione Umbria Carlo Liviantoni, nelle sue conclusioni. "Il marchio Umbria può rappresentare un valore aggiunto per il vino e per le imprese del settore. Ci sentiamo di raccogliere la sollecitazione, venuta dai partecipanti all'evento, a  sostenere in maniera coordinata e strategica la commercializzazione della filiera agroalimentare umbra. Riteniamo di avere grandi chance da mettere in gioco sul mercato globale, perché siamo in grado di rispondere con l'eccellenza e la qualità delle nostre produzioni alla sfida competitiva che ci arriva da Paesi emergenti e da competitors tradizionali".
La giornata di lavori è stata conclusa da un banco di degustazione dei vini della provincia di Terni, organizzato dall'Unioncamere Umbria ed offerto ai giornalisti specializzati ed ai partecipanti al convegno.

 

Pubblicato il: 03/12/2005

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