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Droga. Un argomento di cui non parlare

L'Operazione Cahos tre anni fa. Attenzione alta, poi tutto è tornato nel privato

foto di copertina

di Dante Freddi

A riportare alla dignità di notizia l'Operazione Cahos, che nel dicembre del 2002 segnò la comunità orvietana, è stato l'arrivo in tribunale degli atti ed il loro successivo rinvio. Notizia di un giorno, di quelle che si consumano subito.

Quel 6 dicembre 2002 furono arrestati 26 ragazzi e la "droga" divenne un fatto pubblico.

I nomi  degli arrestati furono divulgati e qualsiasi tentativo di rimozione del problema o di viverlo nel privato fu impraticabile.

Sembrava che tutti volessero partecipare attivamente a contrastare ogni forma di tossicodipendenza, si aprì un dibattito. E si chiuse subito dopo.

Il silenzio è calato sulla vicenda e la vita è andata avanti. Ma la droga ha continuato ad infestare la città e ci sono stati anche dei morti.

Le affermazioni di principio e di solidarietà di quei giorni, in cui l'attenzione per i giovani ed il loro disagio era alta, si è sopita nella quotidianità. Parlare di droga dà l'impressione di rompere  la privacy di alcuni, di essere invadenti e inadeguati.

Il fenomeno è diventato di nuovo intimo, da tenere   nascosto, da sopportare con dolore.

Comprendo che le famiglie che si videro coinvolte possano forse preferire così, ma, tra tanto scalpore, probabilmente esagerato, almeno il risultato positivo di "sapere" e quindi "agire" di conseguenza è stato ottenuto. È aumentato il controllo sociale e scambiarsi o vendere o procacciarsi droga ad Orvieto è più difficile. Le forze dell'ordine sono presenti, le famiglie sono più vigili, i ragazzi più acculturati ma sempre fragili.

La droga, nelle forme più diverse, gira, gira ancora e "bisogna tenere alta la guardia". Questo è un modo di dire che è necessario sostanziare di contenuti ogni giorno, dalla scuola alla famiglia alle istituzioni.

Quanto la famiglia e la scuola operino non lo sappiamo e vogliamo pensare che sia il massimo possibile, con tenacia e continuità. Invece la cosiddetta società civile, noi insomma, noi insieme, ce ne fregiamo, al di là di episodiche e rare affermazioni di principio. Non è un giudizio politico ma soltanto una constatazione.

Non c'è alcun segno che possa farci pensare che domani sarà migliore di oggi e di ieri.

Pubblicato il: 29/11/2005

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